Rossella Corazzin e il mostro del Circeo, l’avvocato La Scala: “Errori? All’epoca nessuno la cercò”
Scomparsa nell’estate del 1975 a 17 anni, la vicenda di Rossella Corazzin è rimasta avvolta nel mistero per anni. “Non so se sono stati fatti errori al tempo, forse l’unico errore è stato quello di non fare nulla – spiega l’avvocato Antonino La Scala – ora rischiamo di far morire Rossella una seconda volta”.
A cura di Chiara Ammendola
Rossella Corazzin (a sinistra) e Angelo Izzo (a destra)
Scomparsa all’età di 17 anni a Tai, nel Bellunese, Rossella Corazzin non ha mai fatto ritorno a casa. Era l’estate del 1975. Dopo più di 45 anni, tuttavia, emergono nuovi dettagli sul giallo. Fanpage.it ne ha parlato con Antonino La Scala, l’avvocato che rappresenta i famigliari della giovane e che per anni è stato presidente dell’Associazione Penelope, l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse.
“Non so se siano stati fatti errori al tempo – spiega il legale – l’unico errore forse è stato quello di non fare nulla, come spesso capita con le persone scomparse. Ora, riaprendo un’indagine senza elementi a supporto, si rischia di arrivare a una assoluzione per gli indagati e così facciamo morire Rossella una seconda volta. Le dichiarazioni di Angelo Izzo? Non possono non essere valutate, anche se sappiamo bene cosa rappresenta quell’uomo nella storia del nostro paese”.
Secondo la Commissione antimafia, Rossella Corazzin è stata rapita a Tai, violentata in una cerimonia a sfondo esoterico e strangolata nella villa di Francesco Narducci, nome associato al serial killer fiorentino. Il lavoro della Commissione è partito da una dettagliata ricostruzione dei fatti fornita sulla vicenda da Angelo Izzo, il “mostro del Circeo” che fece riaprire il caso Corazzin nel 2016. La procura di Perugia archiviò tutto giudicando la sua versione inattendibile.
Ma secondo la bozza della relazione finale della Commissione i fatti raccontati da Izzo non possono essere semplicemente liquidati come non credibili. Nelle conclusioni, si legge che nelle parole di Izzo “emergono riferimenti che non hanno trovato smentita”.
Avvocato, le dichiarazioni di Izzo possono essere prese in considerazione per riaprire il caso di Rossella Corazzin?
In realtà Angelo Izzo ha fornito una descrizione molto particolareggiata di luoghi, ci sono tante cose, e vogliamo capire se alla luce di questi atti si voglia valutare una riapertura del caso. La cugina di Rossella, Mara, è l’unica superstite della famiglia che vuole andare avanti in questo senso. Io vorrei fare un accesso formale alla Commissione: dubito che me lo daranno, ma valuterò comunque con la famiglia la riapertura del caso, perché di fatto Izzo per quello che ho potuto sapere, ha fatto una descrizione particolareggiata dei luoghi della vicenda, dei momenti, dei tempi e delle persone.
C’è stata già un’archiviazione della vicenda Corazzin motivata dal fatto che sarebbero tutte fantasie quelle di Izzo
È vero ma sono tutti elementi meritevoli di approfondimenti. È chiaro dopo 45 anni che cosa vuoi trovare più? Noi però non molliamo. Abbiamo fatto riaprire il caso di Mauro Romano, e anche qui insisteremo: cercherò di acquisire questi atti con tutti i limiti del caso e capire se ci sarà una riapertura.
Quali potrebbero essere eventualmente con una riapertura i prossimi passaggi?
Far valutare quelle auto che furono individuate all’epoca dei fatti a chi appartengono, quest’auto blu/celeste, a bordo della quale è stata vista salire Rossella. O ancora la jeep di colore verde. Bisognerebbe andare a ritroso nelle indagini, quindi vedere un attimino le 11 persone all’epoca indagate, se qualcuno era riconducibile alla targa, purtroppo tabulati e altro non si possono più acquisire dopo tutto questo tempo perché sarebbe stato bello vedere anche attraverso le telefonate quale fosse il rapporto tra queste persone. Degli undici indagati, sei sono morti nel frattempo, quindi rimarrebbero, togliendo Izzo, quattro persone. Mi rendo conto che far riaprire questo caso dopo 45 anni non è una passeggiata, dobbiamo solo sperare che quelle persone vengano interrogate.
Si potrebbe arrivare a un rinvio a giudizio per gli indagati?
Si potrebbe tentare di fare qualche incrocio con i dati dell’epoca ma mi rendo conto che per concretizzare un’accusa di omicidio i dati sono pochi. Il rischio è che se fai rinviare a giudizio delle persone che poi vengono assolute, fai morire la ragazza una seconda volta. Le cause si fanno se c’è fondamento, altrimenti tanto per farle non ha senso.
E la famiglia in questo senso che cosa pensa questa?
Sappiamo bene cosa rappresenta Angelo Izzo nella storia del nostro paese, però nel caso di specie dobbiamo riconoscere che è grazie a lui che abbiamo avuto una descrizione dei fatti analitica. Ma dopo 45 anni che cosa vai a verificare? Che capello trovo in quella casa di campagna dopo 45 anni? Al tempo probabilmente sarebbe stato necessario un sopralluogo, così da poter acquisire qualche elemento. Alla luce di questi atti chiederemo da un lato di poter eventualmente incontrare il presidente della commissione antimafia o il relatore di questa vicenda.
Sono stati fatti degli errori in questa vicenda?
No, diciamo che l’errore forse è stato quello di non fare nulla, come spesso è capitato con le persone scomparse dalla cuna di fondo. Per fare un errore devo avere fatto qualcosa, qua invece cosa è stato fatto? Tutti questi incroci di dati ed elementi andavano fatti subito. Ecco diciamo che c’è molta amarezza perché tutto quello che si doveva fare non è stato fatto.
Avvocato è cambiato un po’ l’approccio nelle indagini rispetto alla alla ricerca delle persone scomparse?
Sicuramente è cambiata la normativa ma va cambiato l’approccio delle persone rispetto alle indagini e quindi all’applicazione della legge. Su una scala da zero a dieci, stiamo a cinque. Secondo me di strada ne abbiamo fatta rispetto a quando divenni presidente nazionale dell’associazione Penelope nel 2014, ma ce n’è ancora da fare.
Purtroppo manca la volontà di affrontare queste vicende con il giusto scopo investigativo, perché si parte sempre dall’idea che si tratti di allontanamenti volontari, l’errore che si continua a fare è quello di pensare sempre che ci si allontana, col fidanzato, per motivi di debiti.. o per altro, ma alla fine, nella maggior parte dei casi si arriva sempre all’omicidio. Quanti casi abbiamo visto che sono stati affrontati come scomparse volontarie e poi sono arrivati a essere omicidi volontari? Soprattutto nei casi in cui non c’è pressione mediatica. E alla fine ci ritroviamo dinanzi a cacciatori di funghi o di cinghiali che ci riportano indietro ossa umana
Come pensa si evolverà la vicenda Corazzin?
Dobbiamo essere ottimisti in questo senso, dobbiamo chiedere alla Commissione gli atti e capire cosa fare, sapendo già che la Procura ha archiviato in passato indagini basate sui medesimi elementi.