Il mostro di Firenze e il dna che riaccende il caso
Lorenza Sebastiani
Il mostro di Firenze è il più famoso caso irrisolto del crimine del nostro Paese. Uno dei capitoli più oscuri e complessi della cronaca nera italiana. Suggestivo, inquietante e mai chiarito. Tra il 1968 e il 1985 un serial killer mai identificato con certezza ha terrorizzato la campagna toscana, uccidendo otto coppie di giovani. Nonostante decenni di indagini, processi e teorie, molti punti oscuri e dubbi rimangono irrisolti. Recentemente, nuove scoperte sul DNA rintracciato su una vecchia arma del delitto hanno riacceso l’interesse pubblico e sollevato persino la possibilità di riaprire il caso. Le uccisioni attribuite al Mostro di Firenze seguirono uno schema preciso: il killer colpiva coppie appartate nelle campagne, sparando prima e poi mutilando i corpi delle donne. Una brutalità che scosse profondamente l’opinione pubblica, creando un clima di paura che durò anni. Le indagini, però, anche in questo caso sono state lacunose per molti versi. Numerosi errori, incongruenze e cambi di rotta. Le teorie contrastanti tra gli investigatori su un singolo killer o un gruppo di assassini organizzati, complicarono ulteriormente la storia. Diversi individui furono accusati e processati, tra cui Pietro Pacciani e i cosiddetti “compagni di merende”. Tuttavia, le prove contro di loro erano spesso circostanziali e contraddittorie, portando a numerosi dubbi sulla loro colpevolezza. Pacciani, in particolare, morì nel 1998 mentre era in attesa di un nuovo processo, proclamandosi innocente fino alla fine. Tecnicamente, è morto da innocente. “Secondo le perizie balistiche, considerando la traiettoria dei proiettili, il serial killer doveva essere alto come minimo 1,74, mentre Pacciani raggiungeva appena il metro e 60”, ha dichiarato il suo difensore dell’epoca, l’Avvocato Nino Marazzita. Le indagini furono influenzate da pressioni mediatiche e politiche, che portarono a decisioni frettolose e spesso potenzialmente sbagliate. Recentemente, una nuova pista si è fatta strada. Gli investigatori hanno rintracciato tracce di DNA su una vecchia arma del delitto, un revolver utilizzato nell’omicidio di Nadine Mauriot e Jean Kraveichvili, la coppia di giovani francesi uccisi nella campagna di san Casciano nell’85. Questo DNA, che non corrisponde a quello di nessuno degli indagati precedenti, potrebbe fornire nuovi elementi per identificare il vero assassino. Vi sarebbe anche una parziale sovrapposizione di tale DNA su altri due proiettili rinvenuti in occasione dei duplici omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). La firma del mostro mentre ricarica l’arma. Grazie alle moderne tecniche di analisi, gli esperti hanno fatto un significativo passo avanti. E l’avvocato delle famiglie di alcune vittime, Vieri Adriani, si è espresso a favore della riesumazione, per esempio, della vittima Stefania Pettini uccisa nel ‘74, che secondo consulenze medico legali avrebbe lottato contro l’assassino, e quindi non è impossibile che sotto le sue unghie, possa ancora esserci del materiale. Le autorità italiane stanno collaborando con esperti forensi internazionali per verificare l’accuratezza delle nuove scoperte e confrontare il DNA con database globali. Se confermato, il nuovo profilo genetico potrebbe portare quindi a nuove indagini e potenzialmente a un processo. La questione della riapertura del caso è complessa e coinvolge diversi fattori legali e investigativi. Alcuni dei crimini potrebbero essere prescritti, rendendo difficile la riapertura del fascicolo su basi legali. Tuttavia, in Italia, i reati più gravi come l’omicidio non hanno termini di prescrizione.
La scoperta del nuovo DNA costituisce una “prova nuova” che potrebbe quindi anche giustificare la riapertura del caso. Se le autorità riterranno che questa prova sia sufficientemente solida, potrebbero procedere con nuove investigazioni. Tanti ne parlano, tanti ne scrivono. Perché il caso del Mostro di Firenze ha sempre riscosso un enorme interesse pubblico, e una riapertura potrebbe essere vista come un atto di giustizia per le vittime e le loro famiglie. Il caso del Mostro di Firenze rimane nonostante il dramma, uno dei misteri più affascinanti e inquietanti della cronaca nera italiana. Perché nonostante decenni di indagini, molte domande rimangono senza risposta.