Rossella Corazzin, uccisa a 17 anni in Cadore: «È coinvolto il Mostro di Firenze»
La relazione della Commissione parlamentare Antimafia riapre il caso: «Sparì in Cadore nel ‘75: tra i responsabili neonazisti, massoni e il serial killer di Firenze»
Andrea Priante e Andrea Pasqualetto
«Rapita in Cadore, violentata nel corso di una cerimonia a sfondo iniziatico ed esoterico e strangolata in una villa vicino al lago Trasimeno di proprietà di Francesco Narducci». Un’anima semplice finita in un vortice nero dove c’è dentro di tutto: logge massoniche, estremismo di destra, una setta dedita ai sacrifici umani e pure questo Narducci, medico perugino affiliato al gruppo della Rosa Rossa e lambito dai delitti del Mostro di Firenze. Così sarebbe morta Rossella Corazzin, 17 anni di San Vito al Tagliamento (Udine) scomparsa un pomeriggio d’estate del 1975 mentre era in villeggiatura con i genitori a Tai, nel Bellunese, dopo aver lasciato delle lettere nelle quali accennava al fatto di aver conosciuto un certo «Gianni».
L’Antimafia e Izzo
Quasi mezzo secolo dopo, la Commissione bicamerale Antimafia ha ripreso e dettagliato la ricostruzione dei fatti fornita sulla vicenda da Angelo Izzo, il «mostro del Circeo», una delle personalità più inquietanti della cronaca nera italiana. Fu lui nel 2016 a riaprire il caso Corazzin, che poi venne archiviato dalla procura di Perugia giudicando la sua versione inattendibile. Ma secondo la bozza della relazione finale della Commissione, della quale è entrato in possesso il Corriere, i fatti raccontati da Izzo non possono essere liquidati come non credibili: «Abbiamo ritenuto utile approfondire, anche in considerazione della divergenza di opinioni tra la procura di Perugia e le riflessioni di un magistrato già procuratore capo di Belluno… Dal racconto emergono elementi che non hanno trovato smentita, specie per quanto riguarda il medico perugino e la sua villa sul Trasimeno». Il riferimento è a Narducci, professore dell’ateneo perugino e gastro-enterologo di fama, scomparso misteriosamente nel lago umbro nel 1985, quando il suo nome cominciò a più riprese a essere associato ai delitti del Mostro di Firenze.
Il lavoro d’inchiesta della commissione – che si è sciolta con le Camere ed era presieduta da Nicola Morra mentre la relazione sulla Corazzin è stata coordinata dall’avvocata pentastellata Stefania Ascari – è iniziato interrogando in carcere, nel 2021, il pluriomicida Angelo Izzo, ed è proseguito cercando riscontro alle sue presunte rivelazioni. I parlamentari hanno studiato gli atti giudiziari e ri-sentito ex criminali (come Gianni Guido, altro responsabile del massacro del Circeo, avvenuto meno di un mese dopo il rapimento di Rossella) ma anche investigatori, personaggi della massoneria, e il 90enne ex legionario Giampietro Vigilanti, legato agli ambienti dell’estrema destra.
Pista satanica
Si parte da Izzo, dunque. Ripete che il «Gianni» di cui scriveva Rossella era proprio Gianni Guido (la cui famiglia aveva una casa a Cortina) e che al delitto parteciparono diverse persone, compreso S.D.L. «nome molto noto dell’area dell’eversione neofascista dell’epoca». Si sarebbero alternate per giorni nella villa di San Feliciano di Magione messa a disposizione da Narducci, nella quale la ragazza fu trasferita dopo il rapimento nel Bellunese (e una tappa intermedia a Riccione), sottoposta a un rito satanico, violentata e infine uccisa. «Il suo corpo l’hanno sotterrato in un bosco lì vicino» sostiene Izzo, che aggiunge: il gastro-enterologo è collegato anche al duplice omicidio avvenuto l’anno precedente, il 14 settembre del 1974, di Pasquale Gentilcuore e Stefania Pettini, a Borgo San Lorenzo, in Toscana. La tesi è chiara: c’è un filo rosso che parte dall’uccisione della coppia, prosegue con la morte di Rossella e culmina con le azioni del serial killer di Firenze. E dietro a tutto ci sarebbe sempre Narducci, che secondo Izzo apparteneva al gruppo della «Rosa Rossa» (già affiorato nelle passate inchieste sul «mostro») e a quello satanico-nazista dei «Nove Angoli», dedito ai sacrifici umani.
