«cut’n paste job» — Leslie Hammond e dr. parker

https://drive.google.com/file/d/1AUjSZ3XVNkJfF1GxvR7uRAiCPSyDx8Wo/view

Parte I

Premessa

Su indicazione di un ricercatore, che per ragioni di privacy preferisce mantenere l’anonimato utilizzando uno pseudonimo, si sono notati diversi casi sospetti riguardanti possibili alterazioni dei verbali risalenti alle indagini sul caso dei mostri di Firenze, dell’epoca del G.I.De.S1.

Dai primi riscontri condotti, alcuni di questi documenti appaiono possibilmente manipolati o contraffatti, come evidenziato dalla presenza di schemi ricorrenti o pattern che potrebbero indicare alterazioni.

Nella prima parte di questo articolo, a titolo d’esempio, verrà trattato un esame dettagliato di due verbali, relativi alle testimonianze rese nel 2005 dalla signora Mariella Ciulli. I verbali sono stati redatti in due occasioni distinte: il 4 ottobre e una successiva a poco più di un mese di distanza, il 7 novembre.

Nella seconda parte, si esploreranno possibili scenari su chi potrebbe aver modificato possibilmente la documentazione, con ipotesi sulle motivazioni e sui mezzi utilizzati per tale operazione.

Mariella Ciulli

Mariella Ciulli, nata a Firenze il 13 febbraio 1948, si è sposata nell’estate del 1969 con F.C. un farmacista, con cui ha avuto due figli: Francesca e Marco. La coppia si è separata nel 1985 o 1989 a seconda delle fonti. Dopo la separazione, Mariella è tornata a vivere a Firenze in Via San Niccolò e ha lavorato presso un negozio di famiglia situato in Via Pindemonte. Nel corso degli anni, ha più volte accusato l’ex marito di essere coinvolto nei delitti.

Dal 2001, la Signora Ciulli è stata ricoverata presso l’Istituto delle Suore Passioniste in Via del Poggiolino a Firenze. È deceduta nel 2023.

I problemi di salute

Si potrebbe ipotizzare che le incoerenze riscontrate, come si vedrà in seguito, nei due verbali di testimonianza della signora Ciulli siano attribuibili ai problemi di salute che l’avrebbero afflitta a partire da un certo anno. Tuttavia, questa spiegazione va immediatamente confutata. Infatti, i segnali di discontinuità non emergerebbero solo nelle risposte della testimone, ma anche nella sequenza cronologica delle domande, che sembrano non seguire un filo logico coerente, uno zoccolo logico consequenziale.

Il verbale del 4 ottobre 20052

Descrizione generale

Il verbale di interrogatorio del 4 ottobre 2005, è condotto a Firenze presso l’Istituto Suore Passioniste, con la signora Mariella Ciulli come persona informata sui fatti. Il verbale è presieduto dal Pubblico Ministero dott. Giuliano Mignini, assistito da membri delle forze dell’ordine e dalla dott.ssa Laura Paglicci Reattelli, consulente del Pubblico Ministero.

La signora Ciulli viene interrogata su diversi eventi relativi alla sua vita, inclusi rapporti familiari, memorie di eventi passati e, in particolare, informazioni riguardanti il suo ex marito e le frequentazioni sull’isola delle Trasimeno. Ci sono anche domande sul poliziotto «Lele» e sul medico Francesco Narducci.

Il verbale

La prima risposta riportata nel verbale rivela già un elemento di particolare interesse: «sono Mariella Ciulli nata 13 febbraio 19 e da quattro anni vivo in questo istituto contro la mia volontà, perché io volevo vivere a casa mia a Firenze in via San Niccolò 82. Ora questa casa è affittata». La signora Ciulli ci tiene a precisare che si trova in una condizione di sequestro.

Interessante anche la mancanza nel verbale del «48» alla fine della data. Sicuramente potrebbe sembrare un refuso, ma proseguendo nella lettura emergono passaggi che destano particolare attenzione.

La seconda domanda, piuttosto prevedibile, è «dove vorrebbe vivere?» e la risposta, altrettanto ovvia, è «a Firenze».

Dopodiché l’intervistatore le rivolge una domanda che potebbe sorprendere: «lei è stanca?». Una domanda piuttosto curiosa. La signora Ciulli risponde, lucidamente: «io mi sento sempre stanca», riferendosi possibilmente alla situazione di segregazione, che aveva denunciato.

In successione le viene chiesto «come si sente in questo luogo?» risposta: «sto bene, ma mi sento rinchiusa».

