Una delle discussioni più frequenti tra chi studia il caso MdF è tra chi pensa ad un serial killer unico e chi pensa a più persone presenti sulle piazzole; o anche dei complici non direttamente attivi nell’atto criminale.

Le frasi di circostanza che di solito pronunciano coloro che optano per serial killer unico, nel tentativo di chiudere sul nascere ogni discussione, è: “A sparare era uno solo” oppure “Non ci sono evidenze di più persone sulle piazzole“.

Per quanto riguarda la frase: “A sparare era uno solo” è una frase assolutamente non costruttiva. E’ sottointeso che a sparare, in ogni singolo attacco, era uno. Se la pistola è una non può essere impugnata da due persone contemporaneamente. Questo però non certifica che possano essere state presenti sul posto altre persone più o meno attive. Come non certifica che la mano impugnante la pistola fosse sempre la stessa in ogni duplice omicidio.

Per quanto riguarda la frase: “Non ci sono evidenze di più persone sulle piazzole” E’ una considerazione che accontenta chi non vuole approfondire ulteriormente. Va detto che l’eventuale presenza di persone non attive non avrebbe conseguito impatti circoscrivibili sulla scena dei delitti e quindi un sopralluogo sulle piazzole non avrebbe rivelato la presenza propedeutica di altri soggetti. Detto questo ci sono degli indizi che fanno pensare a più persone. Non prendere in esame queste evidenze o peggio declinarle con alternative più o meno “arzigogolate” è poco corretto per chi dichiara di cercare la verità e per la comprensione dello svolgimento dei fatti.

Fattore fondamentale da tenere in considerazione: i guardoni. In quegli anni sono un elemento presente in tutte le piazzole dove si sono verificati i duplici delitti. Unica eccezione il 1982 poiché il duplice delitto avvenne a ridosso di una strada di percorrenza. Le testimonianze acquisite durante l’inchiesta certificano la loro presenza. Incredibilmente, però, «parrebbe» che nessuno di loro abbia mai visto niente. Un «parrebbe» virgolettato perché invece (in quei luoghi notoriamente frequentati di notte) è altamente ipotizzabile che qualcosa o qualcuno sia stato visto, ma mai riferito agli inquirenti.

Possibile che i guardoni in quelle sere non ci fossero o fossero cosi spaventati da non parlare?

L’assenza di guardoni nella precisa sera dell’attacco dovrebbe far pensare ad una possibile interazione con i guardoni stessi. Un contatto per ottenere la zona pulita da occhi indiscreti. Oppure dovrebbe far pensare che se anche hanno visto hanno troppa paura per parlare. Avrebbe senso questo se si trattasse di una singola persona? Una volta catturata non dovrebbe più far paura. Diverso è se viene visto un gruppo di persone, anche se ne viene catturata una gli altri possono essere ancora pericolosi.

Aver gestito Enzo Spalletti come è stato fatto ha sicuramente determinato l’innalzamento di un muro tra gli inquirenti e i guardoni. Il messaggio che doveva passare era: “tranquilli, dateci una mano e proteggeremo le vostra identità e i vostri vizietti”. Viceversa è passato il messaggio contrario che sconsigliava qualsiasi genere di collaborazione. Ovvio che chiunque ha visto qualcosa, peggio se ha visto un gruppetto di persone, mai avrebbe parlato con chi di dovere.

Nel mio studio condotto negli ultimi mesi, ho evidenziato come nelle ore notturne in cui ha agito il MdF v’era un’assenza di Luna. Ovvero, non sussisteva un novilunio come spesso leggiamo, ma la totale assenza della Luna perché si trovava sotto l’orizzonte percepito e quindi non era visibile nel cielo. Questo elemento può essere analizzato in duplice maniera:

  • Questa assenza di Luna potrebbe aver avuto un significato rituale.
  • Durante gli attacchi l’assenza di Luna rendeva tatticamente la zona più sicura per l’azione. Questo sia perché l’assenza di luce riflessa scoraggiava la presenza di guardoni, sia perché l’oscurità nascondeva meglio gli aggressori.

