I delitti irrisolti delle mondane: un altro Mostro di Firenze?
di Alessio Pizzichi
Gli anni ‘80 sono stati un periodo piuttosto particolare a Firenze. Le pagine di cronaca venivano riempite dai terribili duplici omicidi del serial killer delle coppie, il cosiddetto Mostro di Firenze rimasto in attività fino al 1985. In mezzo a tutto ciò sono comparsi anche i racconti di altre storie di sangue rimaste senza risposte. Tra queste ci sono quattro delitti che presentano delle caratteristiche in comune e che fanno sorgere un dubbio: è possibile che nella famosa città d’arte, fra il 1982 e il 1984, abbia agito un altro assassino seriale? Un fantasma che si è mosso nell’ombra e che nessuno ha mai individuato?
11 Febbraio 1982. Giuliana Monciatti è una bella signora di 41 anni che vive insieme alla madre e alla zia e per sopravvivere svolge il mestiere più antico del mondo. Riceve i clienti in un appartamento in Via del Moro che condivide con un’amica. E’ proprio lì che si reca quella sera, inconsapevole di quello che le sta per accadere.
12 Febbraio. E’ mattina quando la coinquilina di Giuliana entra nella casa, trovandosi davanti a una scena devastante. Steso sul pavimento e parzialmente nascosto da alcune coperte giace il corpo esanime della Monciatti. La donna è stata straziata da una pioggia di coltellate, sferrate a fegato, polmoni, inguine, aorta e cuore. Un delitto decisamente feroce. L’omicida si è portato via la borsa della vittima ma ha lasciato nella dimora banconote e gioielli.
La Polizia tenta di scandagliare la vita e le frequentazioni della donna. Ne esce fuori il ritratto di una persona piuttosto riservata e garbata che non sembrava avere nemici. L’indagine raggiunse presto un punto di stallo in mancanza di indizi concreti che potessero portare all’individuazione di un colpevole. L’assassino di Giuliana restò avvolto dal buio di quella notte invernale che gli permise di passare inosservato.
Clelia Cuscito, 37 anni, è una donna che risiede in un più che decoroso appartamento di Via Giampaolo Orsini. Quella casa per Clelia, ex infermiera di origini pugliesi, è anche un posto di lavoro da quando si è dedicata alla prostituzione. E’ lì che infatti riceve i suoi clienti e quel Mercoledì 14 Dicembre 1983 non fa eccezione. Inizia ad offrire i suoi servizi la mattina alle 10 ricevendo il primo avventore.
Alle 11 il fratello di Clelia suona il campanello dell’abitazione poiché deve consegnare un pacco alla sorella. Nessuno risponde. Prova a chiamarla al telefono ma squilla a vuoto. Dopo numerosi tentativi si allarma e decide di arrampicarsi fino alla finestra della casa, forza l’entrata e si introduce nel salotto. Subito nota che la dimora è stata messa a soqquadro. Si dirige in camera da letto dove scopre la peggiore delle situazioni. Clelia è sdraiata sul pavimento, senza vita. Nuda ad eccezione dei calzini, è stata colpita da 15 coltellate, di cui una mortale alla gola. Altre ferite perpetrate con l’arma da taglio sono invece state inflitte per seviziare la vittima. Infine l’assassino, al termine del suo delirio, le ha stretto il filo del telefono attorno al collo.
Un omicidio partorito da una mente sadica e perversa. Un fatto di cronaca che fa tornare alla mente l’assassinio di Giuliana Monciatti, avvenuto quasi due anni prima. Possibile che fossero state uccise tutte e due dalla stessa persona?
Nel frattempo si avviano le indagini che porteranno alla realizzazione dell’identikit di due uomini che pare fossero stati visti la mattina del delitto all’interno del palazzo dove viveva la donna. Purtroppo l’inchiesta anche in questo caso si arena presto e l’omicidio di Clelia Cuscito resta ad oggi senza risposte.
27 Luglio 1984. Siamo in Via Benedetta 2, vicino alla stazione di Santa Maria Novella. E’ qui che lavora Giuseppina Bassi, 55 anni, detta Pinuccia. Originaria di Rovigo, un passato da modella, da anni era ormai entrata nel mondo della prostituzione e svolgeva la professione in quel bilocale che aveva preso in affitto da un suo amico.
