Mostro di Firenze: un esperimento potrebbe ribaltare tutto

Gianluca Zanella

Mostro di Firenze, tutto da rifare. Ma tutto cosa? A dire il vero, soltanto un processo: quello a Mario Vanni, soprannominato “torsolo”, uno dei cd. Compagni di merende, insieme a Pietro Pacciani e Giancarlo Lotti. Eppure, se davvero – come chiedono un parente di Vanni e i suoi avvocati – si giungesse a una revisione di questo processo, crollerebbe un castello di carte che, in effetti, resta in piedi solamente per mostrare tutta la sua fragilità.

L’ultimo delitto del Mostro

Un esperimento portato a termine qualche giorno fa, infatti, rischia di retrodatare l’ultimo omicidio del Mostro, quello dell’8 settembre 1985, quando a venire massacrati furono i turisti Nadine Mauriot Jean Michel Kraveichvili. Fu uno dei delitti più brutali del Mostro, il suo lascito di sangue: aggrediti mentre campeggiavano all’interno di una tenda in una piazzola di sosta, alla donna vennero asportati il seno sinistro e il pube; l’uomo, ferito da un colpo di pistola, tentò la fuga nei boschi, ma venne raggiunto e finito a coltellate, per poi essere gettato tra i rifiuti di una discarica improvvisata.

La testimonianza del compagno di merende

Uno dei pilastri del processo ai compagni di merende si basa proprio su questo delitto e sulla testimonianza di Giancarlo Lotti, che disse di aver assistito alla sua esecuzione con Pacciani nella veste di pistolero e Vanni in quello di chirurgo degli orrori. Peccato che, stando a questo esperimento svolto nei giorni scorsi, sia uscito fuori quello che già da tempo alcuni esperti vanno sostenendo: l’omicidio degli Scopeti (dalla zona in cui è stato commesso) è avvenuto uno o due giorni prima, dunque la testimonianza di Lotti è falsa. E se questo fosse vero, la notizia importante non è tanto che vada rifatto il processo a Vanni, deceduto nel 2009, ma che la macchina della giustizia italiana ha preso una cantonata e che il Mostro ha molto probabilmente passato una serena vecchiaia (sempre che non sia ancora vivo).

L’esperimento

Che l’omicidio non fosse avvenuto nella notte dell’8 settembre sin dall’inizio era apparso chiaro: a ritrovare i corpi era infatti stato un cercatore di funghi il 9 mattina, dunque poche ore dopo il massacro. Eppure, a quel punto, i cadaveri mostravano già i segni di una decomposizione di stadio avanzato. A dimostrarlo ci sono le foto dell’epoca. Tuttavia il processo ha cristallizzato la data dell’8 settembre.

Se nei giorni scorsi foste passati nella stessa piazzola dove sono state uccise le ultime vittime del mostro, come in un macabro deja vu avreste rivisto una tenda molto simile a quella utilizzata dai due francesi nel 1985 e, se vi foste affacciati all’interno, avreste trovato dei pezzi di carne. Lì nei pressi, poi, avreste visto due esperti: gli entomologi Fabiola Giusti Stefano Vanin che, sotto lo sguardo degli avvocati Valter Biscotti Antonio Mazzeo, attendevano il processo di decomposizione per studiare lo sviluppo della fauna di larve e mosche.

Insomma, una scena piuttosto bizzarra. Ne abbiamo parlato con una delle persone presenti sul posto, nonché uno dei promotori dell’iniziativa scientifico-forense: l’avvocato Valter Biscotti.

Elementi nuovi e decisivi

“Rispetto agli accertamenti di carattere tecnico scientifico che si sono svolti all’epoca dei fatti – ci ha detto – l’evoluzione della scienza in materia entomologica, cioè lo studio della crescita delle larve sui cadaveri, è stata enorme, anzi, diciamo che nel 1985, almeno in Italia, era quasi sconosciuta. Oggi, sulla base di questi studi, si può accertare con esattezza scientifica l’epoca di un decesso”.

Quello emerso dall’esperimento, secondo Biscotti, è un elemento “nuovo e decisivo” che ribalta la sentenza di condanna al processo dei compagni di merende. “Dallo studio delle larve, in base alla loro lunghezza, i nostri consulenti scientifici hanno dimostrato che la morte è avvenuta almeno il giorno prima. Lotti dunque non era presente sulla scena del delitto”.

