Le sedici vittime della calibro 22. Caso giudiziario ancora aperto

Nel luglio del 1984, a Vicchio, Firenze, il mostro colpisce di nuovo uccidendo due giovani. La redazione de La Nazione si mobilita, ma la verità giudiziaria rimane sfuggente.

Luglio 1984. Firenze ripiomba nell’incubo del mostro: a Vicchio, la calibro 22 miete le sue più giovani vittime. Pia Rontini, 18 anni, e Claudio Stefanacci, 21, vengono trucidati alla Boschetta, dove si erano appartati in auto. La redazione de La Nazione si mette in moto: nel pomeriggio esce un’edizione straordinaria che racconta l’angoscia di quei giorni. Quello di Vicchio fu un delitto che buttò all’aria anche l’ipotesi investigativa preponderante, in quell’estate di trent’anni fa: nel gennaio precedente, dopo l’apertura della “pista sarda“, legata al delitto di Signa del 1968 (in cui erano stati uccisi gli amanti Antonio Lo Bianco e Barbara Locci) erano finiti in carcere i due cognati Mele e Mucciarini. Nel settembre dell’anno successivo, il mostro ucciderà ancora, per l’ultima volta, a Scopeti. Sedici vittime in totale, per cui non è stata raggiunta una verità giudiziaria condivisa. Il contadino Pietro Pacciani morirà prima di un nuovo processo d’appello, i “compagni di merende“ Mario Vanni e Giancarlo Lotti condannati soltanto per gli ultimi quattro duplici omicidi.

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22 Luglio 2024 Stampa: La Nazione – Le sedici vittime della calibro 22. Caso giudiziario ancora aperto
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