“Ho visto il Mostro di Firenze”: parla l’uomo sfuggito a un’aggressione nell’85

di Luca Marrone

Parla l’uomo che nel 1985 sostenne di essersi salvato da un’aggressione del Mostro di Firenze. Luciano Cigolini, questo il suo nome, riferì all’epoca di essere scampato all’omicida un mese prima del delitto degli Scopeti. Fornì ai Carabinieri anche un identikit dell’aggressore, ma l’indagine non registrò utili sviluppi. In un’intervista a Cronaca vera, l’uomo rievoca la singolare e inquietante esperienza vissuta tanti anni fa.

Ad un certo punto, la fidanzata dell’uomo lo svegliò, allarmata. Aveva sentito, disse, degli strani rumori lì vicino. “Mi alzai oltre il cespuglio”, rievoca Cigolini, “e vidi un uomo invasato, agitatissimo, in preda a un raptus correre, da una stradina sopraelevata rispetto a noi, verso la nostra automobile. Si fiondò su di essa, guardò dentro i finestrini, si sdraiò sul cofano, ripeto era invasato, devastato: noi, immobilizzati dal terrore, dietro il riparo fatto di arbusti, lo guardavamo spaventatissimi. Mi accorsi che in mano aveva un coltello dalla lama nera e sbavava dalla bocca.”

Il passaggio di una macchina, lungo la strada, indusse lo sconosciuto a calmarsi e ricomporsi. In breve, si allontanò dall’auto di Cigolini e raggiunse una vespa blu. “Lo vidi trafficare sotto la sella, nel vano portaoggetti. Scampato il pericolo, noi raggiungemmo in fretta e furia il nostro mezzo. Nel frattempo lui mise in moto la vespa e si mise in strada. Lo superammo e ricordo un particolare: il suo motociclo era tenuto benissimo e pulito, persino il parabrezza era immacolato, segno che probabilmente viveva nei paraggi.”

Cigolini fornisce, del soggetto misterioso, una descrizione accurata, escludendo una seppure minima somiglianza con Pietro Pacciani e con gli altri compagni di merende. “Era alto, aitante, atletico, ben messo fisicamente”, afferma. E aggiunge: “Aveva una faccia spigolosa, il naso aquilino. Era stempiato con i capelli tirati indietro che quasi non si vedevano. Sui cinquant’anni, con occhi spiritati e fuori dalle orbite. Era alto più di un metro e ottanta.”

Dopo qualche settimana, fatto ritorno in Lombardia e appreso del delitto dei francesi verificatosi proprio nella zona dell’aggressione, Cigolini riferì tutto ai Carabinieri.

La descrizione dell’aggressore sembrerebbe corrispondere a quella di uno sconosciuto osservato, da più di un testimone, a ridosso dei duplici omicidi del 1984: anche in quelle circostanze si era parlato di un uomo alto, robusto, stempiato e con i capelli molto corti. Uno sconosciuto che, il 29 luglio 1984, avrebbe pedinato Pia Rontini e Claudio Stefanacci poche ore prima che i due giovani venissero uccisi. Due settimane prima del delitto, lungo le rive della Sieve, a qualche decina di metri dal luogo in cui si sarebbe consumato il duplice omicidio, un soggetto corrispondente alla descrizione è stato visto intento a osservare alcune persone che prendevano il sole e pescavano. E, poco prima che Pia e Claudio morissero sotto i colpi della Beretta .22 del Mostro, nel bar in cui la ragazza lavorava, un uomo dalle medesime caratteristiche fisiche avrebbe attratto l’attenzione dei clienti per i modi sgradevoli con cui si rivolgeva alle giovani donne presenti. Si tratta della stessa persona? Ipotesi se non altro plausibile, che avrebbe forse meritato un approfondimento. Anche perché, a quanto riferito, il soggetto visto da Cigolini sarebbe stato alto più di un metro e ottanta. La statura che, nella corposa perizia elaborata dal criminologo Francesco De Fazio e dai suoi colleghi dell’Università di Modena tra il 1984 e il 1985, avrebbe appunto caratterizzato il Mostro di Firenze.

“Ho visto il Mostro di Firenze”: parla l’uomo sfuggito a un’aggressione nell’85

21 Ottobre 2022 Stampa: AbruzzoLive – “Ho visto il Mostro di Firenze”: parla l’uomo sfuggito a un’aggressione nell’85
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Un pensiero su “21 Ottobre 2022 Stampa: AbruzzoLive – “Ho visto il Mostro di Firenze”: parla l’uomo sfuggito a un’aggressione nell’85

  • 27 Ottobre 2022 alle 12:24
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    Non soltanto l’amico del Signor C. e lo stesso C., che prima di scampare il grosso pericolo era stato nella Villa degli H. K., frequentava la Villa degli H. K., diversi personaggi chiave entrati nelle indagini del mostro frequentavano gli H. K. della Villa Vindrana di San Casciano. Non si e’ mai voluto stringere veramente il cerchio sulla setta esoterica, si e’ preferito cercare il maniaco. In relazione alla villa degli H. K. e degli stessi H. K., ed anche in relazione a F. N. ed i suoi complici, si e’ fatto finta di non sapere, e si continua a far finta di non sapere cosa ha dichiarato G. G. (anche quello che non e’ stato reso pubblico), e L. M.: il cerchio sulla setta lo si chiude proprio analizzando le dichiarazioni di loro due, le conclusioni della commissione di indagine sulla C., le conclusioni del rapporto di Polizia pubblicato finalmente due anni fa relativo proprio alle indagini svolte in relazione alla setta ed i vari componenti (N., G. e L. Z., H. K., e gli altri nomi citati nel rapporto). Ovvio il segreto ed la confusione nelle indagini sono dovuti al fatto che altri personaggi importanti partecipavano a tali riti esoterici, basta pensare ad uno di quelli ben evidenziato in tali indagini: V……. per chi non avesse ancora capito, le coppie non venivano scelte a caso, ma adescate, circuite in contesti quali feste, luoghi di lavoro, raduni/feste H. K. ed in qualche modo coinvolte inconsapevolmente tale da poter essere poi individuate sui luoghi che diventeranno luoghi dei delitti. L’agenda segreta della prima vittima femminile dei Mostri, Stefania Pettini (1974) potrebbe chiudere il cerchio, descriveva alcuni dei luoghi frequentati dalla coppia… Ovvio gli insospettabili erano potenti, come sempre nel nostro bel paese….

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