Indizi presenti sulle piazzole che dovrebbero far riflettere.

Sabato 15 settembre 1974: Il duplice delitto de Le Fontanine di Rabatta coinvolge Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore.

  • Nel 1974 in questa piazzola i guardoni erano presenti. Se ci fosse stato un contatto con il capo bastione della zona per far si che la piazzola fosse pulita da occhi indiscreti? Il contatto potrebbe essere avvenuto con certo Giuseppe Francini, un probabile guardone che spaventato da ciò che è successo si presenta spontaneamente dai Carabinieri il 15 settembre 1974. Racconta cose sconclusionate, probabilmente è nel panico. Perché cosi spaventato? Forse a posteriori si è reso conto che ciò che gli è stato chiesto di fare, cioè pulire il territorio dai suoi colleghi guardoni, aveva lo scopo di uccidere? Impaurito perché qualche collega di vizietto potrebbe metterlo nei guai data la sua richiesta di non essere presenti in quella piazzola quella notte? In alternativa il capo zona poteva essere un certo Guido Giovannini, individuato grazie alla testimonianza di Gino Clusini e di suo cognato Barbugli Giuseppe. Un noto guardone della zona anche piuttosto violento.
  • La posizione finale del corpo di Stefania Pettini deve indurre a riflettere su come è stata spostata. La testa della ragazza era per metà sotto il paraurti posteriore dell’automobile. Il trascinamento del corpo da parte di una sola persona, afferrandolo per le caviglie, avrebbe determinato un allontanamento della testa di Stefania dal paraurti posteriore.

    Se lo spostamento è invece avvenuto mediante due persone, uno che la sorreggeva dalle ascelle e l’altro dall’incavo delle ginocchia, una volta raggiunto il dietro della macchina, e posata a terra, la testa della ragazza sarebbe stata appoggiata alle gambe dell’uomo che la sorreggeva per le ascelle. Nel momento che questo soggetto si sfila dalla posizione la testa ricade indietro posizionandosi sotto il paraurti posteriore.

  • In un articolo che ho scritto tempo fa analizzai le ferite inferte alla ragazza evidenziando che vi erano almeno due gruppi di ferite con orientamento diverso. Come se il coltello fosse stato impugnato da almeno due persone diverse posizionate in due punti diversi rispetto al corpo. Un soggetto posizionato di fianco alla gamba destra, che usa la mano sinistra, lascerebbe delle ferite simili a quelle evidenziate in rosso. Un uomo posizionato accanto alla spalla sinistra, e che usa la mano destra, lascerebbe delle ferite simili a quelle evidenziate in giallo.
    Ovviamente questo non certifica la presenza di due persone, potrebbe essere un soggetto che ha cambiato mano nell’impugnare il coltello o si è spostata dalla parte opposta del corpo. Però un dubbio dovrebbe sorgere al buon osservatore.
  • Gli indumenti ripiegati sotto l’albero e trovati durante il sopralluogo furono repertati ad una distanza di circa 3.5 m. dall’automobile e posizionati sotto una pianta di vite. Gli abiti sembrano essere stati ripiegati e poggiati a terra con cura. Si tratta di due paia di pantaloni da uomo, un paio da donna. Uno dei pantaloni da uomo è avvolto in una carta con stampata l’intestazione di una lavanderia. Nessuno di questi indumenti presenta una traccia di sangue, anche minima. Se la logica fa supporre che spostare questi abiti sia stata un’operazione condotta dopo l’attacco e la morte dei due ragazzi non si capisce come l’assassino, necessariamente sporco di sangue, non abbia lasciato nemmeno una traccia dello stesso sugli indumenti. Diventa invece facile immaginare che se gli indumenti sono stati spostati da una seconda persona, che non ha agito nell’attacco e quindi non era sporco di sangue, questi non avrebbe certamente lasciato nessuna traccia di sangue sui panni repertati sotto l’albero. Domandarsi perché sono stati spostati è altro argomento.
  • La borsa di Stefania Pettini viene trovata nel pomeriggio a seguito di una telefonata anonima. I Carabinieri si dirigono sul posto alle 18.30 e rinvengono la borsa di Stefania che si trova a trecento metri in linea d’area dalla piazzola in un campo di grano turco a circa 5 m. dal ciglio destro della strada. La borsa sembra essere stata lanciata dalla strada ed è appoggiata ad una pianta di grano turco che risulta spezzata sotto il peso della borsa stessa. Ne la borsa ne il contenuto, compreso un golf bianco, presentano una sola traccia di sangue. Se la logica vuole che l’assassino abbia lanciato la borsa durante la sua fuga, e non certo prima dell’attacco, c’è da domandarsi come non possa aver lasciato nemmeno una traccia di sangue sulla medesima e sul suo contenuto. Se si pensa che l’omicida non solo ha sparato, ma ha usato il coltello sull’uomo, ed abbondantemente sulla donna, è impensabile che avesse le mani e le braccia pulite. Eppure maneggia sia gli abiti, citati nel punto precedente, sia la borsa e il suo contenuto senza lasciare la più piccola traccia ematica. Se invece pensiamo ad un secondo uomo che non ha partecipato direttamente allo scempio dei poveri ragazzi, ed è quindi pulito, diventa facile ipotizzare perché anche la borsa, come gli abiti sotto l’albero di vite, siano totalmente privi di riscontri di sangue.

