Mostro di Firenze: le rivelazioni choc di Angelo Izzo, il killer del Circeo
La relazione della Commissione parlamentare e le nuove ipotesi. La pista riporta a Perugia
Firenze, 20 settembre 2022 – Dalle “rivelazioni“ di Angelo Izzo sulla scomparsa, in Cadore, di Rossella Corazzin, ai delitti del mostro di Firenze, passando attraverso i misteri del lago Trasimeno e del medico perugino Francesco Narducci. C’era lui, il gastroenterologo di blasonata famiglia, “nel cuore di varie e complesse storie criminali, rimaste tutte o in parte insolute”, conclude la commissione sui fenomeni criminali presieduta da Nicola Morra, in una relazione che farà molto discutere. Per un’ipotesi senz’altro suggestiva: lo scambio di cadavere, andato in scena sul pontile di Sant’Arcangelo la mattina del 13 ottobre del 1985, sarebbe servito a coprire la fuga all’estero del medico perugino, ormai a un passo dall’essere scoperto per il coinvolgimento nei delitti fiorentini. Intorno a Narducci, ipotizza ancora la commissione, c’era un mix di massoneria, eversione ed esoterismo, dove spunta perfino l’ultimo degli indagati: il pratese Giampiero Vigilanti. Ma prima di arrivare all’ex legionario e alle nuove “verità“ sui delitti e su quegli anni, bisogna riavvolgere il nastro e conoscere quello che un altro mostro, quello del Circeo, ha raccontato all’organo parlamentare.
La setta che uccide. Il 6 ottobre dell’anno scorso la commissione si è recata nel carcere di Velletri da Angelo Izzo, autore, nel 1975, con Andrea Ghira e Gianni Guido, del massacro del Circeo. Ai commissari, Izzo ha ribadito quella che aveva già detto al procuratore di Roma Prestipino prima, e a quello di Belluno Pavone poi (ma tutte le inchieste si erano concluse con un’archiviazione), ovvero di un coinvolgimento di Narducci nel rapimento della giovane donna, scomparsa da Tai di Cadore un mese prima della barbara uccisione di Rosaria Lopez sul litorale pontino. Secondo Izzo, la Corazzin dopo essere stata rapita, sarebbe stata portata nella villa dei Narducci sul Trasimeno. Il killer del Circeo ha fornito alcuni dettagli sulla location, che la commissione ha verificato e che sarebbero indice di una reale conoscenza del luogo e non frutto di fantasie del soggetto: una strada bianca per arrivare, la collocazione delle stanze, una terrazza coperta che guardava il lago dove si sarebbe consumata la “cerimonia“ conclusasi con l’omicidio della Corazzin.
Esoterismo e nazismo. Izzo, poi, riferisce di aver conosciuto Narducci nella chiesa templare di San Bevignate, a Perugia, e di averlo poi incontrato a delle riunioni monarchiche che si tenevano negli anni ’70 in provincia di Arezzo. Il medico avrebbe inoltre fatto parte del gruppo della “Rosa Rossa“ (associazione già affiorata nelle passate inchieste sul “mostro“) e di quello “satanico-nazista“ dei “Nove Angoli“, dedito ai sacrifici umani.
Il delitto di Rabatta. E proprio in questo contesto “satanico“ che sarebbe maturato il duplice omicidio del 14 settembre del 1974 in Mugello. Narducci, ha detto ancora Izzo, gli avrebbe descritto gli aspetti “esoterici” dell’uccisione di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, ritenuto dalla commissione – che tende ad escludere dalla serie il delitto di Signa del 1968 attraverso vecchie carte scovate in procura – la “genesi“ del killer fiorentino. Per corroborare la tesi – a cui ha partecipato come consulente anche l’ex pm Giuliano Mignini – del coinvolgimento di Narducci negli omicidi, i commissari hanno anche ascoltato, nella rsa di Prato in cui si trova, l’ultranovantenne Vigilanti. Il quale ha confermato – in mezzo ad altre afffermazioni inverificabili – quanto già detto alla stampa, cioè che la notte del delitto di Calenzano (22 ottobre 1981) lui e il medico fossero in macchina insieme in zona Travalle.
La grande messinscena. Ma la relazione della commissione prova a dare una spiegazione alla “fiction“ andata in scena sul pontile di Sant’Arcangelo il 13 ottobre 1985. Quel cadavere gonfio, incompatibile con i pantaloni 48 slim scoperti alla riesumazione, non era di Narducci, ma forse quello di un messicano, morto tre anni prima. Il giorno in cui Narducci raggiunse il lago, da solo, si sarebbe dovuta consumare la sua fuga, dettata dall’esigenza di sottrarsi alle indagini sul mostro: un’altra imbarcazione lo avrebbe prelevato e da lì sarebbe iniziato il suo dileguarsi. “Il piano di fuga tuttavia fallisce”, scrive la commissione, anche se “non è agevole capire di preciso quando né perché”. Un’ipotesi: “Il medico viene raggiunto da più emissari del suo gruppo e da questi ucciso. La famiglia viene costretta a subire il delitto sotto ricatto”. Ricatti che la massoneria “oltranzista” avrebbe esercitato anche per non far effettuare l’autopsia sul “falso“ cadavere, altrimenti la messinscena sarebbe fallita. Oppure un’altra prospettiva: che la fuga sia riuscita e che Narducci sia stato ucciso successivamente. La relazione è stata trasmessa anche in procura.