Nel duplice omicidio del 15 settembre 1974 il corpo femminile della vittima, Stefania Pettini, viene martorizzato da una serie di ferite provocate dalla punta di un coltello. Le ferite vengono contate in numero di 96, alcune più profonde, altre più lievi altre ancora molto superficiali. Sono distribuite su tutto il corpo della ragazza, torace, inguine, gambe e braccia.
Le ferite sono osservate dai medici legali e per conservarne memoria ne hanno stilata una distribuzione sommaria in un disegno. Il disegno tenta di riportare non solo la posizione, ma l’orientamento delle singole ferite e anche la profondità del taglio.
Il disegno in oggetto è questo:
Si può notare che la posizione del corpo è disegnata a gambe chiuse, con le braccia distese lungo i fianchi e con i palmi rivolti verso l’alto. Si suppone quindi che sia la posizione del corpo disteso sul tavolo autoptico. Non si tratta quindi della posizione in cui fu trovata la povera Stefania, che come sappiamo era a gambe e braccia divaricate.
In medicina l’osservazione è ribaltata quindi si adotta il destra e sinistra rispetto al corpo e non rispetto all’osservazione. Per capirsi la gamba sinistra del corpo è quella che osserviamo a destra del disegno. Questa è una prassi dovuta al fatto che il medico ha il paziente di fronte a se.
Osservando il disegno si può apprezzare la distribuzione delle ferite sulla superficie del corpo, l’orientamento e la dimensione delle stesse sono rappresentato da un cerchio oblungo, ed anche la profondità delle stesse è data dall’intensità dei bordi della ferita disegnata.
Ad una prima occhiata la distribuzione sembra casuale, ma se si fa mente locale all’orientamento delle ferite si può notare che le stesse hanno principalmente due (forse tre) orientamenti diversi.
Un gruppo di ferite è orientato orizzontalmente, sono anche le ferite meno profonde, e le rappresenteremo con il colore giallo, un gruppo è orientato verticalmente da destra a sinistra, sono anche le ferite di media profondità, e le rappresenteremo con il coloro rosso. Infine un terzo gruppo, che sono anche le ferite più profonde, orientate verticalmente con una leggera tendenza da sinistra a destra le rappresenteremo in blu.
Queste ultime però, le ferite blu, potrebbero rappresentare le ferite d’arma da fuoco descritte da Innocenzo Zuntini nella sua perizia del 18 ottobre 1974. Zuntini infatti scrive che la Pettini fu raggiunta da tre proiettili. Uno che impattò sulla guida del sedile destro e frantumandosi procurò tre ferite sul fianco destro della ragazza. Un secondo proiettile raggiunse il ginocchio destro e dopo un tramite di 5 cm. ne fuoriuscì. Ed un terzo proiettile che colpì il terzo medio della gamba destra (un refuso dato che si tratta della sinistra) e che si fermò contro la metafisi tibiale superiore.
Lo schema che ne viene fuori, considerando che sussiste una certa approssimazione, è il seguente:
Si può notare alcune cose.
La prima è che un gruppo di ferite, quelle gialle, è più leggero in termini di profondità ed ha un orientamento orizzontale. Si nota che la sua concentrazione è tutta sull’emitorace di sinistra del corpo.
La seconda è che le ferite di media profondità, quelle rosse, con orientamento da destra a sinistra, sono distribuite a scendere occupando l’emitorace destro, l’addome sia a destra che a sinistra e le cosce sia destra che sinistra e sono in numero maggiore rispetto agli altri due gruppi.
In base a questa distribuzione si potrebbe fare un ragionamento su come sono state inferte le ferite, sulla posizione del soggetto che le ha provocate rispetto al corpo, e forse anche su quali sono state inferte per prime e per seconde.
Le ferite di colore rosso, che sono la maggioranza, potrebbero essere state inferte per prime, ed occupando la maggior parte della superficie disponibile aver lasciato meno “spazio” alle ferite successive che potrebbero essere quelle di colore giallo.
Consideriamo come fu ritrovato il corpo della Pettini:
Si può cercare di capire in che posizione poteva essere l’esecutore rispetto al corpo? Sicuramente non dalla parte della testa o delle spalle della Pettini, data la presenza dell’automobile.
Le variabili che entrano in gioco rispetto alla posizione sono molte, se il soggetto era destrimane o mancino, se era più o meno distante dal corpo tanto da tenere il braccio esteso o flesso, se semplicemente in ginocchio o con il sedere appoggiato sui propri talloni, ecc.