A questo punto le domande cominciano a focalizzarsi sulla famiglia, quinta domanda: «lei ha figli?». La Ciulli risponde con due verità note e con una dichiarazione che sembra casuale, quasi a suscitare dubbi sulla lucidità della signora: «[…] poi ho un terzo figli (nda errore di battitura) sempre da mio marito […] che vive con l’avvocato Corsi, ma quest’ultimo figlio non lo vedo mai. Mentre i primi due li ho partoriti in ospedale, quest’ultimo l’ho partorito in casa». Cosa ci vuole dire la signora Ciulli con questa ultima frase? Perché sottolineare il fatto che questo figlio fu partorito in casa? Perché poi vivrebbe con un avvocato? Perché questo figlio non visita mai la madre? Ma soprattutto: chi è?

Anziché approfondire la questione, la domanda successiva è la seguente: «lai (nda errore di battitura) è mai stata a Perugia?». La Ciulli risponde, e poi aggiunge: «[…] a Perugia vi era tale Massimo Innocenti amico di mio marito». Segue subito dopo una frase che risulta di difficile interpretazione: «ricordo che quest’ultimo in quell’occasione mi disse che era andato all’università, invece era uscito dal manicomio dove era andato a trovare il suo amico Innocenti».

Questa frase merita una analisi accurata. «Quest’ultimo» si riferisce al marito? Perché usare questa espressione per indicarlo? Sembrerebbe che si stia parlando di Innocenti, e non del marito, ma possiamo considerarlo un altro errore di battitura. Proseguendo, si legge: «mi disse che era andato all’università», fin qui tutto chiaro. Poi però si aggiunge: «invece era uscito dal manicomio». A questo punto ci si chiede: il marito si trovava in manicomio o si tratta di un altro errore? Successivamente viene scritto: «dove era andato a trovare il suo amico Innocenti». Quindi, era Innocenti a essere stato in manicomio? Questa ultima parte è tutt’altro che chiara.

Altra domanda, quella immediatamente successiva: «ha mai visto l’avvocato Fioravanti?». Risposta: «lo conosco perché sono andata al suo studio in Piazza della Signoria a Firenze mandata dall’Ispettore Lamperi. Ricordo che gli parlai del fatto che Pietro Pacciani era stato a lavorare a casa mia e che mentre parlava con l’idraulico Piero Innocenti, sentii il Pacciani dire che aveva pugnalato il francese agli scopeti per difendere mio marito che voleva aggredirlo. Sentivo anche il Pacciani dire che l’avvocato Filastrò era coinvolto nell’ultimo delitto del 1985. Pacciani diceva anche ad Innocenti che mio marito era andato a proteggere Nadine ma poi non o nulla di ciò ce è successo».

Una dichiarazione sorprendente: la Ciulli parla di Pacciani che, discute amabilmente con un idraulico, Piero Innocenti (curiosa analogia nel cognome del di cui sopra Innocenti Massimo), al quale descrive con leggerezza di aver pugnalato alla schiena il francese Jean Michel agli Scopeti, di averlo fatto per difendere il marito, il quale avrebbe anche tentato di difendere la povera Nadine con il coinvolgimento dell’avvocato Filastò. A fronte di questa sequenza di incredibili dichiarazioni, ci si sarebbe aspettati che, fosse inviata una richiesta di comparizione per l’idraulico Innocenti, il quale non risulterebbe però fra i testimoni ascoltati dal P.M.

Sembra di assistere a un pattern ricorrente: risposte rilevanti sotto diversi aspetti, che meriterebbero ulteriori domande di approfondimento e chiarimento. Tuttavia, la domanda successiva riportata nel verbale apre sempre un nuovo scenario, slegato sembrerebbe dagli apporti dichiaritivi a cui si è giunti con la risposta. L’approfondimento di tali tematiche avrebbe potuto essere utile per valutare l’autenticità delle risposte, soprattutto considerando i presunti problemi di salute della signora Ciulli. Lasciare queste dichiarazioni in un territorio di vaghezza, tale da non consentire neppure una ricostruzione chiara degli eventi raccontati — anche se frutto di fantasia — ci condanna a restare in un limbo.

La domanda succesiva infatti è la seguente: «lei da quando ha avuto problemi di salute?». Risposta: «lei intende dire salute mentale?», domanda: «no, in generale». Risposta: «a 23 anni sono stata colpita da tubercolosi e sono rimasta circa tre mesi e mezzo in ospedale a villa Ognissanti, dove mi ha curato il dr. Tanzi. Ho avuto un pneumotorace sx per due anni e mezzo, poi sono guarita totalmente. Circa otto anni fa, ho poi avuto una isterectomia dal prof. Gacci». Domanda: «sa in che anno siamo?», risposta: «si, 2005».

Domanda: «prosegua pure», risposta: «poi ho avuto una operazione di appendicite a circa tredici anni, (nda attenzione qui virgola e poi maiuscola con un discorso che appare slegato dal precedente) I figli del Ristori, il primo Carlo Alberto è nato in casa, mentre Simone, nato da una violenza carnale è nato a casa del prof. Gacci in occasione di una visita di controllo. I figli del […], sono nati a in clinica e in ospedale. Tre figli li ho avuti da Orazio Calzuola di cui due gemelli e un altro tutti nati in casa».

