Mario Vanni e Giancarlo Lotti, Mostro di Firenze/ Compagni di merende di Pacciani
Mario Vanni e Giancarlo Lotti sono passati alle cronache come i “Compagni di merende” di Pietro Pacciani nell’inchiesta sui delitti del Mostro di Firenze.
Giancarlo Lotti, reo confesso, chiamò in causa Mario Vanni e Pacciani…
Mario Vanni e Giancarlo Lotti sono due figure centrali nell’inchiesta e nel processo per i delitti del Mostro di Firenze, 8 duplici omicidi con vittime 16 giovani – ragazzi e ragazze aggrediti durante i loro momenti di intimità e massacrati con ferocia sconvolgente – uccisi tra il 1968 e il 1985. Per quegli orrori, che insanguinarono la provincia toscana in una parabola criminale lunga quasi 20 anni, Mario Vanni e Giancarlo Lotti furono i soli condannati in via definitiva.
Pietro Pacciani, contadino di Mercatale di cui furono definiti “compagni di merende” dalla stampa – mutuando il soprannome da un passaggio della deposizione di Vanni alla sbarra – morì nel 1998. Il decesso avvenne prima dell’inizio del processo d’appello bis a suo carico: nel 1996, la Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione emessa in secondo grado dopo che, per i duplici omicidi avvenuti tra il 1974 e il 1985, in primo grado Pacciani aveva incassato l’ergastolo. L’iter giudiziario a carico dei “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti si sarebbe concluso nel 2000, riconosciuti dalla giustizia quali esecutori materiali di 4 degli 8 duplici delitti attribuiti al Mostro. Fu Giancarlo Lotti, reo confesso, a chiamare in correità gli amici Mario Vanni e Pietro Pacciani indicandoli come parte attiva nei delitti.
Chi era Mario Vanni, “Torsolo” tra i compagni di merende di Pietro Pacciani
A Mario Vanni, detto “Torsolo” per via della sua esile corporatura, si deve la definizione di “compagni di merende” piombata al centro dell’inchiesta della Procura di Firenze sui delitti del Mostro. A processo, infatti, l’amico di Pietro Pacciani (detto “Vampa“) disse di aver fatto semplicemente delle “merende”, aprendo così alla più controversa delle istantanee del gruppo di imputati che sarebbe rimasta impressa, indelebile, nelle cronache e nell’immaginario collettivo.
Ex portalettere di San Casciano, Mario Vanni fu ritenuto uno dei complici di Pietro Pacciani – su impulso della chiamata in correità da parte dell’amico Giancarlo Lotti – e fu condannato in via definitiva all’ergastolo, nel 2000, in quanto riconosciuto colpevole di 4 dei duplici omicidi attribuiti al Mostro di Firenze. Morì nel 2009, 5 anni dopo essere stato scarcerato per motivi di salute e aver trascorso gli ultimi anni in una casa di riposo. Mario Vanni era l’ultimo dei compagni di merende ancora in vita. Pietro Pacciani morì nel 1998, a ridosso dell’avvio dell’appello bis dopo l’annullamento della sua assoluzione disposto dalla Cassazione, Giancarlo Lotti lo seguì nel 2002, morto in carcere mentre scontava una pena definitiva di 26 anni.
Chi era Giancarlo Lotti, “Katanga” dei compagni di merende di Pacciani
Giancarlo Lotti, detto “Katanga”, completava il cerchio dei “compagni di merende” di Pietro Pacciani individuati dagli inquirenti quali autori di almeno 4 dei duplici omicidi del Mostro di Firenze. Reo confesso, anch’egli, come Mario Vanni, era originario di San Casciano e, come lui, fu figura centrale nell’inchiesta sui crimini che sconvolsero l’Italia tra gli anni ’70 e ’80. Con “Torsolo”, secondo la giustizia che li avrebbe condannati entrambi in via definitiva al carcere, avrebbe commesso alcuni degli efferati omicidi di coppiette di cui, ancora oggi, l’eco atroce attraversa le cronache.
Mario Vanni e Giancarlo Lotti, secondo la lettura emersa in sede di giudizio, avrebbero fatto parte di una sorta di organizzazione da certi definita “Mostro a 3 teste“, ma la sorte processuale di Pietro Pacciani sarebbe stata ancora da scrivere in attesa della celebrazione dell’appello bis preceduta invece dalla sua morte. Giancarlo Lotti fu condannato in via definitiva a 26 anni di reclusione nel 2000 e morì per un tumore 2 anni più tardi, in ospedale a Milano, dove era stato trasferito dal carcere di Monza per un ricovero d’urgenza. Ancora oggi, l’ombra di verità mai emerse, di segreti e misteri dietro la reale entità del Mostro di Firenze si staglia dietro la cronaca di quei terribili eventi.