Mostro di Firenze, verso la riapertura del caso. La risposta “è nelle larve”
Ricostruita la scena del delitto del 1985. Un test sconfessa la versione del ‘compagno di merende’ Lotti, testimone oculare. Gli scienziati: uccisi almeno un giorno prima
Il mostro di Firenze, uno dei casi di cronaca nera più oscuri della storia italiana, continua a occupare le pagine dei giornali. Dopo la notizia dello scorso luglio che vedeva, da parte di un consulente delle due vittime francesi, della scoperta di un nuovo profilo di DNA rilevato su un proiettile – e in seguito alla quale si chiedeva la riesumazione del corpo di Stefania Pettini – arriva oggi una nuova svolta: il processo sarebbe infatti da rifare da capo.
La notizia viene data dalle pagine de La Nazione con la firma del giornalista investigativo Stefano Brogioni. L’esperimento giudiziale fatto in questi giorni alla piazzola di Scopeti, dove i due francesi avevano piazzato la loro tenda, potrebbe demolire la versione raccontata da Giancarlo Lotti – il cosiddetto “compagno di merende” di Pietro Pacciani – e spianare la strada verso la revisione della condanna di Mario Vanni, come chiesto dal nipote del postino di San Casciano.
Secondo l’esame di parte, l’omicidio sarebbe avvenuto prima dell’otto settembre, il sabato sera o addirittura il venerdì e, dunque, Lotti avrebbe mentito.
La risposta nelle larve
“I risultati sono incoraggianti nello smentire in maniera categorica le dichiarazioni del teste oculare”, ha dichiarato Fabiola Giusti che, con Stefano Vanin, due luminari dell’entomologia forense – scienza che quarant’anni fa non era ancora sviluppata al livello di conoscenze attuale – ha ricreato, nello stesso luogo e nei medesimi giorni del mese, l’ambiente in cui, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre, il cercatore di funghi Luca Santucci s’imbatté per caso nei due cadaveri.
Nadine era nella tenda, Jean Michel tra i rovi, coperto da alcuni rifiuti. Il corpo della donna aveva già raggiunto una decomposizione tale che, a tanti, già allora, faceva dubitare che quel delitto potesse essere avvenuto prima della domenica sera.
Nei giorni scorsi, nella radura di Scopeti è stata montata una canadese molto simile a quella della coppia di turisti. Dentro è stata posta della carne che, con il passare delle ore, ha iniziato il suo normale decorso: i due entomologi hanno quindi osservato, cronometro alla mano, l’arrivo di larve e mosche. Una fauna cadaverica che sarebbe paragonabile a quella presente sul cadavere della vittima, stando alle foto delle autopsie.
Adesso gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, con la relazione dei loro consulenti, depositeranno entro l’anno la richiesta di revisione del processo conclusosi con la condanna di Vanni.
Il tribunale competente è quello di Genova, che in passato – correva l’anno 2004 – aveva già respinto una richiesta analoga presentata dal difensore di allora di Vanni, l’avvocato Nino Filastò.
Ma oggi, oltre alla consulenza dei due luminari dell’entomologia, l’istanza potrebbe essere corredata da altri elementi che sbugiardano il ‘pentito’ dei delitti del mostro, come ad esempio il taglio sulla tenda: secondo i legali, potrebbe essere uno strappo, non provocato da una lama come invece raccontò Lotti.
“Noi non cerchiamo l’assassino – ha dichiarato Biscotti a La Nazione – ma ci sono processi che in un momento storico sono stati condizionati e che adesso meritano di essere rivisti”.