Ricerca sulle condizioni di ingaggio in condizioni di scarsa visibilità con analisi del comportamento dell’occhio umano in simili circostanze e la correzione con impiego di mezzi tecnologici per migliorare la visibilità.

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Il concetto di visione notturna e la capacità di adattamento dell’occhio umano alle condizioni di scarsa visibilità

Per comprendere come comportarsi durante l’oscurità,  è necessario che il soldato abbia una idea  generalizzata del funzionamento dell’occhio umano e dei mutamenti fisiologici connessi alla mancanza totale o parziale di luminosità. Preliminarmente va ricordato che il tessuto sul quale si struttura la retina (N.B. cioè la parte del nostro occhio che codifica le immagini e le invia al cervello tramite il nervo ottico) è composta da due diversi tipi di cellule denominati rispettivamente (N.B. a causa di come appare la loro forma vista al microscopio) coni  e bastoncelli . La loro funzione può essere così esemplificata :

– Coni (cone-cells) = sono le cellule che permettono all’uomo di distinguere le forme specifiche e le varie tonalità di colori; a causa della loro natura, possono essere attivate SOLO in presenza di una luce intensa, mentre risultano del tutto inattive durante i periodi di luminosità assente o parziale; per questo motivo i coni sono definiti come le cellule responsabili della c.d. visione diurna (day-vision cells); essi rispondono repentinamente a tutti i colori primari e, pur essendo più sensibili alle tonalità di VERDE e di GIALLO, sono in grado di distinguere ben 300.000 varietà diverse di colori; in assenza di luminosità esterna, i coni CESSANO di funzionare; a livello spaziale, esse sono concentrate direttamente DIETRO al cristallino (lens) nella c.d. regione dei coni (cone region), mentre la loro presenza diminuisce man mano che ci si allontana da questa zona

– Bastoncelli (rod-cells) = sono le cellule che permettono all’uomo di distinguere il bianco, il nero, le gradazioni di grigio e le forme grossolane; pur essendo sensibili alle tonalità più scure di BLU e di VERDE (N.B. il fatto che i bastoncelli siano scarsamente sensibili al rosso, spiega perchè di notte gli ogetti rossi appaiono neri o grigi !!), esse sono fortemente ricettive alle diverse tonalità di GRIGIO tipiche delle condizioni di luminosità precaria; sono circa 120 milioni (per ogni occhio) ed hanno un profilo grossolanamente tentacolare, da cui il nome di bastoncelli;  causa della loro natura, possono essere attivate solo in presenza di luce completamente o parzialmente assente; attivandosi, i bastoncelli condensano al loro interno una sostanza derivante dal metabolismo della vitamina – A detta rodopsina, che permette all’occhio umano di esplicare una certa capacità visiva anche in presenza di oscurità totale o parziale; per questo motivo, i bastoncelli sono definite come le cellule responsabili della visione notturna (night-vision cells); a livello spaziale, esse sono concentrate nella c.d. regione dei bastoncelli, un’area che circonda la regione dei coni (V. voce a se) come una sorta di anello, mentre la loro presenza diminusce sempre più man mano che ci allontana da questa zona e ci sposta verso il centro della retina

L’adattamento del singolo individuo alle condizioni di luminosità precaria implica una dilatazione pupillare (fenomeno che avviene automaticamente con il diminuire della luminosità esterna) ed una maggiore sensibilità della retina. La maggiore sensibilità della retina, in particolare, è connessa con l’accumulo di rodopsina a livello della regione dei bastoncelli. Questo fenomeno è direttamente correlato con la diminuzione della luminosità esterna, poichè in presenza della luce del giorno la produzione e l’accumulo di rodopsina vengono inibiti. Tanto per dare un’idea della capacità di adattamento alla visione notturna da parte del singolo individuo, si tenga conto che dopo 1 minuto di esposizione al buio, l’occhio è 10 volte più sensibile, mentre dopo dopo 20 minuti la sensibilità di cuirca 6000 volte superiore rispetto a quando l’individuo si era appena immerso nell’oscurità L’adattamento totale al buio varia da individuo ad individuo. Alcune persone particolarmente fortunate ottengono il massimo adattamento in circa 40 minuti, mentre, per la maggior parte delle persone l’adattamento richiede un periodo comrpeso tra 1 ora ed 1 ora e mezza. Detto questo, per massimizzare la propria capacità visiva durante i periodi di illuminazione carente o assente, il soldato DEVE essere addestrato ad applicare automaticamente le seguenti tecniche :