In questo passaggio potrebbe sembrare evidente che alcune risposte mostrino un senso temporale invertito. La Ciulli parla di tubercolosi a 23 anni e in seguito di una appendicite a 13 anni come se si trattasse di una confusione di carattere temporale da parte della Ciulli, intervallata dalla domanda «in che anno siamo», che ha una chiara connotazione di indagine psicologica. Tuttavia il principale argomento trattato, che la Ciulli stessa aveva affrontato per prima, non viene ripreso dalla domande, a favore di domande generiche sulla vita della Ciulli stessa.

Le domande proseguono con quesiti sulle scuole frequentate, sul matrimonio, sulla figlia, sul marito farmacista, sulla farmacia e sui problemi familiari.

Successivamente si passa ai riconoscimenti fotografici, durante i quali le vengono mostrate in totale 15 fotografie. Le foto n.17, n.24, n.40 e n.36 non vengono riconosciute, ma non sappiamo chi fossero le persone ritratte poiché il verbale non lo specifica (un’anomalia).

La foto n.23 viene riconosciuta dalla Ciulli come Zucconi G., la n.13 è identificata come un possibile Nacci (non sappiamo se correttamente), la n.27 non viene riconosciuta (Eugenio Gianni Jachia), la n.12 non viene riconosciuta (Giuliano Luccioli), la n.11 viene correttamente riconosciuta come Achille Sertoli, la n.10 non viene riconosciuta (Fabio Filippi), la n.9 non riconosciuta (Roberto Corsini), la n.8 non riconosciuta (Luciano Corrado), la n.34 non riconosciuta perché troppo scura (suo marito), mentre la n.35 viene riconosciuta (suo marito). Infine, la n.2 viene riconosciuta poiché mostrata da un certo Lele, poliziotto di Perugia, come un giovane morto nel Trasimeno.

La Ciulli racconta di questo poliziotto che sembra chiamare inizialmente come «Lele» per poi passare a «Gabriele». Il riferimento sarebbe al poliziotto Emanuele Petri, un poliziotto della Polfer, che morì il 2 marzo 2003 durante uno scontro a fuoco con membri delle «Nuove Brigate Rosse» su un treno. Il poliziotto, dice la Ciulli che si sarebbe recato da lei assieme ad «un altro», per notizie sul Narducci.

Questo incontro tra la Ciulli e il poliziotto «Lele» occupa le successive tre domande, l’ultima delle quali e che di fatto chiude il verbale, recita: «ricorda aver mai visto suo marito graffiato?». La risposta è inaspettata: «ricordo aver visto mio marito […] con un graffio alla guancia sinistra e con una ferita al braccio sinistro la mattina dopo il delitto degli Scopeti, tanto che gli dissi «sarai te il mostro»… lui mi disse che si era graffiato facendosi la barba e m picchiò. Ho rivisto Nadine al mare a Forte dei Marmi con il seno operato. Ho rivisto anche Paola Favoni che è stata operata a cuore. Poiché me lo chiede, le dico che un giorno aprendo un frigo, vidi un sacco co all’interno un pezzo di carne cruda. La feci vedere a mio marito e lui mi disse di cuocerla e darla a mio marito». Dopo tale frase il verbale riporta quanto segue: «il verbale viene chiuso alle ore 15.10 odierne».

Esame volto alla ricerca di anomalie del verbale

Da un esame del documento si riscontra la presenza di diversi pattern che potrebbero suggerire la possibilità di alterazioni, tagli o copia incolla di brani del possibile verbale originario:

  1. Il timing del verbale appare decisamente sospetto. L’orario d’inizio è indicato alle 11:50, con una prima pausa alle 14:10. In questo intervallo di tempo, risultano registrate solo 23 domande, alcune delle quali con risposte estremamente brevi. In 2 ore e 20 minuti, sarebbero state poste alla signora Ciulli una media di quasi una domanda ogni 6 minuti. Anche tenendo conto di un ritmo molto lento e di eventuali pause tra domanda e risposta, è difficile immaginare che tutto il tempo sia stato effettivamente impiegato. Oppure che le domande e risposte siano state effettivamente solo quelle. Nella seconda parte del verbale, dalle 14:20 alle 15:10 (un totale di 50 minuti), vengono registrate solo 5 domande e la visione di 15 fotografie tratte da un album. La maggior parte delle risposte alle immagini è negativa e quasi sempre concisa. Complessivamente, si tratterebbe di 3 ore e 20 minuti di testimonianza, un arco di tempo apparentemente incompatibile con il ridotto numero di domande e risposte, anche tenendo conto di uno stato di confusione o stanchezza dell’interlocutrice. Questo elemento non coincidente potrebbe indicare la rimozione dal verbale noto di alcune domande e risposte rese in sede di testimonianza.

