Il Mostro di Firenze: l’omicidio di Milva Malatesta e del figlio, una pista porterebbe a Pietro Pacciani
A sua volta il duplice assassinio della 31enne ritrovata carbonizzata con il figlio a bordo della sua Panda sarebbe legato a un’altra uccisione
Nonostante la morte del suo più illustre protagonista, sembra impossibile consegnare la storia del Mostro di Firenze al passato. Continuano a emergere dettagli che complicano un disegno già di per sé intricato e che fanno riferimento a ulteriori delitti oltre ai 16 già ricondotti a Pietro Pacciani con la complicità dei cosiddetti “compagni di merende”.
In particolare, un filo collegherebbe al contadino di Mercatale due casi irrisolti, datati 1993 e 1997.
Di quali si tratta?
L’omicidio di Milva Malatesta e del figlio nel 1993 a Barberino Sant’Elsa: cosa c’entra Pacciani
Il primo è l’uccisione della 31enne Milva Malatesta e di suo figlio. Era il 20 agosto del 1993, il corpo della donna fu trovato carbonizzato insieme a quello del piccolo. Entrambi si trovavano in una Panda abbandonata in una scarpata di borgo Poneta, nel comune di Barberino Sant’Elsa (nella città metropolitana di Firenze).
Il dettaglio inquietante che punta agli omicidi del ‘68 – ‘85 è che Milva Malatesta è la figlia di Maria Antonietta Sperduto, la quale aveva una relazione con Pietro Pacciani. Pacciani era stato in carcere dall’87 al ‘91 per aver abusato delle figlie, fin da quando erano poco più che bambine, ma nel ‘93 era sotto processo.
L’uccisione di Alessandra Vanni nel 1997. Una pista punta a un artigiano di Castellina in Chianti
Ora il secondo delitto, quello del 1997. La vittima si chiamava Alessandra Vanni, era una tassista. Fu ritrovata morta a Castellina in Chianti a causa di uno strangolamento, a bordo del suo stesso taxi, dopo essere stata legata. Basandosi sulle modalità dell’assassinio, gli investigatori ipotizzarono che a commettere il gesto furono almeno 2 persone.
Come ha riportato la Nazione in un articolo del 2021, dopo diversi anni c’è un indagato che collegherebbe entrambe le morti, trattate fino a questo momento separatamente. È un artigiano di 60 anni che vive e lavora nello stesso comune in cui fu ritrovato il corpo di Alessandra Vanni. L’uomo però conosceva anche Milva Malatesta, con la quale doveva incontrarsi proprio nella sera dell’omicidio.
Quel giorno il 60enne ebbe un incidente e fu soccorso e portato in ospedale, mentre a essere accusato dell’omicidio di Milva (e poi assolto) fu il marito della vittima. Ora una serie di indizi sembrerebbero puntare all’atro uomo: un tappo compatibile con la tanica contenente la benzina, adoperata per bruciare la macchina con dentro Milva e il figlioletto (mentre quest’ultimo era ancora vivo) e un pezzo di paraurti compatibile con quello della Panda data alle fiamme. Sia il tappo, sia il paraurti, sono stati trovati sul luogo dell’incidente dove l’artigiano fu soccorso nella notte dell’uccisione di Milva.
Le indagini vanno avanti.