Mostro, assalto alle condanne “Chiediamo la revisione per Vanni”
I legali sono stati incaricati dal nipote del postino di San Casciano, condannato all’ergastolo per 4 delitti “Faremo una nuova perizia per stabilire la data di Scopeti”. E prosegue il braccio di ferro sugli atti
FIRENZE
Il postino Mario Vanni è morto, ma è viva la sua condanna. Da compagno di merende di Pietro Pacciani, come Giancarlo Lotti, secondo i giudici che gli inflissero l’ergastolo, era presente quando il mostro di Firenze uccise, in sequenza, tra il 1982 ed il 1985, a Baccaiano, Giogoli, Vicchio e Scopeti. Oggi, a 13 anni di distanza dalla sua scomparsa, il nipote ha affidato agli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo il compito di riaprire il caso. Ci proveranno con un’istanza a Genova, stessa strada già percorsa – invano – una ventina d’anni fa dagli avvocati di allora del condannato, diventato nel frattempo un’icona per gli involontari siparietti tragicomici di cui è stato protagonista in aula.
Con quali elementi Biscotti e Mazzeo vogliono revisionare il processo ai complici del Vampa? “Partiremo da una nuova e più aggiornata consulenza tecnica entomologica per definire il giorno esatto del duplice omicidio degli Scopeti dove vennero Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili”, annuncia Biscotti.
“Molti sono gli atti gia a disposizione del collegio di avvocati tutti raccolti nel tempo dal consulente tecnico di parte, il documentarista Paolo Cochi che segue il caso da più di trent’anni”, aggiunge. Ma proprio sulla richiesta di carte, resta lo scontro tra procura e legali. Biscotti e Mazzeo non sono solo rappresentanti del nipote di Vanni, ma pure legali dei familiari delle persone offese dei delitti del 1981 e del 1985. E oltre a riscrivere il destino dei compagni di merende puntano a riaprire le indagini.
Le ultime, dopo quelle che hanno portato all’archiviazione del legionario di Prato, Giampiero Vigilanti, e del suo medico, Francesco Caccamo, riguardano la cartuccia rinvenuta nell’orto di Pacciani durante la maxi perquisizione del 1992. Anche questo filone è stato mandato dalla procura all’archiviazione, benché manchi ancora una risposta dei Ris a un quesito: quale pistola, se non fu la calibro 22 del mostro, incamerò la pallottola dell’orto?
“Esiste davvero una sorta di blocco al palazzo di giustizia di Firenze ed in particolare in Procura, che non consente agli avvocati dei parenti delle vittime di accedere agli atti dei processi celebrati – attacca ancora Biscotti -. E’ questa una palese violazione delle norme del codice di procedura penale. Sembra quasi uno scaricabarile tra Corte d’assise e procura: sta di fatto che nessuno provvede ad assumersi la responsabilità dell’accesso agli atti. Sembra quasi che si teme particolarmene la visione di questi documenti. E dopo aver scoperto che la cartuccia rinvenuta nell’orto di Pacciani, era artefatta”. “E’ gia pronto un esposto sulla questione che finirà dritto dritto sul tavolo del prossimo Ministro della Giustizia”, aggiunge l’avvocato Mazzeo.
stefano brogioni