  2. Discontinuità narrative sembrano emergere dal racconto della signora Ciulli. Un esempio evidente è la transizione tra le domande sull’operazione di appendicite e la menzione della nascita di vari figli, che appare improvvisa e poco coerente dal punto di vista del flusso narrativo. Questo potrebbe indicare un taglio mal eseguito o una modifica del contenuto originale. Resta difficile credere che dopo l’affermazione della Ciulli «Poi ho un terzo figli sempre da mio marito C. che vive con l’avvocato Corsi, ma quest’ultimo figlio non lo vedo mai. Mentro i primi due li ho partoriti in ospedale, quest’ultimo l’ho partorito in casa» non segua la domanda su chi fosse questo figlio affidato all’avvocato Corsi. Anche questo elemento potrebbe indicare un taglio mal eseguito o una modifica del contenuto del verbale originale.

  3. Alcune domande risultano disorganiche rispetto al filo conduttore della testimonianza. Un esempio evidente è la domanda n. 7: «Ha mai visto l’avvocato Fioravanti?». Questa domanda appare del tutto scollegata rispetto alle precedenti, che riguardavano visite al lago Trasimeno, e a quelle successive, incentrate sui problemi di salute. Inoltre, la formulazione «ha mai visto» suggerirebbe che la Ciulli avesse già menzionato un luogo o un evento rilevante, ma invece si fa riferimento a un ricordo legato a una visita di F.C. «dal manicomio» (un passaggio poco chiaro, come se mancasse una parte), per andare a trovare un amico. Anche questi elementi farebbero apparire il verbale potenzialmente oggetto di taglia e incolla con domande e risposte spostate da altri punti, che possibilmente sarebbero stati rimossi.

Esame del file

In modo del tutto insolito, rispetto ad altri verbali resi disponibili in formato.pdf, formato che garantisce un certo grado di sicurezza contro la manomissione dei contenuti, in questo caso il verbale è stato fornito in formato Word, con estensione.docx. Questo formato, comunemente utilizzato per i documenti creati con Microsoft Word, rappresenta già di per sé un’anomalia, poiché Word 2007, che introduce questo formato, è stato rilasciato due anni dopo la redazione del verbale, avvenuta nel 2005. Inoltre ovviamente il formato Word permette una rapida modifica dei contenuti.

Un ulteriore elemento sospetto è la cancellazione delle proprietà del documento, che avrebbero permesso di tracciare informazioni sulla sua creazione e modifica del file. Sebbene sia un’operazione relativamente semplice, non è una pratica comune a tutti gli utenti. Questi dettagli contribuiscono a rafforzare il quadro generale degli indizi di cui abbiamo già discusso.

Il verbale del 7 novembre 20053

Descrizione generale

Il secondo verbale è datato 7 novembre 2005, riguarda sempre la testimonianza della sig.ra Mariella Ciulli ed condotto nello stesso Istituto delle Suore Passioniste a Firenze. Anche questo interrogatorio è stato presieduto dal dott. Giuliano Mignini, Pubblico Ministero, coadiuvato in questo caso dal dott. Michele Giuttari ed assistito da membri delle forze dell’ordine.

L’interrogatorio sembra soffermarsi esclusivamente sui particolari in riferimento a episodi collegati all’incontro con un poliziotto soprannominato «Lele» già citati nel precedente incontro del 4 ottobre che viene pure riletto.

Nel verbale si evidenzia anche una dinamica familiare complicata, in cui la figlia della signora Ciulli sembra avere preoccupazioni riguardo alle dichiarazioni della madre, specialmente per quanto riguarda il coinvolgimento dell’ex marito.

Il verbale

Il verbale inizia con una osservazione della sig.ra Ciulli relativamente alla forma fisica del dott. Giuttari e di un assistente, il poliziotto Callisto: «si dà atto che la signora, prima dell’inizio del verbale, ha osservato che il dottor Giuttari è dimagrito rispetto al giorno in cui lo vide la prima volta alla squadra mobile di Firenze nel 1996–1997. La stessa ha dichiarato anche del poliziotto Callisto che lavorava col dottor Giuttari». Non è chiaro quale sia la rilevanza della dichiarazione della sig.ra Ciulli, tale da essere inserita nel verbale; potrebbe forse essere considerata un elemento a conferma della lucidità della testimone.

Subito dopo la sig.ra Ciulli ripete quello che aveva evidenziato anche nel verbale precedente del giorno 4 ottobre: «ha detto anche di sentirsi triste nell’ambiente in cui si trova». Si ricorda che in quel periodo storico, la signora Ciulli aveva 57 anni.

