Mostro di Firenze, magistrato diffida la serie tv con Antonio Banderas Si profila una eventuale richiesta risarcitoria milionaria
02 luglio 2021
Un magistrato ha inoltrato una “formale diffida a non produrre e/o distribuire” la serie tv in produzione “The Monster of Florence” di cui sarà protagonista l’attore Antonio Banderas. A promuovere l’azione legale, con eventuale richiesta risarcitoria milionaria, contro Studiocanal, il regista danese Nikolaj Arcel e lo sceneggiatore danese Anders Thomas Jensen – informa l’Adnkronos – è l’ex sostituto procuratore di Perugia Giuliano Mignini, che indagò sul medico perugino Francesco Narducci, sospettato di essere il killer delle coppiette nei boschi nei dintorni di Firenze, e in seguito sull’omicidio di Meredith Kercher.
Mangini (NdR: Mignini) ha appreso con “sommo sconcerto” l’idea che si possa girare una fiction da “Dolci colline di sangue” (Rizzoli, 2006), libro scritto a quattro mani dall’ex giornalista de “La Nazione” Mario Spezi, deceduto nel 2016, e dallo scrittore statunitense Douglas Preston e che lo vedrebbe tirato in ballo in maniera diffamatoria. Secondo l’articolo di “Variety”, che riprende il contenuto del libro, Spezi (che avrà il volto di Banderas) e Preston avrebbero identificato il killer in un uomo che sarebbe il nipote di Francesco Vinci, certo Antonio Vinci nato nel 1959, ma ciò avrebbe provocato la “ritorsione” di un magistrato, che, nella serie tv, dovrebbe essere proprio Mignini che avrebbe accusato Spezi di partecipare a “riti satanici” e poi arrestato lo stesso con l’accusa di essere il “Mostro di Firenze”. Per queste affermazioni “massimamente lesiva dell’onore e della reputazione” del magistrato sarà presentata querela per diffamazione.
Nell’atto di diffida, firmato dall’avvocato perugino Michele Antognoni, si afferma che si tratta di “due gravissime affermazioni, palesemente false, ultime di una lunga serie di false affermazioni, pervicacemente ripetute dalla coppia Spezi-Preston e ora, dopo il decesso del primo, dal secondo che ne continua l’opera, senza conoscere una virgola della vicenda del cosiddetto ‘Mostro di Firenze’ e senza aver subito il benché minimo danno dall’essere stato prima indagato e poi archiviato”, su diretta richiesta dello stesso ex pm Mignini.
L’avvocato Antognoni ricorda nell’atto di diffida che il suo assistito Mignini “non ha avuto il tempo, purtroppo, di sporgere tutte le querele che sarebbero state necessarie per vedere tutelata la propria reputazione di uomo e di magistrato e, soprattutto, non ha sporto querela per il libro ‘Dolci colline di sangue’, poi tradotto in lingua inglese con il titolo ‘The Monster Of Florence: A True Story’ perché pensava che il suo contenuto di palese falsificazione della vicenda sarebbe stato riconosciuto dai lettori ma, purtroppo, così non è stato”. Si legge nell’atto di diffida: “Per amore di verità si rappresenta in sintesi” come Spezi “ed altri soggetti sono stati accusati di calunnia per avere denunciato alla Squadra Mobile della Questura di Firenze e tentata calunnia reale (per avere tentato di far rinvenire oggetti provenienti dai delitti attribuiti al cosiddetto ‘mostro di Firenze’ a Villa Bibbiani di Capraia e Limite), ai danni di Antonio Vinci. A dimostrazione dell’assoluta infondatezza e falsità della denuncia fatta da Spezi, Antonio Vinci non è stato, a quanto se ne sa, neppure indagato dalla Procura di Firenze”. L’accusa di aver attribuito a Spezi la partecipazione a”riti satanici”, scrive l’avvocato Antognoni, è “una sfacciata invenzione di Preston, come lo è anche quella relativa all’accusa che il dottor Mignini avrebbe attribuito al defunto giornalista Spezi di essere, il ‘Mostro di Firenze’. Mario Spezi, oltre alle accuse di calunnia e tentata calunnia reale, era stato indagato dal dott. Mignini in concorso con altri soggetti quale mandante nell’omicidio del prof. Francesco Narducci, ma per tale accusa il dott. Mignini in persona ne aveva richiesto l’archiviazione contro la quale si è opposto lo stesso Spezi”.
Per le accuse di calunnia e tentata calunnia reale Spezi era stato arrestato dietro richiesta del pm Mignini dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia, Marina De Robertis, e rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame di Perugia, mentre la sentenza che aveva prosciolto Spezi da quelle accuse era del gup del Tribunale di Perugia, Paolo Micheli. Ma su ricorso di Mignini, la Suprema Corte di Cassazione aveva annullato il proscioglimento con rinvio all’altro gup perugino, Carla Maria Giangamboni, alla quale però il procedimento, “per il grave ritardo nel deposito della sentenza in cui è incorso il primo giudice, è giunto con i reati a carico dello Spezi, prescritti il 16 luglio 2014, come dimostrano le sentenze definitive. La vicenda è decisamente surreale”.
Nell’articolo apparso su “Variety”, continua l’atto di diffida, “si accusa addirittura falsamente il dott. Giuliano Mignini di essere un ‘uomo corrotto dal potere’ e tale falsa ed infamante accusa dovrebbe addirittura assurgere, secondo il regista Nicolaj Arcel, quale ‘grande idea’ alla base di ‘The Monster Of Florence'”. “Cosa succede se un intero paese inizia a credere a una menzogna distruttiva, alimentata da uomini corrotti al potere’? Questa è la grande idea alla base di ‘The Monster Of Florence’ e non riesco a immaginare un momento migliore per raccontarla”, ha commentato Arcel su “Variety”.
L’avvocato Antognoni ha pertanto preannunciato che il regista Nicolaj Arcel, i giornalisti John Hopewell e Elsa KEslassy, lo scrittore Douglas Preston e la rivista “Variety” “saranno formalmente querelati per avere rispettivamente fatto e riportato tutte le suesposte gravissime affermazioni, pesantemente lesive dell’onore e della reputazione del dott. Giuliano Mignini”. Pertanto, essendo queste le premesse, sono ad intimare formale diffida alla non produzione e/o alla non distribuzione della mini serie Tv di sei ore “The Monster of Florence” di Studiocanal di Nicolaj Arcel, Anders Thomas Jensenn. Nel caso in cui la serie tv sul “Mostro di Firenze” dovesse essere prodotta, l’avvocato Antognoni anticipa che si attiverà “senza ritardo tanto in sede penale, quanto in sede civile per bloccare nell’immediato la diffusione di messaggi tanto falsi quanto gravemente diffamatori, con richiesta risarcitoria in termini di milioni di euro che dovesse essere necessitata dal vulnus di fronte a milioni di telespettatori dalla realizzazione e/o diffusione di una produzione televisiva che si appaleserebbe in realtà come una colossale opera di diffamazione su scala mondiale, mediante diffusione di messaggi e immagini totalmente mistificatori della realtà e massimamente lesivi dell’onore e della reputazione del dott. Giuliano Mignini, uno dei migliori magistrati italiani di tutti i tempi, attualmente consulente della Commissione Parlamentare Antimafia”.