Sabato 6 giugno 1981: Il duplice delitto di Mosciano di Scandicci vede coinvolti Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi.

  • Nel Giugno del 1981 esiste una reale interazione con i guardoni del posto. E’ rappresentata dalla famosa macchina che con una specie di sirena terrorizzava i guardoni. Mentre qualcuno andava avanti e indietro con questa macchina qualcun altro agiva indisturbato? La macchina si muoveva distante dalla piazzola, in prossimità della famosa Taverna del Diavolo, luogo di raduno dei guardoni del posto. Muoversi in quell’area, suonando la sirena, avrebbe allertato tutti gli indiani della zona facendoli desistere dal recarsi sulle piazzole. Due noti indiani, Fosco Fabbri o Enzo Spalletti, non hanno, quasi certamente, raccontato tutto ciò che avevano visto o saputo. Addirittura Spalletti viene arrestato come sospettato e tenuto in prigione per 6 mesi senza che proferisse parola, neanche per scagionarsi. Timore a parlare? Se il MdF fosse stato un solo soggetto una volta finito in galera che pericolo poteva paventarsi per Spalletti? Diverso è se Spalletti ha visto più persone e magari riconosciuta una; il pericolo rappresentato dagli altri a piede libero sarebbe stato reale.
  • Da considerare anche lo spostamento del corpo di Carmela De Nuccio. Se nel duplice delitto del 1974 il corpo è stato estratto e spostato di poco più di un metro in questo caso è stato spostato di ben 12 metri scendendo prima la strada sterrata e poi scendendo al di sotto in un terreno con un dislivello di 1,5 m dalla strada sterrata. Chi è stato sul posto ed ha visto il dislivello avrà sicuramente immaginato, o ha realmente provato, a scenderlo. Si sarà reso conto che non è cosi facile e il rischio di scivolare è davvero alto. Immaginiamo di farlo con l’aggravante del corpo di Carmela sulle spalle. Pensare che lo spostamento del corpo sia potuto avvenire con la collaborazione di due persone non è da scartare.
  • Anche in questo caso viene ritrovata la borsetta della ragazza a terra sul lato sinistro della macchina. La borsetta è stata aperta e il suo contenuto rovesciato a terra. Nessun verbale riporta se vi erano o meno tracce di sangue ma dalle foto non sembra affatto, e se c’erano il verbale le avrebbe certamente segnalate. Certo, l’omicida potrebbe aver preso e rovesciato la borsetta prima dell’estrazione dall’automobile del corpo di Carmela, ma la logica vorrebbe che l’assassino perpetrasse prima lo scempio sul cadavere, suo obbiettivo primario, invece di trastullarsi con la borsa della ragazza. Se vogliamo pensare che la perquisizione della borsa è avvenuta dopo le sevizie inferte al corpo di Carmela permane il quesito del perché la borsetta è intonsa e non presenta tracce ematiche. Se invece la borsetta è stata maneggiata da un secondo, o addirittura da un terzo uomo che non ha aiutato a trasportare Carmela, è ovvio che la borsetta risulti pulita.