 Tecnica dell’adattamento all’oscurità (darkness adaptation technique) = per massimizzare la propria capacità di vedere al buio è NECESSARIO che il sodlato rimanga nell’oscurità, totale o parziale, per un periodo di adattamento NON inferiore ai 30 minuti; è importante tenere bene a mente questo fattore poichè un imboscata effettuata da un nemico che si trova immerso nell’oscurità potrebbe essere letale se il soldato non ha debitamente condizionato la propria visione notturna (N.B. questo, ovviamente, a patto che il soldato non si in possesso di specifici strumenti tecnologici che gli permettano di individuare preventivamente il nemico !!)

– Tecnica della visione scentrata (off-centered vision technique) = per osservare gli oggetti nell’oscurità ad occhuio nudo, è NECESSARIO concentrarsi su di essi ma senza guardarli mai direttamente; questa tecnica serve per utilizzare nel migliore dei modi i bastoncelli, cioò le cellule responsabili della c.d visione notturna; nella maggior parte degli individui la tecnica delle visione scentrata viene attivata osservando un punto immaginario posto tra i 6° ed i 10° rispetto all’oggetto che si vuole concretamente osservare

– Tecnica dell’osservazione casuale o a sbalzi (hasty scanning technique) = pur osservando un oggetto con la tecnica della visione scentrata, se l’osservazione viene effettuata in maniera continuativa la rodopsina accumulata nei bastoncelli di deteriorerà fino a scomparire in circa 10 secondi, per cui il soldato deve usare porzioni diversie dei bastoncelli in tempi molto RISTRETTI se vuole mantenere inalterata la propria capacità di osservazione; questo si ottiene muovendo lo sguardo in maniera rapida e del tutto casuale entro un ambito spaziale circoscritto, vale a dire quella porzione di ambiente attigua a quella che si intende osservare con maggior cura (N.B. anche se questa tecnica è sta ideata per operare ad occhio nudo, essa risulta MOLTO valida per impiegare gli intensificatori di luce stellare portatili in forma monoculare o binoculare !!)

A  questo punto è importante ricordare non solo che la capacità di vedere di notte può essere persa facilmente, ma anche che esa risulta influenzata da molteplici fattori. In primo luogo va ricordato che la capacità di osservazione notturna dipende dal metabolismo della Vitamina – A, per cui una dieta squilibrata (cioè con gravi carenze di Vitamina-A) andrà a pregiudicare drasticamente questa capacità. Chiaramente, questo non significa che un ipervitaminosi (N.B. cioè un eccesso di vitamine, in questo caso di Vitamina-A) doni miracolosamente a qualsiasi individuo la capacità di vedere al buio (N.B. si ricordi che un eccesso di vitamine può risultare tossico !!). Altri fattori che possono pregiudicare la visione notturna sono :

– Raffreddore
– Emicrania
– Affaticamento
– Assunzione di medicinali
– Assunzione di sostanze psicoattive
– Intossicazione da nicotina
– Intossicazione da alcool etilico
– Esposizione a luci molto intense per lunghi periodi (N.B. questo potrebbe danneggiare sia i coni che i bastoncelli !!)