Dopodiché viene verbalizzata una dichiarazione che sembra preannunciare un potenziale elemento invalidante del verbale stesso: «[…] i farmaci che assume le fanno perdere la memoria». Poi prosegue con una affermazione scherzosa della figlia: «ha aggiunto che la figlia scherzosamente le dice finirai in galera se non dici la verità».

Segue una segnalazione accurata e doverosa da parte degli inquirenti: «a questo punto si avvisa la signora Ciulli che ha facoltà di astenersi dal deporre relativamente ai fatti verificatisi o appresi dal dottor […] durante la convivenza coniugale». Dal punto di vista giuridico, questa procedura è pienamente conforme. La signora risponde: «mi avvalgo della facoltà di astenermi per i fatti che lei ha indicato».

Il verbale prosegue così, correttamente indicando la decisione della signora Ciulli: «a questo punto la signora viene sentita unicamente sui fatti successivi alla cessazione della convivenza coniugale avvenuta come la stessa ha precisato nel 1989».

Dopodiché vengono precisate sul verbale due doverose indicazioni di carattere procedurale: «si dà altresì atto che, trattandosi di assunzione di informazioni ex art. 362 c.p.p. non è necessario procedere agli accertamenti di cui all’art. 196 c.p.p., norma che non viene richiamata per l’assunzione di informazioni».

Ma a cosa si riferisce il verbalizzante? L’ex art. 362 c..p.p. recita testualmente:

«Il pubblico ministero assume informazioni dalle persone che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini. Alle persone già sentite dal difensore o dal suo sostituto non possono essere chieste informazioni sulle domande formulate e sulle risposte date».

Dunque, seguendo questa norma, le domande precedentemente formulate che hanno ottenuta una risposta, non potranno più essere sottoposte. In questo modo, il precedente verbale non potrà più essere ripercorso, anche grazie all’art. 199 c.p.p. che offre la possibilità di astenersi dal dichiarare fatti riguardanti un congiunto stretto. Essendo stata la signora Ciulli un congiunto stretto di uno dei soggetti attenzionati fino al 1989, essendo questo periodo di interesse degli inquirenti, ed essendo un periodo dove la signora Ciulli era coniugata con la persona attenzionata, viene applicata questa norma in piena congruenza con il codice di procedura penale. Ma nella testimoniazia precedente, quella del 4 ottobre e nel conseguente verbale, pur essendo già esistente e valido questo articolo del c.p.p., esso non viene esposto all’attenzione e alla conseguente scelta della signora Ciulli. Probabilmente si tratta di una dimenticanza del verbalizzante.

Si procede con la lettura alla signora delle dichiarazioni rese in data 4 ottobre 2005 per la sola parte relativa ai fatti verificatisi dopo la cessazione della convivenza con il marito e in particolare in relazione all’incontro avuto col poliziotto «Lele» di Perugia. La signora Ciulli aggiunge un dettaglio che, probabilmente, ha una certa importanza: «Lele, scriveva su un computer».

Dopodiché fa una serie di precisazioni: «A.D.R. (nda: a domanda risponde): confermo pienamente quello che ho detto a proposito del poliziotto Lele e di quello che gli ho riferito quando è venuto a trovarmi. Ricordo che venne a trovarmi circa un paio di anni fa e mi chiese notizie sulla persona che ho saputo essere il Narducci. A.D.R.: non ricordo però con precisione la stagione in cui venne Lele perché con queste pasticche che mi danno mi fanno perdere la memoria e non ricordo neppure quello che ho detto a lei l’ultima volta salvo quello che lei mi ha letto e che confermo. Mi ricordo anche che Lele disse che sarebbe andato a parlare col dottor Giuttari di quello che aveva saputo da me. Poiché me lo chiede le dico che la parlata di Lele assomigliava a quella aretina che io conosco. E che si sono trattenuti per circa un’oretta. A domanda del Dr.GIUTTARI la Signora risponde: L’uomo che accompagnava il «LELE» era più giovane e piu’ magro di Lele».

L’incontro tra la Ciulli e il «Lele» (Emanuele Petri) sembra avere una particolare rilevanza per il dott. Giuttari e per il dott. Mignini. La figlia della Ciulli presente a questo incontro non ne ha ricordo: «a domanda del P.M.: Lele stava seduto in una delle sedie che stanno qui di fronte a me al di là del tavolo, mentre mia figlia si trovava alla mia destra. Recentemente, dopo essere stata sentita da lei, ne ho parlato con mia figlia di Lele, ma la stessa non se lo ricordava».

A questo punto qualcuno (non è indicato chi) fa una domanda molto diretta alla signora Ciulli: «domanda: sua figlia ha paura che lei dica la verità?». La risposta è altrettanto diretta: «risposta: mia figlia mi dice di dire la verità ma ha paura che io dica delle cose che danneggino il mio ex marito. In sostanza mia figlia non vuole che io dica che il mio ex marito era presente a un delitto del Mostro, perché lei sostiene invece che il padre le ha detto che non era presente e che lui non era il Mostro. Mia figlia mi rimprovera continuamente perché ho accusato mio marito di essere il Mostro di Firenze».