Possiamo ipotizzare queste 4 posizioni, secondo se il soggetto era destrimane o mancino, ma con tutti i dubbi del caso.
Un dato però salta all’occhio, il fatto che le posizioni assunte devono essere almeno due, quindi il soggetto si è spostato almeno una volta nel compiere questo gesto di piquerismo estremo. Da domandarsi il motivo di questo spostamento di posizione.
Se riflettiamo bene, dalla sua posizione iniziale, quella delle ferite rosse, il soggetto poteva agevolmente raggiungere anche la zona delle ferite gialle, senza bisogno di spostarsi. Questo però non è accaduto dato che gli orientamenti delle ferite sono diversi, si deve essere necessariamente spostato. Perchè farlo?
Supponiamo un’altra situazione, cioè non quella di un solo uomo, ma di almeno due uomini.
Due posizioni diverse, due orientamenti diversi delle ferite, due profondità diverse delle ferite e quindi due forze diverse nel vibrare con il fendente. Due mani diverse che si sono passate il coltello in successione. Non solo, ma 96 azioni ripetute non sono una passeggiata in termini fisici e di resistenza, mentre invece se divise per due soggetti non risulterebbero poi cosi faticose. Magari un terzo che si sostituisce al posto di uno dei due e contribuisce alle ferite rosse.
Non è che questa immagine, il corpo della Pettini, ci ha sempre comunicato che i soggetti erano multipli e non uno solo?
Jacopo Cioni 20 Dicembre 2022
Gentile Signor Cioni,
Le sue premesse sono molto interessanti, ma le conclusioni a cui giunge mi sembrano forzate. Non vedo perche’, ammesso che lo abbia davvero fatto, il MdF non dovrebbe aver cambiato posizione nel corso della sua azione. Affermare che l’eventuale cambiamento di posizione da parte del MdF non sarebbe stato logico non ha molto senso. La logica non ci assiste in questo caso, perche’ non c’e’ niente di logico in quell’agire. E’ l’azione di una mente affetta da gravissime psicopatologie (parafilie come il feticismo, piquerismo, necrofilia, e molto probabilmente un disturbo di personalita’ anti-sociale e narcisistico), con cui e’ praticamente impossibile identificarsi. La logica aiuta quando si analizzano gli aspetti prettamente “tattici” e “militari” dell’agire del MdF, ma non quando desideriamo capire il senso delle sue interazioni con le vittime, specialmente per quel che riguarda il cadavere della vittima femminile.
Inoltre, i patterns delle ferite inferte alla povera vittima, che lei giustamente mette in rilievo, potrebbero essere spiegabili in base alle contorte fantasie del MdF. Le ferite piu’ superficiali si trovano tutte, se non erro, nell’area che circonda il seno sinistro. E’ un caso che, mi si perdoni l’espressione, un “trattamento speciale” venga riservato proprio a quel seno che negli ultimi due delitti verra’ escisso? Forse. Ma magari no. Che il MdF avesse sentimenti particolari verso quella parte dell’anatomia femminile e’ altamente probabile. Non azzardo interpretazioni psicologiche troppo specifiche, sarebbero premature e sicuramete obiettabili. Ma su questo tema di natura psicologica, invece che practica, vale la pena riflettere, almeno a mio modestissimo avviso.
Cordialmente — Fabio
Non escludo il suo modo di affrontare e pensare, ma noto che lei esclude il modo di affrontare e pensare di chi agiva perchè non in grado di identificarsi. A pro suo e della sua salute mentale questo, ma limitante nell’analisi del caso. Ricordo che proprio Vigna disse che cercava di immedesimarsi per cercare di prevedere. Penso che almeno oggi, dopo tutti questi anni, anche l’unicista più convinto un dubbio su questa sola-unica-unità, debba porselo.
Cordialmente Jacopo Cioni
Giusto per chiarire. Io mio limito ad interpretare i dati che lei ha presentato. Dati, per altro, interessantissimi (confesso che non avevo mai visto il disegno prima d’ora).
