Il blog www.mostrodifirenze.com unitamente si complimenta con Aufiero per l’ottimo lavoro che svolge. Non siamo degli entusiasti del suo modo di approcciarsi, ma questo resta nelle corde personali, ciò che conta è fare la cosa giusta per arrivare alla verità.
La spiegazione fornita da lui rispetto alle richieste di Della Monica, la possibile formula della genesi della pista sarda a partenza dall’infrattamento della macchina di Francesco Vinci, l’assist che lo stesso fattaccio del Galluzzo possa aver stimolato la memoria di Fiori, hanno un senso compiuto.
Restano alcuni interrogativi come il numero delle lettere anonime che sembrerebbero 6 e non 4, il trafiletto sul La Nazione, la sparizione delle fotografie dei bossoli della perizia Zuntini del 1968. Fatti che probabilmente si chiariranno nel tempo.
Interessante è ciò che racconta Francesco Cecchini e cioè che delle 6 lettere anonime; 3 riportavano indicazione di chi avesse agito a Baccaiano ed una di queste in particolare indicava Francesco Narducci come assassino. Siamo nel 1982 e ricordo che è l’anno della morte della Ciabani. La quarta lettera era quella del fattaccio del Galluzzo, rimangono due lettere di genesi sconosciuta.
Anche il trafiletto dovrebbe però trovare una spiegazione. Sembra assurdo che i Carabinieri abbiano pubblicato sul La Nazione una simile richiesta se non avessero avuto per le mani qualcosa che aveva stimolato la loro curiosità. Sarà la lettera che indicava Narducci come assassino? Una delle altre 2 accusatrici? O una delle 2 di cui non sappiamo nulla.
I bossoli allegati. Vero, Tricomi aveva richiesto i corpi di reato, quindi anche i bossoli, soprattutto questi. Un solo appunto Aufiero, quel documento di richiesta a Perugia, richiesta del faldone Mele, da parte di Tricomi è pubblico sul blog da oltre un anno. Lo diciamo cosi, tanto per dire. L’assurdo è che basterebbero le foto della perizia Zuntini del 1968 per fare una sola comparazione macroscopica, ovviamente approssimativa, e chiarire se i bossoli allegati al faldone Mele sono davvero quelli del 1968 o meno.
Certo che ciò che scrisse Spezi nel suo libro “Dolci colline di sangue” rimane come una strana assonanza.
Cito:
“Me lo raccontò lo stesso giudice Vincenzo Tricomi, il magistrato che aveva visto quel ritaglio. Era il giorno di una solenne cerimonia, l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nell’aula più grande di cui la magistratura fiorentina dispone erano riuniti, avvolti nelle loro severe toghe nere e scarlatte bordate di ermellino, quasi tutti i magistrati della zona. Durante una pausa, il giudice istruttore Vincenzo Tricomi uscì in un corridoio per fumare una sigaretta e lì incontrò un altro incallito fumatore come me. Chiacchierammo per un po’ del più e del meno, e poi io, credendo di poter approfittare della circostanza che il magistrato fino a pochi mesi prima si era occupato del Mostro, portai lentamente il discorso sul caso. Parlammo del delitto di Montespertoli, l’ultimo, e a un tratto chiesi al giudice, senza una vera ragione: “Ma davvero fu solo per la memoria del maresciallo Fiori che vi accorgeste che le pallottole del 1968 erano le stesse degli altri delitti?” […]
“Macché! Può anche essere che quel maresciallo si sia ricordato del delitto del ’68, ma la verità è che ricevemmo un’informazione precisa”.
“Un’informazione? E da chi? Che tipo d’informazione?” lo incalzai, annusando una notizia clamorosa.
“Arrivò un biglietto”, riprese Tricomi per nulla agitato “un biglietto anonimo, scritto in stampatello. Anzi, la scritta era su un vecchio ritaglio di giornale che parlava dell’omicidio del ’68. Si leggeva: Perché non andate a rivedere il processo di Perugia contro Stefano Mele?” […]
“E dov’è ora quel biglietto?” balbettai, troppo eccitato per la notizia appena ricevuta.
“Non c’è. Non c’è più. Scomparso.[…] Lo richiesi tempo fa ai carabinieri che lo avevano ricevuto, ma dopo un po’ mi risposero che, nonostante le ricerche fatte, il biglietto non si trovava più.”[…]