Nessun compagno di merende, ma un serial killer

Ma allora quello dei compagni di merende è stato tutto un grande abbaglio? O forse, in qualche modo, Pacciani, Vanni e Lotti hanno avuto un ruolo della catena di duplici delitti che ha insanguinato la Toscana tra il 1974 e il 1985? Anche su questo la posizione dell’avvocato è molto netta: “Io sono convinto che i compagni di merende non c’entrino assolutamente niente con gli omicidi del Mostro di Firenze. Sono convinto che il Mostro sia in realtà un serial killer unico, sicuramente dotato di un’intelligenza criminale molto avanzata. Il serial killer è solito sfidare gli investigatori, cosa che il Mostro ha fatto, inviando come suo ultimo atto proprio un lembo del seno asportato a Nadine Mauriot in procura. I compagni di merende sono stati messi in mezzo con lo scopo di chiudere questa vicenda. Ovviamente la debolezza dell’accusa era insita già nelle indagini, ma erano tempi in cui era difficile arrivare a sostenere le tesi contrarie alla procura”.

Un errore giudiziario di enorme portata, secondo Biscotti. E a ben vedere non gli si può dare torto. Sono celebri alcuni spezzoni di video disponibili su YouTube che riguardano questo processo. Davvero molto difficile pensare a personaggi come Vanni, Lotti e lo stesso Pacciani (che a suo modo un mostro lo era davvero) come a dei freddi serial killer.

Dai sardi alla setta satanica: tante piste, nessun mostro

Eppure di piste, nel corso degli anni, ce ne sono state altre. Si è passati dalla cosiddetta “pista sarda” – che scandagliò la vita (e i crimini) della famiglia Vinci, cogliendo tante fortissime suggestioni, ma nessuna pistola fumante – alla pista delle sette esoteriche e di un secondo livello, passando per la vicenda perugina del delitto del medico Francesco Narducci. Possibile che la verità sull’identità del Mostro non sia mai stata sfiorata? “Durante gli anni – ricorda Biscotti – si è detto di tutto e si è investigato in ogni direzione. Per quanto riguarda la pista sarda, io credo che sia stato il Mostro stesso, quello vero, a indirizzare le indagini verso la famiglia Vinci. Questo per sviare le indagini che, probabilmente, stavano imboccando una direzione per lui pericolosa. Nessun rilievo ce l’ha la pista Narducci. In questo caso non c’è nemmeno un singolo elemento di prova che possa collegare il medico perugino agli omicidi del Mostro. Per quanto riguarda figure come quella di Giampiero Vigilanti, il cosiddetto Legionario su cui per un certo periodo si sono addensati i sospetti, e del farmacista Calamandrei, prendiamo atto dei provvedimenti di archiviazione del primo e di assoluzione del secondo. Io sono convinto comunque che negli atti della procura della Repubblica di Firenze ci sia la soluzione. Negli atti che non sono mai stati depositati c’è la chiave per risolvere il mistero”.

Entro la fine dell’anno, la revisione

Alla luce dei nuovi elementi, entro la fine dell’anno gli avvocati Biscotti e Mazzeo intendono fare richiesta di revisione della sentenza di condanna di Mario Vanni per conto del nipote presso il tribunale competente di Genova. Già nel 2004 era stata avanzata una richiesta simile, che però venne respinta. “Siamo convinti – spiega Biscotti – che Vanni non abbia commesso alcun omicidio. Di certo è una strada molto difficile, il 90% delle richieste di revisione vengono rigettate e ritenute inammissibili. Ove noi arrivassimo in udienza per discutere l’ammissibilità o meno della richiesta, siamo certi di convincere i giudici di Genova a rifare il processo e dichiarare nulla la condanna di Vanni. Così facendo cade tutto il castello accusatorio ai compagni di merende. Io credo, ed è lo spirito che mi muove insieme al collega Mazzeo in questa vicenda, che i processi penali dopo 20/30 anni si leggono sotto una luce diversa, più chiara. Certi processi dubbi sono figli del loro tempo. Quello ai compagni di merende è figlio di quel tempo, non è stato un processo sereno, l’ho detto più volte, bisognava trovare per forza dei colpevoli. Bisogna fare luce, ma anche pulizia. Queste cose non devono più accadere, è un compito morale che noi come avvocati ci assumiamo nel rispetto della verità e della giustizia”.

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13 Settembre 2024 Stampa: Inside Over – Mostro di Firenze: un esperimento potrebbe ribaltare tutto
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