Mostro di Firenze: morto l’ex legionario Giampiero Vigilanti, fu indagato per i delitti
Luca Marrone
Prato. È morto a 93 anni presso l’ospedale di Prato, dove era ricoverato, Giampiero Vigilanti, l’ex soldato della Legione Straniera francese, originario di Vicchio del Mugello. Nel 2017 è stato indagato per i delitti del Mostro di Firenze, insieme a un medico oggi novantaduenne.
Da quasi quatto anni, Vigilanti si trovava in una residenza sanitaria a Prato, dopo essere stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti.
L’ipotizzato coinvolgimento di Vigilanti nei delitti del Mostro era correlato allo scenario che voleva gli stessi riconducibili all’ambito dell’eversione di destra. Il relativo procedimento, come vedremo, è stato archiviato nel novembre 2020.
Legione Straniera
La vicenda biografica di Vigilanti non è priva di sviluppi singolari. Nel 1950 giunge all’attenzione della polizia di Firenze perché accusato di avere spiato alcuni uomini nei bagni pubblici alla Fortezza Basso. Ammette quanto contestatogli, spiegando di avere agito per soddisfare le proprie tendenze omosessuali. Si arruola in seguito nella Legione Straniera. Dopo un breve periodo di addestramento, viene destinato in Indocina, l’attuale Vietnam.
Nel 1954, dopo la sconfitta francese a Dhien Bien Phu, è trasferito in Algeria, dove rimane fino al 1958, impegnato a combattere contro la locale resistenza insurrezionalista. In un memoriale pubblicato sulla Nazione nel 1964, afferma che avrebbe ucciso tra le trecento e le cinquecento persone fra cui, ricorda un recente articolo di Fronte del Blog, donne e bambini. Nessun rimorso, a suo dire, perché ha agito su ordine dei suoi superiori.
In seguito rientra in Europa, stabilendosi inizialmente a Marsiglia, dove rimane per un paio d’anni. Gestisce un night club. In seguito riferirà di avere sgozzato due clienti arabi poco propensi a saldargli il conto. Fa ritorno in Italia all’inizio del 1960, stabilendosi a Prato.
In Italia
Nel 1961 tenta il suicidio, nel 1963 ha bisogno di cure mediche per un forte stato depressivo. È quanto si legge in un appunto su di lui redatto dal Sisde, datato 18 novembre 1985, firmato M.M. Il servizio segreto, nel documento, prende in considerazione la possibilità che Vigilanti sia il responsabile dei delitti del Mostro.
Si sposa nel 1962, ha due figli. Fino al 1964 sembra che lavori come operaio tessile. Dal luglio 1974 al marzo 1981 è dipendente di un’agenzia di pompe funebri. Dal 1980, sempre secondo l’appunto del Sisde, gode di “pensione per malattia”. Nel 1998 assurge agli onori della cronaca. In un’intervista rilasciata a una rete Mediaset dichiara di essere beneficiario di una ingente eredità lasciatagli da un lontano parente negli Stati Uniti. Circostanza mai confermata.
Si parla di non meglio precisate collaborazioni con l’ammiraglio Gino Birindelli e con l’onorevole Giorgio Almirante, da lui definiti, negli interrogatori cui in seguito sarà sottoposto, “datori di lavoro”.
Campi paramilitari
Secondo l’avvocato Vieri Adriani, che assiste i familiari delle vittime francesi del Mostro di Firenze (Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, uccisi tra il 7 e l’8 settembre 1985) sarebbe da considerarsi verosimile, negli anni Settanta, la partecipazione dell’ex legionario ai campi paramilitari organizzati dall’estrema destra sull’Appennino tosco-emiliano, in particolare a Rioveggio e, forse, anche sulla Calvana.
Vigilanti nell’inchiesta sul Mostro di Firenze
“La prima volta che gli inquirenti si occupano di lui è nel settembre del 1985, pochi giorni dopo il delitto degli Scopeti.”, riferisce l’avvocato Adriani a Fronte del Blog. “A seguito di una segnalazione anonima, una delle molte che all’epoca caratterizzavano l’inchiesta sul Mostro, venne eseguita una perquisizione nella casa di Vigilanti e della vecchia madre, a Caselle di Vicchio. L’uomo era già noto per le sue chiacchiere, tra l’incauto e il millantatorio.”
Prima perquisizione
“Molti anni dopo dirà di aver visitato due scene criminis (quella del 1981 e quella del 1984), incontrandovi alcuni dei noti sospetti”, spiega il legale. “Il frutto di quel primo sopralluogo è davvero inquietante: Vigilanti conservava con cura ritagli di giornale che parlano di fatti sangue, come i delitti delle prostitute avvenuti a Firenze negli anni ‘80 e i delitti del mostro. Conservava anche, con notevole precognizione, la pagina de La Nazione del 1974 ove si dà conto del duplice omicidio avvenuto a Borgo San Lorenzo, quello dei fidanzati Gentilcore e Pettini.”