Giovedì 22 ottobre 1981: Il duplice delitto de Le Bartoline in località Travalle di Calenzano coinvolge i due giovani Susanna CambiStefano Baldi.

  • Nell’Ottobre del 1981 abbiamo un altro luogo frequentato da guardoni. Nell’inchiesta MdF infatti compare un altro personaggio che abitava poco lontano da Travalle, tal Giovanni Faggi. Il Faggi era anch’esso un soggetto alla stregua dei CdM, gli furono sequestrati falli di legno, di gomma e riviste pornografiche. Abitava a circa 700 metri dal luogo dell’omicidio e non solo è stato attenzionato nell’inchiesta MdF, ma viene anche rinviato a giudizio nel processo CdM.
  • Anche in questo omicidio viene spostato non solo il corpo di Susanna Cambi, ma anche quello del Stefano Baldi. Nel caso del ragazzo è evidente un segno di trascinamento, sia sul terreno che sul corpo del ragazzo. Gli stessi abiti di Stefano si sono arrotolati durante il trascinamento. Diverso è per Susanna che invece non presenta segni di trascinamento evidenti e gli abiti sono stati arrotolati dal MdF stesso dopo averla poggiata a terra. La ragazza è stata trovata ad una distanza di 5 metri dall’automobile nella vigna li adiacente. Il corpo era all’interno di un fosso di scolo dell’acqua con il dorso appoggiato al versante del fosso, in posizione quasi seduta. Anche in questo caso, mancando il trascinamento, c’è da domandarsi se è stata una singola persona o più di una a spostare il corpo della ragazza.
  • Susanna aveva il braccio destro esteso sopra la testa, posizione innaturale a meno che non sia stata presa per le braccia per essere poi deposta a terra. Il braccio sinistro era invece lungo il fianco, potrebbe essere ricaduto in avanti a causa del peso dei vestiti presenti, una volta lasciato da chi la trasportava.
  • In questo duplice omicidio viene praticata l’escissione del pube come nel precedente delitto di Mosciano del giugno 1981. Ciò che dovrebbe far riflettere è il confronto fra le due escissioni praticate. Quella di Mosciano è chirurgicamente perfetta, sembra fatta da un soggetto pratico, un medico, non a caso all’epoca si pensa ad un assassino chirurgo. Il tessuto epidermico nell’area inguinale pilifera viene asportato con tre tagli netti e molto precisi. Precisi sia nella direzionalità dell’incisione sia nella profondità della stessa. In pratica l’escissione avviene senza intaccare il tessuto muscolare e gli organi sottostanti. Invece l’escissione praticata a Travalle è decisamente grossolana per non dire “sguaiata”. L’esecutore sembra non avere idea di come si usa una lama ne come praticare un’incisione. L’azione si estende in maniera grossolana fin all’interno coscia e anche in profondità interessando muscoli ed organi sottostanti, arrivando addirittura a ledere l’intestino stesso. Impossibile non pensare a due “mani” diverse. Non solo una diversa capacità manuale, ma soprattutto una diversa conoscenza dell’anatomia e delle tecniche di incisione. Ed infatti, all’epoca, il Prof. Mauro Maurri ebbe dei dubbi, ma sulla scia del serial killer unico, furono accantonati.