Dopo questa domanda, il verbale viene chiuso sottolineando nuovamente la sofferenza della testimone nel restare nella casa di riposo: «L.C.S. Si dà atto che alla fine della rilettura la signora si commuove e conversando col P.M. sottolinea la sofferenza che lei prova nello stare in questo luogo e nel non avere una casa».

Esame volto alla ricerca di anomalie del verbale

Anche nel caso del presente verbale si notano alcuni pattern anomali:

  1. Il timing del verbale solleva notevoli perplessità. Viene indicato l’orario di inizio, le 11:25, ma manca quello di chiusura. Considerando la presenza di numerosi riferimenti normativi e procedurali, con una vasta quantità di leggi e articoli citati, è improbabile che un redattore così attento ai dettagli formali si sia semplicemente dimenticato di includere l’orario di fine. Questo dettaglio potrebbe suggerire che, a seguito di eventuali possibili tagli o modifiche apportati al verbale, si sia scelto di omettere deliberatamente l’orario di conclusione per evitare di sollevare ipotesi, come già emerso nel verbale del 4 ottobre, in cui erano presenti incongruenze temporali.

  2. L’aspetto formale di questo verbale è nettamente diverso da quello precedente. Questa differenza, evidente soprattutto a livello grafico e per l’abbondante presenza di articoli del codice di procedura penale (citati in modo ripetitivo e massivo), potrebbe indicare che il documento sia stato redatto utilizzando un format diverso e, probabilmente, da un estensore diverso rispetto al verbale precedente. Tuttavia, ciò che colpisce è che la parte del verbale dedicata ai richiami procedurali risulti predominante rispetto alle dichiarazioni della signora Ciulli, sollevando dubbi sull’effettivo scopo di questa testimonianza.

  3. Sono presenti possibili incoerenze riguardo a quello che sembra essere il fulcro della testimonianza: l’incontro tra la signora Ciulli e «Lele». Mancano le domande che avrebbero dovuto essere poste e le risposte fornite appaiono poco chiare e scollegate dal contesto delle dichiarazioni circostanti. Per esempio, non sembra esserci alcun approfondimento in merito alla frase «l’uomo che accompagnava ‹Lele› era più giovane e più magro di ‹Lele›» (nda: questa parte è in corsivo), né prima né dopo tale affermazione. In sintesi, le informazioni centrali riguardanti il poliziotto Emanuele Petri (Lele) risultano frammentarie e prive di una coerenza narrativa, poiché non vengono riportate né le domande né il filo logico che avrebbe dovuto legarle.

Esame del file

Anche questo file viene fornito in formato Word aperto, il che rende possibile una rapida modifica del contenuto. Il formato utilizzato è.doc, coerente in questo caso con le estensioni disponibili nel 2005.

Un aspetto interessante riguarda le proprietà del documento, che indicano come creatore un utente denominato «michele giuttari». L’autore dell’ultimo salvataggio, che ha effettuato con una modifica di esattamente un minuto, risulta invece essere «mignini.g». Va sottolineato che queste informazioni, in quanto facilmente riproducibili su qualsiasi computer, non autenticano in alcun modo l’identità di chi ha creato o modificato il file.

Tuttavia, un elemento significativo riguarda le date registrate nelle proprietà del file:

  • data dell’ultima stampa: 07/11/2005 ore 12:16, coincidente con il giorno della redazione del verbale.

  • Data dell’ultimo salvataggio: 17/11/2005 ore 12:18, probabilmente riferita al salvataggio effettuato dall’utente «mignini.g».

  • Stessa data di creazione del contenuto: 17/11/2005 ore 12:18, che potrebbe indicare un’operazione di duplicazione del file, possibilmente avvenuta lo stesso giorno dell’ultimo salvataggio, forse dopo aver ricevuto il documento via email?

Riguardo all’orario dell’ultima stampa, indicato alle 12:16, questo dato permette di ipotizzare la durata dell’interrogatorio, che, iniziato alle 11:25, sarebbe durato circa 50 minuti. Tale tempistica risulta decisamente incongrua, a giudizio di chi scrive, rispetto al contenuto del verbale disponibile. Questi dettagli sulle date suggeriscono un possibile scenario potenziale, di revisione o modifica del file in nella finestra temporale successiva al giorno 7 novembre e anteriore al giorno 17 novembre.

Parte II

Pur non trattandosi di un’analisi forense, l’esame linguistico e l’analisi delle informazioni contenute nei verbali suggeriscono la possibilità che alcune parti di questi documenti sarebbero state potenzialmente alterate o soggette a operazioni di taglia e incolla. Queste eventuali manipolazioni potrebbero spiegare le incongruenze descritte in precedenza. Resta tuttavia da identificare chi avrebbe effettuato tali modifiche e con quali finalità.

