Alessandra Vanni, la taxista uccisa davanti al cimitero e la lettera in latino ricevuta dagli investigatori, un rebus ancora da risolvere
È circa la mezzanotte del 9 agosto 1997 quando Stefano, taxista di Siena, prova a contattare la sua fidanzata, anche lei al lavoro con il taxi dello zio, ma la sua radio non da segni di vita.
E di vita infatti non ce n’era più nell’abitacolo di quel taxi, la 29enne Alessandra Vanni giaceva cadavere con la testa appoggiata sul volante, e verrà ritrovata solo la mattina seguente, a bordo di ‘Siena 22′, sulle colline senesi dinnanzi al minuscolo cimitero di Castellina in Chianti.
Chi e perche’ ha ucciso la giovane Alessandra? Aveva visto qualcosa che non doveva vedere? A distanza di tanti anni ancora molti dubbi. La ragazza era stata strangolata con un legaccio intorno al collo, da qualcuno seduto sul sedile posteriore, probabilmente un cliente.
La particolarità di questo delitto, sta nel fatto che i polsi erano legati stretti da una corda chiusa con un nodo alla marinara e durante le indagini, gli investigatori ricevettero una lettera anonima, imbucata in Friuli Venezia Giulia, dove in latino c’era scritto: “Quis est dignus aperire librum et solvere signacula eius?” che tradotto significa:”Chi è degno di aprire il libro e di scioglierne quei sigilli?”. Secondo gli investigatori, le parole ‘sigilli’ e ‘sciogliere’ erano riferite alla modalità con cui era stato realizzato il nodo.
La legatura dei polsi era stata effettuata post mortem. Sul collo e, sotto le unghie della povera ragazza, furono trovati dei frammenti di pelle, segno che Alessandra aveva lottato per la vita contro il suo aggressore. Più avanti, sulla corda verrà trovato un bulbo pilifero che non appartiene alla vittima.
Il caso fu riaperto nel 2020 con due nomi iscritti nel registro degli indagati. La ricostruzione delle indagini la vede collocata in quella serata col taxi dello zio, in vari spostamenti in citta’, sino alle 23:25, orario in cui Alessandra azzera il tassametro e imposta la tariffa extraurbana. Qualcuno si è presentato ed è salito sul taxi, chiedendo di essere portato fuori città.
Quella sera lei sostituiva lo zio e per questo motivo, si è esclusa la premeditazione del delitto. Si è esclusa anche la rapina, anche se il suo borsello coi soldi dentro, di fatto, non venne più ritrovato.
Una famiglia come purtroppo tante altre quella di Alessandra, che aspetta da troppo tempo di sapere il nome dell’assassino della figlia e di sapere perche’, una ragazza così tranquilla e con un passato normale, sia stata uccisa in un posto così buio ed isolato, in un’estate lontana del 1997.