Accanto a questi fattori, che sono essenzialmente INTRINSECI (poichè legati al singolo individuo), ve ne sono altri di tipo ESTRINSECO (poichè legati all’ambiente esterno ), rappresntati ad esempio da :

– Uso improprio della torcia elettrica

– Uso di munizioni con vampa di bocca eccessiva (N.B. si ricordi che anche l’accensione di un semplice fiammifero può far perdere la condizione di visione notturna all’occhio umano, per cui è assolutamente necessario che il fucile d’assalto sia dotato di un opportuno spegnificamma)

– Esposizione a luci intense ed improvvise (N.B. questo fattore, oltre a far perdere la visione notturna al singolo individuo ed a richiedere circa 30 minuti perchè questi la possa riacquistare, crea anche problemi agli intnsificatori di luce stellare causando il fenomeno del c.d sbiancamento !!)

Alcune riflessioni importanti sul concetto di visione notturna

Come si è visto in precedenza, con il termine visione noturna si intende la possibilità di far adattare gli occhi del singolo individuo all’oscurità in cui questi si viene a trovare. Si tratta però di  un processo che, per esplicarsi nelal sua interezza, richiede un’ora e mezzo circa, per cui è abbastanza lungo e di applicazione alquanto critica !! Questo è il motivo per cui, ad esempio, una pattuglia che deve agire di notte trascorre un periodo di adattamento preventivo in un ambiente con scarsissima illuminazione per circa un’ora, PRIMA di uscire effettivamente in pattugliamento. Questo significa che l’unico caso in cui la visione notturna può essere sviluppata efficacemente, è quando il soldato è già al buio da un certo lasso di tempo, in cerca del nemico o attendendo che questi si riveli!! In questa situazione, il soldato scruterà l’oscurità avvalendosi dei necessari supporti tecnologici è, in ogni caso, utilizzando la c.d. tecnica dell’osservazione sfalsata. Premesso questo, va segnalato che molti manuali istituzionali tengono in scarsa considerazione il fatto che la visione notturna, così faticosamente acquisita dal singolo individuo, potebbe andare persa a causa di eventi esterni del tutto imprevisti !! Ad esempio, la vampa di bocca delle armi nemiche o l’esplosione di un razzo illuminante pregiudicano totalmente o parzialmente (a seconda dei casi) la visione notturna acquisita precdentemente dal soldato. Ancora, un riflesso luminoso derivante dall’utilizzo IMPROPRIO della torcia elettrica da parte del soldato o una luce improvvisa derivante dall’impigo della propria arma possono, pregiudicare questa capacità di adattamento al buio che, dunque, solo raramente può esplicarsi. Taluni manuali istituzionali, piuttosto irrealisticamente (o stupidamente ?), affermano che simili problemi si risolverebbero semplicemente chiudendo un occhio tutte le volte che il soldato usa (o viene colpito da) qualsiasi fonte luminosa, per poi aprirlo quando questi (ri)trova in una zona oscura !! Piuttosto stranamente, alcuni esponenti delle FF.AA. credono a queste fesserie. Di vero c’è che si tratta di una tecnica profondamente IRREALISTICA perché :

– è di difficile applicazione a causa dello STRESS connesso al combattimento
– riduce il campo visivo del soldato da circa  180° a circa 120°  (N.B. ciò che il soldato NON vede lo può uccidere !!)
– annulla il senso di profondità  (N.B. ciò che il soldato non percepisce correttamente  lo può uccidere !!)