Risulta, inoltre, in possesso di una pistola High Standard .22, diversa da quella, di marca Beretta, che si è sempre ritenuto appartenesse al Mostro, ma che utilizza il medesimo calibro di proiettili e lascia sulle ogive rigature simili. “Mai periziata”, precisa Adriani.
Seconda perquisizione
Dopo la sentenza di condanna in primo grado di Pacciani per i delitti del Mostro (il contadino di Mercatale sarà in seguito assolto in appello, sentenza poi annullata in Cassazione), Vigilanti è sottoposto a un’altra perquisizione domiciliare. Rinvenuta una consistente scorta di proiettili Winchester .22 con la H stampigliata sul fondello. La tipologia di munizioni utilizzata dal Mostro. “Faccio notare una stranezza”, commenta l’avvocato, “le cartucce, sequestrate ma mai analizzate, quando successivamente si è arrivati a indagare formalmente Vigilanti, sono risultate irreperibili. Anzi, oggi si sa che sono andate ufficialmente, ma inspiegabilmente, distrutte.”
Ancora: “nel 2013, lo stesso giorno in cui fu visitato dalla polizia giudiziaria con l’incarico di sequestrare tutte le sue armi, tra cui la già citata rivoltella High Standard e forse anche una Beretta cui hanno fatto cenno sia lui che sua moglie, ne denunciò il furto, avvenuto a suo dire nel mese precedente e favorito dalla sbadataggine di essersi allontanato lasciando aperta la porta di casa.”
Il mistero dell’impronta scomparsa
E segnaliamo un ulteriore reperto potenzialmente utile a livello investigativo, che risulterebbe scomparso dall’Ufficio Corpi di Reato di Firenze. Sono ancora parole dell’avvocato Adriani: “si tratta del calco di un’impronta di stivale, giudicato anche dalla Polizia Giudiziaria, e non solo dalla mia équipe, dello stesso modello in uso alla Legione Straniera francese, preso su una delle scene criminis, quella [del delitto] di Calenzano 1981 [vittime, Susanna Cambi e Stefano Baldi, ndr], dove le orme girano attorno alla macchina e si trovano anche nei pressi di filari dove fu spostato dall’assassino/i il cadavere della ragazza.”
Un anello
29 luglio 1984. Delitto Rontini-Stefanacci. Poche ore prima del duplice omicidio, il gestore di una tavola calda vede arrivare nel suo locale due giovani che in seguito riterrà poter identificare nelle future vittime. Subito dopo di loro, giunge un uomo alto, robusto, vestito in modo elegante. Sembra stia pedinando i ragazzi. Ha un vistoso anello al dito. Del tutto simile, si dice, a quello da legionario che porta Vigilanti, poi andato perduto.
L’appunto del Sisde
Nel menzionato appunto del servizio segreto civile relativo al soggetto, leggiamo, tra l’altro, che questi “sarebbe in possesso di altre armi non denunciate e opportunamente ben nascoste.” E che lo stesso sarebbe “solito di sera allontanarsi da casa e ritornare a notte fonda.”
Nella lista della Sam
Il nominativo dell’ex legionario risulta presente, al n. 38, nella lista di sospettati dei delitti dell’omicida seriale fiorentino stilata dalla Squadra Anti Mostro, organismo interforze appositamente creato per indagare sul serial killer delle campagne toscane.
Confronto genetico
Com’è noto, dopo l’ultimo duplice omicidio, i tre magistrati impegnati a indagare sul Mostro hanno ricevuto in Procura delle buste contenenti, tra l’altro, una pallottola e un messaggio di minaccia. Più di uno studioso della vicenda ritiene che tali missive provengano dal Mostro. Un recente confronto genetico tra le tracce presenti su una delle buste e vari soggetti coinvolti nella vicenda – tra cui Giampiero Vigilanti – non ha avuto riscontro positivo.
Il procedimento archiviato
Lo abbiamo accennato. Nel 2017, Vigilanti viene indagato per concorso in omicidio per gli otto delitti del Mostro. Tutto nasce da un esposto dell’avvocato Adriani. L’uomo si dichiara innocente. Ma afferma di essere a conoscenza di dettagli afferenti al caso.
Dopo certe asserzioni di Vigilanti, viene iscritto nel registro degli indagati anche Francesco Caccamo, un medico di Prato. L’ex legionario lo avrebbe indicato come “uno degli anelli del secondo livello”. Uno dei presunti mandanti dei delitti. Ma avrebbe anche affermato l’innocenza di Pietro Pacciani e Mario Vanni.
4 settembre 2019: il Pm Luca Turco chiede al Gip l’archiviazione nei confronti di Vigilanti e Caccamo. Gli elementi raccolti sarebbero insufficienti per avviare un’azione penale.
9 novembre 2020, Gip Angela Fantechi dispone l’archiviazione del procedimento.
La vicenda di Vigilanti si conclude qui. Restano zone d’ombra, dubbi e ulteriori scenari da valutare e percorrere. In una indagine che somiglia a un labirinto senza uscita.
Mostro di Firenze: morto l’ex legionario Giampiero Vigilanti, fu indagato per i delitti