Il 11 gennaio 2022 Cesare Agabitini, ex guardiano dell’isola Polvese dal 1974 al 1998 viene sentito informalmente da una ristretta delegazione della Commissione.
L’Agabitini ha anche raccontato un episodio poco noto o persino inedito che, pur assumendo un valore relativo, si aggiunge agli elementi che servono a ricostruire un quadro quanto mai complesso di quel che accadde sul Lago Trasimeno tra l’8 e il 13 ottobre 1985.
L’Agabitini ha riferito che, prima dell’alba del 9 ottobre 1985 (“faceva ancora buio”), venne svegliato da un gruppo di persone sopraggiunte sull’isola Polvese. Tra queste vi erano il padre e il fratello di Francesco Narducci, e il suocero di Pier Luca Narducci Alberto Ceccarelli, i quali, a suo dire, lo portarono al castello situato sull’isola Polvese, a circa 150 metri dal luogo dove lo stesso Agabitini era solito pernottare. Questi ha riferito dell’impressione che con il rivolgersi a lui a quell’ora comunque insolita e indirizzandolo verso il castello, il gruppo intendesse distogliere la sua attenzione, portandolo in un luogo da cui non sarebbe stato possibile dare il via all’ordinario giro di ispezione dell’isola che i guardiani compivano giornalmente alle 7.20 del mattino. In sostanza, l’Agabitini dichiara che a suo giudizio fu distolto dal poter notare ciò che non doveva essere visto: “…perché sicuramente c’era qualcosa di strano in giro, sulla sponda di Isola, alla rovescia del dove eravamo noi”.
L’Agabitini riferisce anche un particolare ulteriore: il professor Ugo Narducci, una volta che il drappello era giunto al cancello in metallo posto all’ingresso del castello dell’isola Polvese, avrebbe gridato tre volte il nome del figlio, come a volerlo cercare chiamandolo all’interno del castello medesimo. Quindi, avrebbe detto all’Agabitini: “Te lo dico io cosa è successo: che lui si è messo a prendere il sole sull’albecco di una barca, è cascato e si è annegato”. Vedi Relazione Commissione Parlamentare pag. 111/112
Agabitini ha riferito di aver sentito parlare del coinvolgimento di Francesco Narducci nei fatti di sangue fiorentini già dal 1981-1982. In particolare, spiegava che questi sospetti e le correlate voci circa un possibile ruolo del medico perugino nella catena dei delitti « delle coppie » avevano avuto origine ben prima di quanto si è sempre fatto risalire: e cioè solo a muovere dal 1984, come chiarito in altra parte di questa Relazione. Ora, per quanto il dato resti incerto, potrebbe apparire compatibile con l’interesse che sembra aver manifestato l’ispettore Napoleoni nei confronti di Narducci sin dall’anno 1981, a seguito del duplice delitto di Scandicci. Occorre ribadire, in proposito alla fondatezza di quanto riferito da Agabitini, che questi aveva un rapporto assai stretto con Stefanelli, il quale a sua volta, aveva la possibilità di conoscere attraverso la moglie Emma Magara, particolari privati e riservati di fatti e circostanze che riguardavano la famiglia Narducci. Vedi Relazione Commissione Parlamentare pag. 118/119