Sabato 19 giugno del 1982: Il duplice delitto di Baccaiano di Montespertoli in cui sono coinvolti Paolo MainardiAntonella Migliorini. Dato l’epilogo, ovvero l’attacco ai due ragazzi ma l’impossibilita del MdF di agire sui loro corpi, questo duplice delitto non presenta caratteristiche che possono essere evidenziate a testimoniare la presenza di più persone. A meno che non vogliamo dare per buona la testimonianza di Giancarlo Lotti che afferma essere stato presente sul posto come palo mentre Pietro Pacciani e Mario Vanni colpivano.

Venerdì 9 settembre 1983: Il duplice delitto di Giogoli di Scandicci si caratterizza per il fatto che la coppia uccisa è composta da due uomini. Si tratta di  Uwe Jens Rüsch e Wilhelm Friedrich Horst Meyer. Questa prima anomalia determinerà l’assenza di asportazione di feticci. Questa però non l’unica anomalia presente in questo omicidio.

  • La seconda anomalia è l’estrema vicinanza della piazzola a svariate abitazioni, ed infatti il luogo era piuttosto transitato. In tutti gli altri omicidi vi erano delle abitazioni nella prossimità, ma molto più lontane. In questo caso abbiamo l’estrema vicinanza ad una villa che è presente dall’altra parte della stretta via di Giogoli oltre ad una serie di abitazioni che si snodano lungo la via.
  • Terza anomalia è proprio la villa adiacente che entrerà successivamente nell’inchiesta investigativa essendo identificata come uno dei luoghi dove si praticavano festini a luci rosse, anche con la presenza di minori. Quindi in questo caso non solo entrano in gioco dei guardoni frequentanti la piazzola, ma anche una serie di personaggi che probabilmente, all’epoca, frequentavano la villa stessa. Incredibilmente non ci sono evidenze di indagini verso l’allora proprietario e coloro che la frequentavano, soprattutto considerando il fatto che taluni frequentatori sono poi stati accostati alla vicenda MdF. Quindi supporre una “presenza” di più persone, anche come semplici astanti, non è peregrina.
  • Una quarta anomalia è rispetto uno degli ospiti presenti nella villa. Si tratta dello scopritore dei cadaveri, Rolf Reinecke. Un tedesco (come tedeschi erano le vittime) che nel corso dell’inchiesta si scopre legato ad altri personaggi come ad esempio Giampiero Vigilanti.
  • Una quinta anomalia è la presenza sulla scena di altri personaggi come Giancarlo Menichetti, una guardia notturna che fu poi ucciso dal suo ex-collega ed amico di nome Lorenzo Boretti. Il Boretti lo uccise perché lo accusava di essere il MdF. 
  • Quinta anomalia è una probabile interazione da parte del MdF. Si tratta della rivista trovata accanto al furgone. La rivista è un mensile di nome Golden Gay, numero cinque del periodico mensile uscito in edicola nell’agosto del 1981. La rivista ad un primo esame obbiettivo appariva volontariamente strappata ma non presentava i segni classici di una lunga presenza sul posto, non appariva infatti ne deteriorata a causa dell’umidità notturna, ne appariva accartocciata e sbiadita dalla lunga permanenza sotto il sole. Questo fa supporre che sia stata manipolata dal MdF, e nel caso, anche questa rivista era priva di ogni traccia ematica. Da considerare però che nel delitto in oggetto, non essendoci stato nessuna asportazione dai corpi dei due ragazzi, l’assassino non si era sicuramente sporcato di sangue.

Perché trattare queste anomalie? Semplicemente per far comprendere che, se anche non erano presenti i guardoni come sulle altre piazzole, questo luogo era circondato da soggetti ambigui e qualcuno di questi poteva essere stato usato come mezzo di controllo della zona.

Domenica 29 Luglio 1984: Il duplice delitto de La Boschetta di Vicchio vede come bersagli Pia Rontini e Claudio Stefanacci.

