La morte misteriosa di Paolo e Graziella e l’ombra del Mostro di Firenze
Graziella Benedetti e Paolo Riggio furono uccisi da 5 colpi di una pistola calibro 22, mentre si trovavano all’interno di una 132 non lontano dal fiume Serchio.
Quella notte pioveva a dirotto. Era la serata adatta per restare a casa, ma Graziella Benedetti e Paolo Riggio, una coppia di giovani innamorati, una casa non ce l’hanno. Stanno insieme da 10 anni, nel loro futuro c’era anche il matrimonio, rimandato per problemi economici. Era tutto pronto per il grande passo, ma la vita, si sa, a volte non va come vorremmo, soprattutto quando il destino si mette di mezzo e rovina i piani. Paolo, sottoposto ad un delicato intervento alla schiena che aveva lasciato qualche strascico, era rimasto senza lavoro. Aveva fatto domanda per un posto da bidello, ma ancora non aveva ricevuto risposta. Graziella, invece, lavorava da quando aveva sedici anni, ma un solo stipendio da settecentomila lire al mese non basta per mettere su famiglia.
Pur di stare insieme, Graziella e Paolo quella sera di gennaio decidono di uscire insieme, di concedersi una pizza a Colognora di Compito. Dopo la cena, mentre tornano a casa, si fermano Sant’Alessio, non lontano dal fiume Serchio. Un posto tradizionalmente frequentato da coppiette in cerca di riservatezza. Un luogo perfetto per la coppia, costretta a vivere la loro intimità fra le portiere della Fiat 132 di seconda mano che il padre di Paolo aveva comprato da un medico.
L’omicidio e le indagini
È tardi, quando papà Gaetano non vede rientrare il figlio, pensa subito a un incidente stradale causato dal cattivo tempo. Così esce a cercarlo. È l’alba quando riconosce la 132 blu comprata da poco. Le portiere sono chiuse, il finestrino del guidatore è in frantumi. Dentro, ci sono i corpi senza vita dei due ragazzi, distesi sui sedili reclinati. Uccisi da una calibro 22, ma da chi? Non ci sono segni di lotta o di tentativi di fuga, quindi qualcuno li ha sorpresi.
La prima pista porta ad una rapina finita in tragedia. Non lontano dall’auto, sul greto del fiume, viene ritrovato il portafoglio di Riggio. È vuoto, ma secondo una prima ricostruzione conteneva circa 300mila lire. Per essere disoccupato, Paolo aveva in tasca una bella cifra. Vuota era anche la borsetta di Graziella. Forse l’aggressore, un tossicodipendente in cerca di spiccioli per comprare qualche dose aveva intimato alla coppia di consegnargli tutto quello che avevano di valore dopo aver frantumato il vetro dell’auto.
Sulla seconda strada si insinua l’ombra del Mostro di Firenze, ma qualcosa non torna. I Bossoli ritrovati sono calibro 22 anche se di marca diversa dai Winchester serie H normalmente usata dal maniaco che aveva terrorizzato la Toscana. Non solo, nel caso Riggio-Benedetti, l’assassino, pur avendone la possibilità non infierisce in alcun modo sulle vittime. Zona geografica diversa, stagione diversa (il mostro tranne in un caso, ottobre 1981, ha sempre colpito nei mesi estivi), cattiveria diversa.
Alla fine l’indagine si impantana nell’argine fangoso delle rive del Serchio su cui è iniziata. E il caso, archiviato tra le vittime collaterali del mostro di Firenze, finì nel dimenticatoio.
La morte misteriosa di Paolo e Graziella e l’ombra del Mostro di Firenze