La Massoneria
Il sospetto è che si tratti solo dei deliri di un criminale che già in passato si è dimostrato inaffidabile. Ma la Commissione scava e trova diversi riscontri. La descrizione che Izzo fa del luogo dell’omicidio della 17enne, innanzitutto: è talmente dettagliato da dimostrare «con ragionevole probabilità che egli si era recato effettivamente nella villa di Narducci». E anche la vicinanza del medico al mondo dell’esoterismo: viene sentito Giuliano Di Bernardo, che è stato Gran Maestro della loggia del Grande Oriente d’Italia dal 1990 al 1993, il quale «ha delineato, in termini di certezza, il complessivo coinvolgimento massonico in tutta la vicenda Narducci». Non solo: Di Bernardo «ricevette continue indiscrezioni circa il coinvolgimento di Narducci nella vicenda dei duplici omicidi di coppie accaduti nelle campagne di Firenze e di Prato».
Quel medico misterioso
La Commissione sembra non avere dubbi: «Francesco Narducci appare “raggiunto” da plurimi elementi indiziari che lo fanno ritenere coinvolto nella serie dei «delitti delle coppie» verificatisi nella provincia fiorentina, dal 1974 al 1985, e ciò depone nel senso sia di una sua possibile partecipazione diretta ad alcuni degli omicidi, sia di una partecipazione realizzatasi come custode dei cosiddetti “feticci”, cioè delle parti asportate ad alcune vittime femminili». Sarebbe lui il «dottore» al quale venivano consegnati i «trofei».
Lo scambio di cadavere
Nella bozza della relazione (che verrà resa pubblica nei prossimi giorni) si ricostruisce anche la grande messinscena che si celerebbe dietro la morte – ufficialmente per suicidio – di Narducci, ripescato cadavere il 13 ottobre 1985. In realtà quel corpo gonfio – incompatibile con i pantaloni stretti scoperti alla riesumazione avvenuta nel 2002 – non era del medico ma di qualcun altro, «forse il corriere della droga messicano Jorge Hernandez Heredia». Per allontanare da Narducci le indagini sul mostro di Firenze, alcuni dei suoi complici ne avrebbero organizzato la fuga, inscenandone il decesso. E qui la Commissione vede due possibili scenari: negli stessi giorni, il medico potrebbe essere stato raggiunto e ammazzato da chi non si fidava a lasciarlo scappare; oppure potrebbe effettivamente essere fuggito per poi morire molto tempo dopo (forse ucciso), con il suo cadavere infilato nella tomba al posto di quello del messicano. Un film.
La casa in Cadore
Tornando a Rossella, c’è un elemento che collega Narducci alle montagne venete: «Una casa di villeggiatura che lui aveva in Cadore, questo significa che bazzicava quelle zone» spiega la deputata Ascari al Corriere. Oltre a Gianni Guido, che in quei giorni si trovava in vacanza a Cortina. «Lui ora vive in un’altra dimensione – prosegue la pentastellata – molto distante dagli ambienti estremisti, e nega tutto. Ma noi non possiamo non notare le similitudine delle due vicende: Corazzin e Circeo, anche solo per la brutalità dei modi».
I riferimenti
Nelle conclusioni della bozza della relazione, si legge che nelle parole di Izzo «emergono riferimenti che non hanno trovato smentita». È pur vero che «anche a proposito del presunto delitto in danno di Rossella Corazzin, non si può certo dargli credito senza riscontri» ma i fatti descritti «presentano la caratteristica di avere avuto, solo a distanza di molti anni, una qualche spiegazione e delle indicazioni puntuali». Toccherà alla futura Commissione antimafia il compito di proseguire il lavoro di indagine, e Ascari si augura che il materiale venga preso in esame anche dalla magistratura che quindi potrebbe riaprire l’inchiesta sulla sparizione della 17enne.
Lo strazio della famiglia
A ricordare cosa significò tutto questo per la famiglia Corazzin, ci pensa la cugina Mara. «Ricordo che la mamma ha vissuto per lei fino alla morte e il padre, che lavorava con il mio, dopo la sparizione si era chiuso in un silenzio assoluto: sedeva in cucina, a capotavola, e stava ore senza aprir bocca». Per Mara le rivelazioni di Izzo, prese in considerazione dall’Antimafia, sono state una botta: «Durissima, penso al male assoluto nel quale è finita l’anima bella di Rossella e quanto avrà sofferto».