  • Anche in questa piazzola la presenza dei guardoni rappresenta un fattore ricorrente. La piazzola era frequentata da guardoni che nella notte del  29 luglio sembrano spariti. Non scordiamo che esistono testimonianze, anche dello stesso Renzo Rontini, padre di Pia, che ha visto Mario Vanni davanti al bar dove lavorava la figlia. Lo stesso Giancarlo Lotti nelle sue testimonianze ammette di aver frequentato la stessa piazzola come guardone per individuare la macchina dei ragazzi.
  • Sul corpo di Pia, spostato di ben 8 metri rispetto alla macchina, sono evidenti i segni di trascinamento. Sono segni di trascinamento post mortem presenti sulla schiena e di minor entità su parte della faccia, ma sono assenti sulla superfice delle braccia. Presenta anche dei lividi alle caviglie di tipo post mortem che indicano che è stata trascinata afferrandola per le caviglie. L’assenza di segni di trascinamento sulle braccia fa pensare al fatto che le stesse braccia fossero sollevate da terra durante lo spostamento. In pratica come se la ragazza fosse stata afferrata per le caviglie, dove ci sono i lividi, e le braccia ma invece di essere stata ben sollevata è stata trascinata sul dorso sollevandola solo parzialmente. Come se il secondo uomo che la teneva per le braccia non avesse avuto la forza necessaria per tenerla ben sollevata.
  • Pia aveva le braccia estese sopra la testa. Una posizione innaturale, ma naturale se era stata presa anche per le braccia per spostarla. Il braccio destro è più disteso lateralmente e il sinistro più piegato. Un atteggiamento posturale che fa pensare che sia stata spostata da due persone e deposta a terra con un basculamento laterale da sinistra verso destra.

Domenica 8 Settembre 1985: Il duplice delitto di Scopeti in San Casciano Val di Pesa vede come bersagli Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili.

  • Anche questa piazzola, come tutte le altre, è caratterizzata dalla presenza di guardoni. Lo certificano le varie testimonianze rilasciate da uomini e donne che hanno frequentato la piazzola. Lo stesso Pietro Pacciani è riconosciuto come tale, e probabilmente era il coordinatore dei guardoni della zona. Per questa ragione, e per altre, il coinvolgimento di Pacciani nella vicenda è certo, ha agito sicuramente in termini di pulizia della zona da occhi indiscreti. Non solo, ma da varie testimonianze si sa che in zona permanevano automobili e strani personaggi come se fossero sul posto a fare la “guardia” alla piazzola stessa.
  • Un primo elemento che fa pensare alla presenza di più di una persona sulla scena riguarda la fase iniziale della fuga di Jean Michel. Sappiamo infatti che durante la fuga lascia un’impronta sul montante sinistro della macchina parcheggiata dietro la tenda.
    La seguente immagine ritrae la ricostruzione della piazzola con l’utilizzo di una seconda tenda.

    Questo significa che il ragazzo stava scappando con una direzione dalla tenda verso la macchina, cioè verso il bosco, cioè dalla parte opposta alla direzione preferibile per lasciare la piazzola e raggiungere la strada. Questo è di per se già una scelta strana dato che la salvezza poteva essere raggiungere la strada e segnalare l’attacco del MdF ad una macchina che sopraggiungeva. Molto più logico che dirigersi verso il bosco. La scelta della direzione potrebbe essere causata dal fatto che Jean Michel, uscendo dalla tenda, ha notato altre persone lungo lo stradello della piazzola e ha quindi scelto la direzione opposta. Un altro elemento strano è che mentre corre in questa direzione, dopo aver lasciato la traccia del suo sangue sul montante della macchina, cambia repentinamente direzione girando a destra di 90°. Anche questa scelta è strana perché tecnicamente girare a destra lo avvicina a colui che aveva appena sparato contro di loro. Un comportamento privo di senso in quanto la logica vuole che si tenti di mettere più distanza possibile fra te e l’aggressore. Anche questo comportamento può essere spiegato dal fatto che mentre Jean Michel correva oltre la macchina, verso il bosco, si è trovato davanti qualcuno che lo ostacolava nella fuga e quindi è stato costretto a scegliere l’unica direzione libera considerando che a sinistra aveva un dirupo.

