Mostro di Firenze: quei satanisti ancora in libertà
Secondo le dichiarazioni di Angelo Izzo, ritenute credibili dalla Commissione antimafia, i delitti del Mostro di Firenze sarebbero collegati alle attività del medico perugino Francesco Narducci e alla scomparsa di Rossella Corazzin, uccisa nel corso di un rito satanico
Gianluca Zanella
Un sospetto agghiacciante, un’ombra che dal passato allunga le sue tenebre sul presente: l’ipotesi che in circolazione, impuniti, insospettabili, vi sia una dozzina di individui legati da un vincolo di sangue, esponenti dell’estrema destra romana e perugina che, da quasi mezzo secolo, conservano un terrificante segreto e che, se individuati, potrebbero scoperchiare un vaso di Pandora dai contenuti degni di un film horror e, forse, fare luce su tante scomparse che negli anni Ottanta hanno coinvolto giovani donne del Centro Italia.
Non è l’inizio di un thriller. È una verità possibile. E che fa paura. Tutto nasce dalle dichiarazioni di un assassino: Angelo Izzo, che nel 2016, con dichiarazioni agghiaccianti, fa riaprire un caso dimenticato: quello della scomparsa di Rossella Corazzin. Secondo il “mostro del Circeo“, la ragazza – 17 anni, scomparsa durante un’escursione sul Monte Zucco, a Tai di Cadore (BL), nell’estate del 1975 – venne rapita e trasportata in una villa sul lago Trasimeno. Lì sarebbe stata oggetto di un rito iniziatico di stampo massonico-satanico che avrebbe previsto prima un abuso sessuale di gruppo e, infine, la morte per strangolamento. All’epoca le dichiarazioni di Izzo vennero poi ritenute inattendibili e il caso fu archiviato. Si torna adesso a parlarne a seguito dei lavori svolti dalla Commissione antimafia.
Lavori al centro di una puntata di Atlantide, il programma condotto da Andrea Purgatori, dedicata ai delitti del Mostro di Firenze e ai collegamenti con l’oscura vicenda che vede protagonista il medico perugino Francesco Narducci. Ospiti in studio, l’ex magistrato Giuliano Mignini – che a lungo si è occupato del “filone perugino” riguardo i delitti del Mostro di Firenze – e l’onorevole Stefania Ascari, che hanno spiegato per quale motivo viene data credibilità alle parole di un ergastolano da molti ritenuto un millantatore seriale.
Secondo Izzo, il tutto sarebbe da ricondurre all’attività della setta esoterica della “Rosa Rossa”, più precisamente a un rito iniziatico. Introdotto, a suo dire, in questo ambiente da un personaggio piuttosto controverso quale il frate Felix Morlion, vicino ad ambienti dell’intelligence a stelle e strisce e fondatore dell’Università Pro Deo [oggi Luiss, ndr], Angelo Izzo partecipò al rito come membro già pienamente integrato. Un rito che vide come protagonisti e aspiranti affiliati altri quindici “drughi”, il termine con cui Izzo indica i neofascisti legati ad Avanguardia nazionale (anche se, sempre secondo Izzo, avrebbero partecipato al rito anche degli appartenenti alla cellula perugina di Ordine nuovo).
Nel corso della trasmissione, al netto dei possibili collegamenti di questo episodio con i delitti del Mostro di Firenze, al netto dei misteri che avvolgono la morte di Francesco Narducci, avvenuta nel 1985, è mancata una domanda fondamentale: prendendo per buone le parole di Izzo, si è mai cercato di identificare i partecipanti a questo rito esoterico-satanico?
L’abbiamo chiesto direttamente a Giuliano Mignini, che ci risponde di sì: “Qualcosa è stato fatto, ma al momento non posso dire molto altro”. Questo ci fa supporre – e auspichiamo sia così – che i lavori troppo bruscamente interrotti per la fine della passata Legislatura possano riprendere con ancora più vigore. Ma intanto qualche elemento siamo riusciti ad ottenerlo: già nella relazione finale della Commissione, pubblicata al termine del 2022, si fa il nome di Serafino Di Luia, neofascista e braccio destro di Stefano Delle Chiaie. Secondo Izzo, era uno dei partecipanti al rito [ma – lo specifichiamo – Di Luia non è mai stato indagato per questo, ndr]. Stesso discorso anche per Gianni Guido, complice di Izzo nel massacro del Circeo e tirato in ballo – senza riscontri – anche in questa circostanza.
In quella villa, secondo le informazioni che abbiamo raccolto, erano presenti personaggi provenienti a Roma e da Perugia. Tra questi, oltre ai due appena citati, coinvolti da Angelo Izzo, anche un nobile perugino oggi deceduto. Il suo nome non compare nel testo della relazione, ma i membri della Commissione vi sarebbero arrivati sempre grazie alle parole dell’ergastolano, che – a differenza del 2016 – viene ritenuto credibile per l’aver aggiunto al suo racconto, reso ai membri della Commissione presso il carcere di Velletri, dei particolari riscontrabili che, secondo i membri della Commissione, difficilmente avrebbe potuto apprendere de relato. Nello specifico, Izzo – che non avrebbe partecipato né al rapimento, né all’uccisione, ma solamente allo stupro di gruppo – ha descritto in modo attendibile il luogo in cui sarebbe avvenuta l’ordalia: la villa sul Trasimeno di proprietà di Francesco Narducci. Il magistrato Mignini ritiene che solo essendoci stato personalmente Izzo avrebbe potuto descrivere in quel modo gli ambienti della villa.
Un racconto plausibile? Forse sì, ma ulteriori approfondimenti sono d’obbligo. Di certo c’è solo una cosa: il corpo della povera Rossella Corazzin non è mai stato ritrovato e se davvero si arrivasse all’individuazione delle persone coinvolte nell’ipotetico rito satanico, la famiglia potrebbe forse avere un luogo su cui almeno deporre un fiore.
https://www.ilgiornale.it/news/cronaca-nera/mostro-firenze-quei-satanisti-ancora-libert-2145356.html