Mostro di Firenze, la pista pratese mai presa in considerazione. Parla l’investigatore
L’ex maresciallo dei carabinieri Antonio Amore già nel 1981 aveva iniziato ad indagare sull’ex legionario Gianpiero Vigilanti.
Ma i verbali di perquisizione e le sue informative non sono mai state approfondite dalla Procura
“Speriamo sia la volta buona. La legge deve fare il suo corso. Se si riescono a trovare elementi probatori, è giusto che Vigilanti paghi per la sua condotta, anche in ritardo, anche se ha 92 anni”.
Il commento alla recente richiesta di riapertura delle indagini su Giampiero Vigilanti sui delitti del Mostro di Firenze, è del maresciallo dei carabinieri Antonio Amore, il primo a mettersi sulle tracce del legionario pratese, ancora prima che il nome di Pacciani irrompesse nella scena.
Lo incontriamo nella sua abitazione a Prato dove vive con la sua famiglia. Ha 71 anni ed è in pensione dal 2000. Quella vicenda ha contrassegnato la sua carriera, prima al nucleo operativo dei carabinieri di Prato, poi nell’ufficio di Pg della locale Procura, ed ancora lo tormenta per il modo in cui sono andate le cose e per gli aspetti che non sono stati esaminati. I suoi verbali e le segnalazioni, sono stati ignorati o non approfonditi dagli inquirenti che hanno fatto altrettanto anche con quelli del Sisde.
E’ dopo il delitto di Calenzano, nel 1981, che Amore mette in connessione il Mostro di Firenze con la figura del legionario pratese su cui ha messo gli occhi dopo un paio di controlli di routine. L’identikit fornito da due testimoni è simile al volto di Vigilanti che ha una Flavia coupé rossa con cofani neri, simile a quella descritta dagli stessi. Mezzo che viene segnalato anche per l’assassinio di Pia e Claudio a Vicchio. La perquisizione a casa di Vigilanti, in zona Cantiere, scatta nel 1985, pochi giorni dopo il delitto di Scopeti per cui Vigilanti non ha un alibi e prima della perquisizione con esito negativo a casa di Pacciani. “Era su iniziativa. La perquisizione riguardò anche la casa della mamma, a Vicchio. In entrambe c’erano tantissimi articoli di giornale sui delitti del mostro ma anche sulla sua attività di legionario, su Gladio e sugli attentati della destra eversiva in zona. Mi colpì una foto che lo ritraeva in uniforme da legionario mentre mostrava due teste mozzate ai nemici con un piede sui corpi. Come un trofeo. Trovai una calibro 22, compatibile con i proiettili usati dal mostro. Mandai quindi copia del verbale alla procura di Firenze”. Nessuno però approfondì. Nel 1986 il nome di Vigilanti è apparso nell’elenco dei 38 sospettati insieme a quello di Pacciani, ma poi è sparito al contrario di quello del contadino di Mercatale che diventa unico oggetto delle indagini dopo quelle sulla cosiddetta pista sarda.
Vigilanti comunque ha avuto che fare con entrambi. E’ stato vicino di casa di Vinci quando viveva a Vaiano, poco dopo il suo ritorno dalla legione straniera e nel periodo del delitto di Castelletti del 1968. E’ compaesano di Pacciani e ammette di conoscerlo in più di una deposizione e intervista. “Tutto torna a lui – afferma il sottoufficiale – Esce dalla porta e rientra dalla finestra”. Eppure il “fronte pratese” resta sotto silenzio fino al 1994 quando il maresciallo Amore viene chiamato dalla difesa di Pacciani a deporre sulle sue indagini su Vigilanti: “Raccontai perché ero arrivato a lui e cosa trovai nell’abitazione. Il presidente del collegio era interessato, mentre l’accusa era sbrigativa. Voleva chiuderla lì. Anche in questa sede il mio racconto fu ignorato”.
In quell’anno Amore torna a perquisire la casa di Vigilanti, stavolta su delega del pm, sulla base della segnalazione di un vicino di casa con cui non correva buon sangue, allarmato dalla presenza di proiettili calibro 7.65 in strada a mò di avvertimento. E’ in questa occasione che trova un certo quantitativo di cartucce Winchester serie H, le stesse utilizzate dal mostro per i delitti. “Nel 1985 non c’erano – racconta Amore – e siccome sono uscite fuori produzione all’inizio degli anni 80, significa che sono state nascoste. Non trovai invece i proiettili 7,65. Dunque mandai alla Procura di Prato l’esito negativo della perquisizione e a quella di Firenze la segnalazione sulle cartucce Winchester”. E anche stavolta tutto cade nell’oblio.
Il sottoufficiale crede al collegamento tra l’eversione di destra- Vigilanti e il mostro. In quegli anni gli attentati a Vaiano sono cinque, di cui due riusciti. In una sentenza sull’attentato ferroviario di Vaiano del 1974 si fa riferimento a tre persone non identificate vicine alla struttura terroristica Ordine nero. Una di queste sarebbe un legionario. “Vale la pena approfondire questo fronte e l’esistenza di campi di addestramento in Calvana e sull’Appennino. Ho sempre pensato che in quei luoghi ci fosse un nascondiglio delle armi. Sono convinto che sia ancora lì”. Calvana dove, lo ricordiamo, nel 2002 si nascose il latitante Claudio Marucelli, criminale nostalgico del fascista. Fu trovato armato fino ai denti e in mimetica. “Gli spunti ci sono – conclude Amore – basta partire con il piede giusto”.
(e.b.)