Mostro di Firenze, il mistero di Scopeti e il corpo di Stefania Pettini/ Le chiavi per la riapertura del caso
Mostro di Firenze – Dalla scena dell’ultimo duplice omicidio, quello degli Scopeti, al cadavere di Stefania Pettini che potrebbe “parlare”: il caso verso…
Giovanna Tedde
Mostro di Firenze, un cold case lungo decenni che non si spegne con le condanne ai “compagni di merende” e la cornice inquietante intorno al profilo del “Vampa” Pietro Pacciani, il contadino di Mercatale morto da innocente (fu assolto in appello ed era in attesa di un nuovo processo su decisione della Cassazione). Oggi, 39 anni dopo l’ultimo degli otto duplici omicidi di coppiette attribuiti al serial killer che insanguinò le campagne fiorentine tra il 1968 e il 1985, il caso torna in testa alle cronache con la notizia di nuove scoperte sulla scena del crimine di Scopeti, teatro dell’uccisione dei francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili – ultime due vittime del Mostro – che irrobustiscono un’ipotesi già ampiamente dibattuta negli anni smentendo, di fatto, il racconto del testimone-imputato Giancarlo Lotti (che collocò i delitti nel giorno di domenica 8 settembre 1985 indicando nell’altro compagno di merende, Mario Vanni, l’autore del taglio sulla tenda delle vittime): la morte della coppia francese sarebbe da retrodatare ad almeno un giorno prima, se non addirittura al venerdì, e questo, secondo i legali che rappresentano la famiglia di Vanni, potrebbe aprire a una revisione del processo.
A rafforzare tale scenario sarebbero gli esami condotti in sede di esperimento giudiziale da due entomologi forensi, Fabiola Giusti e Stefano Vanin che recentemente, riporta La Nazione, nello stesso luogo e nello stesso periodo in cui i due giovani furono assassinati avrebbero ricreato le condizioni ambientali di quando i cadaveri furono rinvenuti, la donna nella tenda e l’uomo, poco distante a terra tra i rovi e coperto da rifiuti. I risultati sull’analisi della fauna cadaverica, secondo gli esperti, “sono incoraggianti nello smentire in maniera categorica le dichiarazioni del teste oculare” Lotti, sostiene Fabiola Giusti. La scienza che studia lo sviluppo delle larve sui corpi in decomposizione consente di restituire un quadro più preciso sulla datazione di un decesso, e nel caso dei francesi dimostrerebbe che non sarebbero stati uccisi l’8 settembre bensì parecchie ore prima. Le condizioni del corpo della donna, già fortemente compromesso dai processi di trasformazione cadaverica come si evincerebbe dalle foto, fin dall’epoca del ritrovamento avevano fatto dubitare sul momento del decesso indicato da Lotti nella sua versione. Ora, l’entomologia rafforzerebbe la tesi che sostiene quei dubbi e arriverebbe ad escludere che il duplice omicidio sia avvenuto la sera dell’8 settembre. Lotti, chiamandosi in correità con gli altri due “compagni di merende”, disse di aver visto Pietro Pacciani sparare e Mario Vanni operare per l’asportazione di seno e pube della vittima femminile. La retrodatazione della morte di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili cambierebbe molto non solo in termini di inquadramento temporale degli omicidi, ma anche sulla collocazione dei tre sulla scena.
Mostro di Firenze, l’entomologia smentirebbe Lotti: processo da rifare?
Posizionando della carne all’interno di una tenda nella stessa piazzola degli Scopeti dove furono uccisi i due francesi, gli entomologi, ricostruisce La Nazione, avrebbero osservato che per lo sviluppo di una fauna cadaverica simile a quella evidenziata sul cadavere di Nadine Mauriot attraverso alcune foto dell’autopsia agli atti dei procedimenti sul caso del Mostro di Firenze, serve molto più tempo rispetto a quanto cristallizzato nella ricostruzione ufficiale.
Il lavoro di Giusti e Vanin servirà agli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo in vista dell’istanza di revisione del processo a carico di Mario Vanni che si prevede essere depositata a breve. Uno degli elementi su cui i legali insistono per demolire la versione di Lotti è anche quello del famoso taglio sulla tenda dei francesi, forse uno “strappo” pregresso e non causato con l’uso di una lama contestualmente all’azione omicidiaria (come invece riferito dallo stesso teste-imputato). I due “compagni di merende” di Pietro Pacciani – oggi deceduti – furono condannati rispettivamente all’ergastolo e a 26 anni, ritenuti responsabili soltanto degli ultimi quattro duplici omicidi del Mostro di Firenze.
Mostro di Firenze, l’orizzonte della riesumazione della salma di Stefania Pettini per l’analisi del Dna
Ed è ancora Scopeti l’epicentro di un’altra potenziale chiave per la svolta nel mistero che da 39 anni sigilla i crimini del Mostro di Firenze. Il ritrovamento di un Dna ignoto sulla scena del duplice omicidio dei francesi, isolato su uno dei proiettili della famigerata calibro 22 che accomuna tutti gli omicidi dal 1968 al 1985, è ora al centro della speranza delle famiglie delle vittime per arrivare alla comparazione tra quel materiale genetico e l’eventuale presenza di tracce sul corpo del ragazzo francese e di Stefania Pettini, uccisa nel 1974 insieme al fidanzato Pasquale Gentilcore.
Quest’ultima, come Kraveichvili, potrebbe essere entrata in contatto con l’assassino lottando per scampare alla sua furia e trattenendo, magari sotto le unghie, resti che potrebbero portare alla sua firma. Per questo, l’avvocato Vieri Adriani – che assiste i parenti dei francesi e della stessa giovane italiana uccisi nell’atroce sequenza attribuita al serial killer delle campagne fiorentine – preme per la riesumazione dei corpi e in particolare per non trasferire la salma di Pettini perché resti a disposizione nell’ottica di una nuova autopsia. Avviene tutto alla vigilia del 50° anniversario del duplice omicidio della coppietta a Rabatta, avvenuto il 14 settembre 1974, e il legale, per conto della cugina di Stefania Pettini, secondo La Nazione sarebbe determinato a chiedere al Comune di Borgo San Lorenzo di non procedere all’estumulazione dei resti della vittima perché potrebbe essere necessaria la riesumazione nell’ambito di una nuova indagine sul Mostro.