Chi ha modificato i verbali

La risposta più immediata e semplice potrebbe essere: «chi aveva interesse a nasconderne i contenuti». Ma quali contenuti esattamente? per quale motivo andavano nascosti?

Certamente, in quel momento storico, il caso del cd. mostro di Firenze, a partire dal 2002, subisce un’importante accelerazione mediatica, come segnalato dallo stesso Giuttari nel libro «Il mostro di Firenze e il patto segreto». Questo aumento dell’attenzione mediatica sembra possa essere stata una delle ragioni dell’allontanamento di Giuttari per mano del procuratore Ubaldo Nannucci, il quale accusò Giuttari di aver passato ai giornalisti alcune informazioni relative al ritrovamento di tracce significative all’interno delle Cappelle del Commiato di Firenze nel giugno del 2002, come indicato dallo stesso Giuttari nel libro «I mostri di Firenze e il patto segreto».

Tornando alla presunte manomissioni, vale la pena ricordare che i pattern che si sono evidenziati nei due verbali di esempio, si ritrovano possibilmente anche in altri documenti, come ad esempio quelli relativi alle indagini sul patrimonio di Pietro Pacciani: omissioni significative delle fonti, cifre incoerenti e una curiosa dimenticanza, ovvero la mancata considerazione del potere d’acquisto dell’epoca, che rende quel documento difficile da considerare affidabile, soprattutto in considerazione della sua rilevanza giudiziaria.

Allo stesso modo, si può parlare dei verbali trattati, quelli dell’audizione della sig.ra Ciulli, nei quali sia l’intervistatore che la testimone sembrano passare da un argomento all’altro senza apparente logica, aggiungendo dettagli irrilevanti o mancando di approfondire tematiche ambigue. Resta anche da capire anche il motivo per cui questi documenti, se veramente oggetto di manipolazione, siano stati resi di dominio pubblico.

Eventi limitrofi alla possibile data di modifica

Capire gli eventi intorno alla data dei verbali della signora Ciulli potrebbe aiutare a chiarire se e in quale contesto si verificarono eventuali manipolazioni o omissioni. Quella che segue è una timeline degli eventi noti di pubblico dominio, con [P] sono riportati gli eventi sul fronte perugino, con [F] gli eventi sul fronte fiorentino.

Ottobre 2005

giorno 1, testimonianza Roberto Giovannoni, carabiniere adetto al servizio protezione della principessa Beatrice D’Olanda in S. Casciano. [F]

giorno 4, testimonianza Mariella Ciulli, vedi capitoli precedenti. [F]

giorno 4, udienza preliminre di Ines Pietrasanta, per il riconoscimento di persona nei confronti della donna che si presentò in casa di Angiolina Manni. [F]

giorno 5, testimonianza di Francesco Piceller, VVFF presente al recupero del cadavere sul Trasimeno il 13 ottobre 1985. [P]

giorno 7, telefonata di minaccia all’avv. Pietro Fioravanti. [F]

giorno 10, testimonianza di Fausto Pelosi, elicotterista nei fatti del Trasimeno. [P]

giorno 12, testimonianza di Valerio Pasquini, sulle indagini private del 1992–1993. [F]

giorno 13, testimonianza del procuratore Nicolò Restivo, sui fatti del Trasimeno. [P]

giorno 13, testimonianza di Silvana Alberati. [P]

giorno 17, la DIGOS convoca alcuni membri del Gides per sentirli come persone informate sui fatti in merito ad una «fuga di notizie». [F]

giorno 21, invio del rapporto investigativo Gides 2 marzo 2005 alla procura competente di Genova. [P]

giorno 28, arresti domiciliari di Gabriella Pasquali Carlizzi, per calunnia nei confronti dell’avv. Pietro Fioravanti. [P]

giorno 26, consegna della perizia tecnico-fonica sulle telefonate all’estetista Dorotea Falso. [P]

giorno 27, testimonianza di Paolo Biavati, notaio di Perugia in merito alle appartenenze massoniche. [P]

