Inchiesta sull’omicidio della tassista La procura chiede l’archiviazione
Il pm Nicola Marini l’ha inviata al gip. Aveva riaperto il caso indagando due persone per omicidio e rapina. Ripercorso il delitto dall’8 agosto 1997. Analizzato il cellulare di Alessandra Vanni, ascoltate diverse persone
di Laura Valdesi
SIENA
Resta senza un colpevole l’omicidio di Alessandra Vanni, la donna di 29 anni trovata strangolata nella notte fra l’ 8 e il 9 agosto 1997 dentro il taxi Siena 22 dietro al cimitero di Castellina in Chianti. Il procuratore Nicola Marini, che aveva riaperto l’inchiesta per omicidio aggravato e rapina, iscrivendo due nomi nel registro degli indagati, ha infatti inviato al gip una richiesta di archiviazione del procedimento. I due uomini non sono dunque coinvolti nell’uccisione della donna a cui scomparve anche il borsello, mai ritrovato, con all’interno 150 euro. A seguito della rilettura delle carte dell’inchiesta erano stati individuati i loro nomi ed entrambi poi sottoposti all’esame del dna che aveva dato esito negativo. Nessuna compatibilità con quello rinvenuto in fase di autopsia sotto le unghie della 29enne, che aveva evidentemente cercato di difendersi. “Da parte nostra comunque l’attenzione nei confronti di questa vicenda non è mai venuta meno per individuare la soluzione del delitto e resterà sempre alta”, si limita a commentare il procuratore Marini.
La richiesta di archiviazione si fonda su un lavoro attento che si è avvalso anche di riscontri scientifici e di nuove tecnologie che certo un quarto di secolo fa non esistevano. Tutto contenuto in un documento di 40 pagine particolarmente dettagliato nel quale il delitto della giovane tassista viene ripercorso a partire dall’8 agosto di 25 anni fa fino agli accertamenti più recenti. Si parte da quando il corpo di Alessandra Vanni venne trovato all’interno dell’Alfa 155, il taxi appartenuto allo zio che si trovava all’estero ad assistere al gran premio. La pg sia dei carabinieri che della polizia ha lavorato congiuntamente alla rilettura dell’intero procedimento. Ripercorsi tutti i vecchi filoni d’indagine, soffermandosi sugli elementi ’frammentati’, analizzando inoltre con tecniche nuove i tabulati telefonici dell’epoca. Di più: poiché si era parlato di persone che erano state viste aggirarsi di notte camminando, gli investigatori sono tornati nelle strutture ricettive aperte nel 1997 in quella zona cercando riscontri. Si è lavorato inoltre sul telefono di Alessandra Vanni, risentendo in parte le persone che vennero contattate. Tutti i dati forniti dal cellulare sono stati verificati.
Uno dei due indagati nell’inchiesta appena chiusa sul delitto era Nicola Fanetti, assistito dall’avvocato Jacopo Meini. Un artigiano di Castellina in Chianti proprietario del terreno vicino al quale nel 1997 era posteggiato il taxi 22 con il corpo di Alessandra. Era stato sentito dalla polizia nel 2020, quindi l’esito negativo del riscontro relativo al dna. Poiché Fanetti però era anche l’uomo con cui la sera della morte, nel 1993 a Barberino Val d’Elsa, Milva Malatesta aveva un appuntamento a cui lui non arrivò mai, la procura di Siena ha approfondito anche tale aspetto, fermo restando che i due delitti non sono collegati. L’omicidio di Alessandra non ha nulla a che vedere con quello di Milva Malatesta.
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