In data 30 giugno 2023, gli avvocati Mazzeo, Pacchi e Adriani, hanno depositato presso la Corte di Assise di Firenze, istanza per il dissequestro di materiale di proprietà dei due turisti francesi, Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveishvili, barbaramente uccisi a San Casciano Val di pesa, in località Scopeti nel settembre 1985, dal gruppo di assassini denominato “Mostro di Firenze”.

Nella fattispecie si tratta di una macchina fotografica Nikon con all’interno 17 fotogrammi già scattati, 16 diapositive, alcuni appunti scritti a penna, un pezzo di pellicola fotografica e altri effetti personali sequestrati l’11 e il 12 settembre 1985, nell’auto dei francesi.

La restituzione degli oggetti in questione è stata richiesta dai parenti delle vittime, i Lanciotti (il marito di Nadine è di origini marchigiane) e appunto i Kraveichvili, che hanno tutte le ragioni di questo mondo per reclamare le cose appartenute ai loro cari, nonché materiale utile per studi e approfondimenti per la parte civile che è ancora, nonostante siano passati ormai già 38 anni, intenzionata a scoprire la verità sui responsabili. Visto anche che, la Procura della Repubblica di Firenze, non appare più interessata da tempo a far diradare le antiche nebbie che hanno reso il caso inestricabile e senza che tutti i responsabili siano stati individuati ed assicurati alla giustizia.

Nella lettera dei familiari si legge in un passaggio rivolto agli avvocati: “Ci siamo incontrati più volte nel tempo, non fosse stato altro che per comprendere come e perché Nadine e Jean-Michel, siano passati per quei luoghi fuori mano e si siano accampati su quel luogo privo di ogni attrattiva, e per ben tre lunghi giorni, secondo la ricostruzione ufficiale.
E questo senza mai andare a visitare Firenze, per esempio, destinazione turistica tradizionale, e ancor meno alla Fiera campionaria di Bologna, aperta dal 6 all’8 settembre (la fiera terminava nel primo pomeriggio della domenica) meta che costituiva la ragione principale del loro viaggio in Italia”.

Questo ancora inappagabile cercare le ragioni di quelle morti innocenti, dimostra, casomai ce ne fosse bisogno, quanto ancora e non soltanto nei familiari delle vittime, la sete di giustizia e verità per il caso “Mostro di Firenze” sia ancora ben lungi dall’essersi placata.
Segno evidente che esistano ancora giganteschi coni d’ombra intorno a questa storia.
E che, c’è chi ancora lotta, si impegna e studia le carte, alla ricerca di una verità almeno storica su questa vicenda criminale, per molti versi, infarcita anche di depistaggi e insabbiamenti, di omissioni e connivenze, di indagini sbagliate e di processi che hanno rasentato il ridicolo.
Un unicum mondiale di nefandezze criminali e purtroppo, anche degli apparati dello Stato.
Un plauso dunque a questa pattuglia di avvocati e a coloro che ancora oggi non si arrendono dopo quasi 50 anni di mancata giustizia e piena luce sui fatti.

Mostro di Firenze: depositata istanza sul materiale sequestrato alle vittime francesi