Il duplice (se non triplice) pattern a cui lei fa riferimento sembra evidente. Dunque, se diamo per scontato il fatto che chi inferiva le coltellate non si e’ mai spostato da una data posizione, allora la presenza di due accoltellatori e’ assai plausibile. Il problema, a mio avviso, e che non e’ assolutamente detto che chi ha usato il coltello non abbia mai cambiato posizione (o impugnatura). Anzi, vari elementi possono far pensare il contrario. Considerando la scena del delitto nella sua complessita’, notiamo che il MdF si e’ curato di spostare i vestiti delle vittime dall’interno della vettura all’esterno, e’ andato a procurarsi un tralcio di vite da inserire nella vagina della povera ragazza, e’ tornato verso il ragazzo (che era morto da almeno dieci minuti, secondo i medici legali) per inferire tre ulteriori coltellate (forse per accertarsi della sua morte, ma piu’ probabilmente per altri motivi, visto che queste coltellate post-mortem furono sferrate al fegato, e non in zone vitali come gola e cuore). Dunque il MdF si mosse davvero molto sulla scena. E’ quindi plausibile che le 90 punzecchiature alla ragazza non siano state inferte tutte in un’unica successione, ma piuttosto in due o tre fasi che si alternarono ad altre attivita’. Cambiare posizione, in questo caso, sarebbe stato normalissimo.
In secondo luogo, come anticipato nel mio primo commento, i colpi piu’ superficiali sono tutti intorno al seno sinistro, quello che poi venne escisso nei delitti del 1984 e del 1985. Questo fa pensare ad un interesse particolare del MdF per quell’area, e dunque spiegherebbe il particolare pattern osservato. A tale riguardo, e’ anche interessante notare che le coltellate superficiali date a Stefania nel 1974 sono, per essere precisi, quasi tutte sotto al seno (io ne conto 10, anche se forse 2 di queste sono all’altezza del seno). Ora, occorre tenere presente che nel 1984, nel delitto di Vichio, non solo il seno sinistro venne escisso, ma vennero rilevate 7 piccole ferite superficiali accanto alla zona del seno escisso, molto probabilmente inferte prima dell’escissione. Difficile attribuire questo al caso. Tutto depone a favore di un’ossessione del MdF per il seno sinistro. Questo, inevitabilmente, fa anche pensare ad una fantasia parafiliaca difficilmente condivisibile.
Detto questo, al di la’ del disaccordo su questa specifica questione, vorrei sinceramente ringraziarla per aver mostrato il disegno dei medici legali, che, come dicevo all’inizio del commento, e’ interessantissimo.
Cordialmente – Fabio Sani
Vestiti, cosi come la borsa e il suo contenuto, senza neppure una goccia di sangue. A me fa riflettere sul fatto che siano state maneggiate da qualcuno che non ha agito, che non si è sporcato le mani. Non occorre che il secondo o il terzo o chiunque fosse presente fosse affetto da particolari fantasie, magari si trattava di un rito. Colpire 96 volte. Magari erano 99 i colpi e sono stati contati male. Magari erano tre e hanno inferto 33 colpi per uno. Comunque grazie per le sue riflessioni.
Saluti Jacopo
Post interessantissimo, complimenti per l’analisi del/dei pattern.
Detto questo, mi sento di condividere l’opinione di Fabio Sani, cioè che il SK sia unico e si è spostato.
Sarebbe utile, secondo me, “ricostruire” il disegno con braccia e gambe divaricate, come è stato nella realtà, e riesaminare il/i pattern.
Una cosa che mi sta particolarmente a cuore è determinare se il SK era mancino o destro.
NOTA : gambe divaricate ma la destra quasi parallela al corpo della ragazza.
NOTA : le ferite sono riportate dalla perizia al tavolo anatomico vero ? Perchè da un altra foto in questo blog, la direzione delle ferite più frequenti, quelle rosse di media profondità, sembrano in direzione opposta ! Per capirsi… sul disegno l’asse maggiore della ferita va dalla spalla sinistra alla gamba destra. Nella foto sembra esattamente il contrario !
Poi l’asse è una cosa, la direzione è un’altra.
Mettiamo una ferita sull’asse spalla sx-gamba destra. Il coltello “proveniva” dall’alto o dal basso ? Il bordo della ferita è più sottile in alto o in basso ?
Dal disegno anatomico l’asse delle ferite va dalla spalla sinistra alla gamba destra (o viceversa). Il taglio sembra più sottile nella parte superiore delle ferite, quindi la direzione è dall’alto in basso. Sembrerebbe quindi che la posizione dell’assassino sia proprio quella indicata come “destro”, vicino ala spalla sinistra della ragazza. Questo comporta un minore spostamento per “passare” dalle ferite leggere (gialle) a quelle rosse (più profonde).