  • Altro elemento che fa pensare alla presenza di più persone è la sequenza di accoltellamento del giovane Jean Michel. Infatti il corpo presentava 17 colpi di coltello alcuni con direzione da destra verso sinistra, classico di un destrimane, e altri con direzione da sinistra a destra classico di un mancino. Ricordo che la perizia autoptica ha dedotto la presenza di due coltelli. Più semplice pensare a due persone ognuna armata di un coltello o ad un singolo soggetto che durante un’azione dinamicamente concitata come quella si interrompere ripone un coltello per poi prenderne un altro cambiando anche la mano per impugnalo?
  • Ed ancora, dopo la morte del povero Jean Michel il suo corpo viene spostato per essere occultato. Lo spostamento determina tracce da trascinamento sul corpo, ma queste si concentrano principalmente sul fondo schiena e non sulle gambe e sulle braccia, come se fosse stato parzialmente sollevato da due persone che lo sorreggevano dalle caviglie e dalle braccia, strusciando la parte più declive del corpo stesso.
  • Anche lo spostamento del corpo della povera Nadine riscontra qualcosa di anomalo se attuato da una sola persona. Sappiamo che per praticare le escissioni sulla giovane ragazza questa è stata estratta parzialmente o totalmente dalla tenda. Il corpo però è stato riposizionato all’interno della tenda dopo il macabro rituale e cosi viene ritrovato. La posizione assunta da quel corpo è molto particolare perché è sul fianco sinistro e il piumone presente dentro la tenda si riposiziona parzialmente a ricoprire il corpo stesso. Le gambe erano flesse e le braccia estese verso l’apertura della tenda stessa. Riposizionare un corpo di 55/60 kg., stando flesso sulle ginocchia, e facendolo passare dall’apertura di una tenda ad igloo lo trovo molto complesso. Abbiamo mimato le possibilità. Ho chiesto ad una persona di notevole corporatura e forza di rimettere un corpo inerme, del peso di 50 kg., su un materassino appoggiato a terra dove erano stati segnati i limiti dell’apertura della tenda stessa e su cui era stato adagiato un piumone. L’operatore ha provato 10 volte e mai è riuscito a mettere il corpo nella posizione finale della povera Nadine, se non sistemandolo volontariamente in quella posizione. A quel punto abbiamo provato in due, afferrando il corpo sotto le ascelle e all’incavo delle ginocchia, abbiamo fatto basculare il corpo (come quando si vuol lanciare in acqua una persona dal bordo di una piscina) e lo abbiamo lanciato sul materassino. Il corpo ha assunto esattamente la pozione finale di Nadine al primo tentativo ed il piumone, saltato nell’impatto, si è parzialmente riposizionato sul corpo stesso.

Ognuna di queste situazioni può essere spiegata con altre deduzioni, ma sarebbe opportuno che ognuna di queste abbia un fondamento logico. Spiegare i vestiti sotto la vite nel 1974 affermando che vi erano stati messi dagli stessi ragazzi non trova un senso logico. Perché avrebbero dovuto mettere i panni al di fuori dell’auto e cosi distanti? Spiegare la posizione delle braccia dei corpi delle ragazze con un atto volontario del MdF che metteva i corpi “in posa” avrebbe senso se tutti i corpi avessero la stessa postura, ma non è cosi. L’unico atto del MdF nella postura finale del corpo è la divaricazione delle gambe per accedere all’area dell’escissione. La posizione finale delle braccia sembrerebbe la diretta conseguenza dell’azione di spostamento del corpo. L’assenza di tracce ematiche su alcuni oggetti che sono stati evidentemente manipolati non può essere spiegata affermando che il MdF nel frattempo si era lavato.

Jacopo Cioni

14 Ottobre 2023 Indicazioni per riflettere: serial killer unico o più persone
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