Un altro aspetto che molti manuali istituzionali spesso non trattano con la dovuta profondità, è che i pregi che la visone notturna può dare possono essere IMMEDIATAMENTE vanificati se il soldato è costretto a sparare: la vampa di bocca può abbagliare temporaneamente il soldato rendendogli impossibile una visione corretta al buio (dopo lo sparo)!! Tutto questo implica che in una situazione simile occorrerà un po’ di tempo al soldato per “riassestare” la propria visone notturna .Un modo banale per risolvere questo problema, potrebbe essere quello di tenere CHIUSO l’occhio che NON mira durante il fuoco, per riaprirlo subito dopo aver sparato. Putroppo si stratta di una cosa alquanto soggettiva che alcune persone fanno naturalmente, mentre altre no, per cui si tratta di una soluzione di carattere non generale (e di conseguente applicazione NON omnicomprensiva !!). Ciò detto, per risolvere realisticamente questo problema i vertici delle FF.AA. devono considerare due fattori molto importanti :

– provare varie marche di munizioni al buio per verificarne la luminosità, che non deve mai essere eccessiva, al fine di individuare il prodoto più corretto (N.B. occorre fare attenzione che nno si tratta di un semplice problema di marca, ma che la munizone deve anche essere vista in strewtta correòlazione con la lunghezza della canna dell’arma che la deve impiegare!! Se la canna “è troppo corta”, la combustione è imperfetta e la vamapa di bocca risulterà evidentissima !!).
– prevedere l’impiego generalizzato di un rompifiamma sui fucili d’assalto, possibilmente dotato di capacità riduttiva PARZIALE delle emissioni sonore

Un altro aspetto spesso trascurato da molti manuali istituzionali è costituito dal fatto che la visione notturna funziona anche di giorno, ed in modo molto più rapido rispetto alle ore notturne. Più in generale, funziona meglio tutte le volte che lo sbalzo tra luce e buio è poco marcato. Se durante il giorno un soldato deve, ad esempio, entrare in un immobile provenendo dalla strada, saranno necessari circa 10 – 15 secondi perché gli occhi si abituino a questo livello di oscurità. C’è però da dire che un nemico eventualmente nascosto dentro a quello stesso immobile potrebbe approfittarne per colpire il soldato, il quale, come detto in precedenza, ha bisogno di un minimo lasso di tempo per condizionare i propri occhi al diverso livello di oscurità presente DENTRO all’immobile. Per risolvere questo problema, sono state proposte due soluzioni :

– chiudere l’occhio dominante per “condizionarlo” all’oscurità imminente PRIMA di entrare in una zona con una luminosità MINORE rispetto a quella dell’ambiente esterno (luce diurna)

– impiegare speciali occhiali, esteriormente simili ai comuni occhiali da sole, dotati di lenti con proprietà filtranti della luce solare, capace di rendere meno brusco il passaggio dalla luce esterna a quella interna

Un altro grosso problema, è la vampa di bocca (muzzle flash) delle armi nemiche. Se il nemico apre il fuoco all’improvviso, il rumore dello sparo potrebbe avere degli effetti psicologicamente destabilizzanti su un soldato non adeguatamente addestrato, e la sollecitazione visiva e sonora, potrebbe anche “bloccarlo” per un istante l’utente, esponendolo pericolosamente all’iniziativa nemica. Inoltre, se la distanza è ridotta, la vampa di bocca delle armi nemiche potrebbe anche degradare in qualche misura la visione notturna del soldato !! Premesso questo va però aggiunto che la vampa di bocca però è anche UTILE  perché permette al soldato di individuare con sufficiente precisione il punto in cui si trova il nemico. Più precisamente, durante il fuoco noturno :

– se la vampa appare grossolanamente circolare il nemico sta sparando da una  posizione pressochè perpendicolare
– se la vampa appare vagamente ellittica, il nemico sta sparando da una posizione più o meno obliqua

Ad ogni modo, non appena il soldato ha percepito la vampa di bocca, questi DEVE sparare una raffica controllata (di 3 colpi ma va bene anche una doppietta !!) nel punto in cui si trovava la vampa di bocca : se il nemico non si è mosso, quasi certamente verrà colpito !! Subito dopo aver sparato, il soldato NON deve rimanere immobile, ma DEVE spostarsi  repentinamente a destra o a sinistra.

17 Aprile 2024 Osservazioni sul combattimento in condizioni di scarsa visibilità
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