Purtroppo l’analisi, se cosi possiamo chiamarla, si basa solo su ciò che possiamo vedere e non su ciò che ci piacerebbe vedere. Non a caso questo blog permette ai maggiorenni di vedere immagini decisamente sgradevoli, proprio per permettere a tutti di riflettere su certi particolari. Forse un’immagine reale del corpo, a fuoco, avrebbe permesso riflessioni più precise. Si è spostato, non si è spostato, la direzione, l’intensità, uno, più di uno… tutto molto aleatorio.
Salve
Mi accodo ai ringraziamenti per per questa possibilità di vedere meglio alcuni elementi pratici dell’omicidio. In aggiunta mi complimento per il civile scambio di opinioni nei commenti, che reputo tutti molto interessanti. Mi sembra che la totalità dei dettagli analizzati non conduca verso una possibilità unica, data la presenza delle molte variabili riscontrate. Personalmente mi ha colpito la teoria del singolo che agisce in tre fasi distinte mentre compie altre azioni, anche se quelle citate le ritengo improbabili, soprattutto lo spostamento dei vestiti. Penso questo perché nella testimonianza del Galanti riguardo agli incontri in un breve flirt con la pettini, dichiara che le poche volte in cui la ragazza si denudava era solita riporre i vestiti ben piegati sul sedile posteriore. Se applichiamo questa circostanza anche al caso in questione, sembra difficile pensare siano usciti intonsi dall’auto, teatro certo dell’azione omicidiaria a prescindere dall’analisi balistica che si ritenga più veritiera. Anche l’ipotesi dei due personaggi che si passano il coltello mentre uno magari fa da palo è interessante perché non si può escludere a priori una alternanza nei colpi. Anche in questo caso però ritengo che la teoria vada a contrastare con il particolare della striscia di sangue che dalla mano di lei arriva ad una pozza di materiale ematico di fronte allo sportello aperto, perché se fossero stati in due l’avrebbero sollevata e magari sarebbe stato logico trasportarla tra la vegetazione alta che si nota a pochi metri dall’auto nelle foto dell’epoca, dovve sarebbero stati nettamente più coperti ad occhi indiscreti. Date queste considerazioni avrei piacere nel sapere che risposta dareste a questi interrogativi che mi sono posto:
1. Data la presenza accertata di guardoni e pervertiti soliti bazzicare queste zone, è possibile che il tralcio di vite non sia stato inserito dal mostro ma da uno di questi personaggi di passaggioin un momento successivo, magari il Francini per dirne uno più noto degli altri?
2. Seguendo tale pista è possibile ipotizzare che anche le possibili manomissioni della scena del crimine, come la borsa ritrovata nel campo a 300 metri, siano opera di terzi di passaggio?
3. Data l’impossibilità di stabilire le azioni della coppia nel lungo tempo che si presuppone intercorso tra l’ultimo avvistamento e la presunta ora del delitto, ritenete possibile che abbiano compiuto delle azioni all’esterno, come magari il denudarsi per un rito suggerito dal mago Mocali o per un semplice gioco tra i due, per poi essere sorpresi al loro rientro in macchina?
Scusate se mi sono dilungato.
Ringraziando anticipatamente,
un cordiale saluto a tutti voi.
Sinceramente dubitiamo fortemente di tutte e tre le ipotesi. Un conto è essere guardoni, altro inquinare la scena del crimine; a che pro poi? Magari lo stesso guardone prendere la borsa e lanciarla nel campo? Sinceramente nessuno può essere certo di ciò che è successo, ma la domanda resta la stessa, perché? Spogliarsi all’esterno? Ci pare sinceramente una forzatura per spiegare gli abiti ben ripiegati sotto l’albero.
Salve
Vi ringrazio per la vostra risposta.
Concordo pienamente con voi sulla difficoltà nel stabilire un perché, ciò purtroppo crea un ampio ventaglio di ragionamenti più o meno veritieri.
Il pensiero sulla manomissione della scena è sorto non tanto per la presenza dei semplici guardoni, ma per la presenza in zona di quelli con turbe psichiche, di cui è difficile comprendere e spiegare il comportamento. Inoltre se non ricordo male a poca distanza dal luogo del delitto c’è la casa di cura S. Lorenzo. Anche il pensiero sulla borsa è collegato a ciò, nel senso che la telefonata anonima potrebbe essere di questo soggetto che si è pentito di tale azione. Detto questo anche io concordo con voi nel pensare che risulti una dinamica difficilmente veritiera, ma ero curioso di conoscere il vostro parere e vi ringrazio nuovamente per averlo espresso.
Un saluto