Novembre 2005

giorno 7, testimonianza Mariella Ciulli, vedi capitoli precedenti. [F]

giorno 7, accesso non autorizzato al GIDES di cui si dirà successivamente. [F]

giorno 8, testimonianza di Giuliana Buzzoni, inferimera a Foligno. [P]

giorno 9, sequesto delle videocassette del complesso «il Magnifico», di cui si dirà successivamente. [F]

giorno 10, testimonianza di Gaetano Zucconi, diplomatico. [F]

giorno 14, testimonianza di Vincenza Ciampana, ostetrica a Perugia. [P]

giorno 21, dichiarazioni rese dal pm Alessandro Crini davanti al pm genovese Giancarlo Pellegrino. [F]

giorno 21, dichiarazioni rese dal pm Paolo Canessa davanti al pm genovese Giancarlo Pellegrino. [F]

giorno 23, testimonianza di Giancarlo Papi, fotoreporter sui fatti del Trasimeno. [P]

giorno 23, invio del rapporto investigativo Gides 2 marzo 2005 alla procura competente di Genova. [F]

giorno 28, arresti domiciliari dell’avv. Alfredo Brizioli. [P]

giorno 28, testimonianza di Mario del Gamba, giornalista a «La Nazione» di Firenze.[F]

giorno 28, testimonianza di Francesca Bene, sui fatti del Trasimeno. [P]

giorno 30, testimonianza di Giuseppe Bartocci, segretaria dello studio del prof. Antonio Morelli, sui fatti del Trasimeno. [P]

giorno 28, arresti domiciliari dell’avv. Alfredo Brizioli. [P]

L’accesso non autorizzato

È significativa la coincidenza che, proprio il giorno della seconda testimonianza della signora Ciulli, nella notte tra il 7 e l’8 novembre 2005, ignoti siano entrati nella stanza n.801, utilizzata dal GIDES e da Michele Giuttari. Questa stanza si trova in una struttura recintata e sorvegliata dalla Polizia di Stato4. Nella mattina del giorno 8, il personale entrando nella stanza n.801, notò che alcuni faldoni contenenti documentazione investigativa erano sparpagliati a terra. L’evento fu inizialmente interpretato come una caduta a terra accidentale. Tuttavia, l’osservazione di un’anomalia aggiuntiva, ovvero la placca di copertura di una presa telefonica staccata, portò a sospettare un accesso non autorizzato alla stanza.

Le indagini furono avviate il 9 novembre dal dottor Giuliano Mignini, che dispose il sequestro delle videocassette del sistema di videosorveglianza del complesso «Il Magnifico», relative al periodo compreso tra le 20:00 del 7 novembre e le 8:00 dell’8 novembre. Tuttavia, il sequestro si rivelò inutile poiché l’impianto di videosorveglianza non funzionava correttamente e non aveva registrato alcuna immagine.

La circostanza di un accesso non autorizzato all’interno di un complesso della Polizia di Stato solleva interrogativi sulla natura di chi abbia avuto l’audacia e le competenze tecniche per eseguire tale infiltrazione ed esfiltrazione. È evidente che non si tratti di semplici civili intenti a interferire con le indagini del GIDES per timore di una possibile incriminazione.

La placca telefonica manomessa potrebbe far sospettare un tentativo di rimuovere un dispositivo precedentemente installato per intercettare la linea. Altrimenti, se la manomissione fosse stata effettuata per installare un dispositivo di intercettazione, è probabile che si sarebbe prestata maggiore attenzione nel riposizionare la placca correttamente, per evitare di destare sospetti sull’intrusione.

Ci si domanda se questa infiltrazione possa essere collegata alle presunte manomissioni e anomalie dei verbali già menzionate.

È importante sottolineare che rimane difficile immaginare come, durante una singola infiltrazione notturna, si possa riuscire ad accedere ai file e modificarli. Inoltre, se ipoteticamente la manomissione fosse avvenuta da remoto, collegandosi al computer tramite la linea telefonica (ammesso che il computer fosse connesso alla rete), non avrebbe avuto senso lasciare tracce evidenti dell’azione, come lo spargimento dei documenti sul pavimento.

In conclusione, sarebbe opportuno approfondire l’ipotesi dei verbali modificati mediante un’analisi forense, finalizzata a individuare eventuali incongruenze nelle strutture linguistiche. Queste esami potrebbero offrire ulteriori conferme sulle ipotesi avanzate, oltre a fornire elementi utili per identificare chi abbia effettuato le modifiche.

Leslie Hammond e dr. parker

nei numeri precedenti:

n.16 «10 domande a Flanz Vinci» — dr. parker https://shorturl.at/eyeHA

n.15 «una proposta storiografica sullo studio del caso del mostro» dr. parker — https://shorturl.at/sar8b

n.14 «la Chicago Ripper Crew» dr. parker — https://rb.gy/bm3vwu

n.13 «enigma Corsini» dottor Claudio Costa — https://rb.gy/vug5zw

n.12 «postfascismo e neofascismo a Perugia» dr. parker — https://rb.gy/5pz2cs

Tutti gli articoli sono ospitati a questo link: https://doctor-parker.blogspot.com/p/dr.html

«il contesto è tutto» Marco Montemagno

1 Gruppo Investigativo DElitti Seriali, di seguito anche indicato GIDES.

4 Il complesso denominato “Il Magnifico” a Firenze.

18 Ottobre 2024 cut’n paste job di Leslie Hammond e dr. parker

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