Proprio il proprietario di quella casa ha un appuntamento con Giuseppina per andare a fare visita a sua moglie, la quale si trovava in ospedale. Tuttavia la donna non si presenta, motivo per cui l’uomo decide di andare a verificare la situazione nell’appartamento che le ha affittato. Quando arriva nota che la porta d’ingresso è semi-aperta. Entra e nella camera da letto trova il corpo esanime della donna. E’ sdraiata a terra, completamente nuda. E’ stata strangolata a mani nude. Gli esami portano a stabilire che Pinuccia è stata uccisa nella sera precedente. Nessun segno di effrazione e neanche di colluttazione, questo porta a pensare che avesse fatto entrare lei in casa l’assassino e che non si aspettasse di subire un’aggressione.
Giuseppina è la terza mondana uccisa nel giro di poco più di due anni. Anche qui resta difficile delineare il movente dell’omicidio: si escludono le ipotesi di rapina e di vendette personali. Resta l’idea che il vero motivo possa essere il delitto fine a sé stesso, qualcuno che ha ucciso per il gusto di uccidere. Esattamente la stessa cosa che si può supporre per i casi di Giuliana e Clelia.
Il tempo passa e anche questo caso finisce tra il faldone degli irrisolti.
Luisa Meoni, 46 anni, è una donna originaria di Lastra a Signa. E’ divorziata, vive da sola e per tirare avanti vende il suo corpo. Riceve i clienti nel suo appartamento situato in Via della Chiesa. In quell’immobile si reca ogni tanto anche Adriana, una signora che va a fare le pulizie nello stabile. Sabato 13 Ottobre 1984 è proprio Adriana ad entrare in casa della Meoni, trovandosi davanti a uno scenario inimmaginabile.
Luisa è distesa sul pavimento della camera da letto, ormai senza vita. Ha indosso tutti i vestiti. Qualcuno le ha legato le maniche del maglione sul petto per immobilizzarla, dopodiché le ha introdotto un batuffolo di cotone pieno di etere nella gola, fino a causare un soffocamento.
Un modus operandi particolarmente crudo e sadico. Lo stesso sadismo che mise in atto l’assassino di Clelia Cuscito, il quale si divertì a torturare la vittima con l’arma da taglio prima di ucciderla.
Le indagini scavano nella vita di Luisa, arrivando a scoprire qualcosa di interessante dal punto di vista investigativo. Sembra infatti che negli ultimi tempi la Meoni temesse per la sua vita. Di notte si era recata spesso dall’inquilina del piano di sopra, dicendo che c’era qualcuno che la voleva uccidere, un uomo con un paio di forbici. Un dettaglio inquietante che rende il tutto ancora più misterioso.
L’inchiesta prosegue ma non emergono elementi in grado di condurre a una svolta e ad oggi, a distanza di quasi quarant’anni, quel terrificante omicidio rimane senza colpevoli.
Quattro delitti in poco più di due anni, tutti ai danni di donne che si prostituivano in degli immobili. In quegli anni il Mostro di Firenze stava seminando terrore e purtroppo morte nella stessa area geografica, motivo per cui qualcuno ipotizzò che l’assassino delle coppie potesse essere anche il killer che aveva ucciso le quattro mondane. Non lo si può escludere con certezza ma non ci sono dati concreti a sostegno di questa teoria.
E se invece si trattasse di un altro serial killer, passato inosservato in mezzo ai numerosi episodi di cronaca di quel periodo?
La vittimologia è la stessa in tutti e quattro i casi, tutti i delitti sono particolarmente cruenti, con caratteristiche da omicidio maniacale e per nessuno di essi è stato possibile individuare il movente. Certo, il modus operandi non è sempre lo stesso, due omicidi con arma da taglio, uno con strangolamento e l’ultimo per soffocamento. Tuttavia la storia della cronaca ci ha dimostrato che il metodo d’azione degli assassini seriali può variare in base alle circostanze e alle fantasie che si modificano nel tempo. Una serie di fattori che ci portano a non scartare a priori la tesi dell’omicida seriale. Naturalmente non conosciamo la verità e anche questa resta soltanto un’ipotesi.
L’unico modo con cui possiamo concludere l’articolo è con la speranza che i fascicoli di questi quattro delitti irrisolti vengano ripresi in mano ai giorni nostri e che, con l’aiuto delle nuove tecniche investigative, possano essere date delle risposte a queste terribili morti rimaste senza giustizia.
I delitti irrisolti delle mondane: un altro Mostro di Firenze?
Sono andato a cercare le date: la prima era un mercoledì, la seconda un giovedì, le ultime due, mi pare, due venerdì. Il MdF aveva agito sempre nei pre-festivi o di sabato, giusto??
Per i duplici delitti si.