Mostro di Firenze: chiesta la riapertura delle indagini sul serial killer

Fabio Camillacci

La lunga storia del Mostro di Firenze che insanguinò la Toscana dal 1968 al 1985, non finisce di riservare colpi di scena. Depositata una nuova richiesta di riapertura delle indagini. Pietro Pacciani? Innocente, visto che è morto prima del processo d’Appello bis disposto dalla Cassazione dopo la condanna in primo grado e l’assoluzione in secondo grado. E poi, i RIS e l’autorevole perito balistico Paride Minervini hanno accertato che il proiettile ritrovato nell’orto del contadino di Mercatale Val di Pesa era farlocco. Evidentemente, qualcuno lo mise lì con alcuni oggetti appartenuti alle vittime, proprio per incastrare il “Vampa”.

I compagni di merende? Innocenti anche loro nonostante le sentenze favorite dalle dichiarazioni di Giancarlo Lotti che qualcunò definì “un pezzo di carne in mano alla Procura di Firenze”. Giampiero Vigilanti l’ex legionario? Innocente anche lui nonostante venne indagato. Dunque, magistrati e inquirenti fiorentini in tutto questo tempo hanno messo in croce dei semplici capri espiatori allo scopo di trovare un colpevole qualsiasi perchè hanno sempre brancolato nel buio seguendo piste sbagliate nella caccia a questo serial killer? Per non parlare della “pista sarda” finita in fumo già nei primi anni ’80, anche se qualcuno si ostina a tirarla in ballo.

Forse la vera pista da seguire non è stata seguita. Le ultime rivelazioni sul cosiddetto “Rosso del Mugello” fatte dal consulente di parte Paolo Cochi che è anche documentarista e scrittore, sembrano portare a un quadro indiziario più che interessante. Attualmente, lo stesso Cochi è tornato a essere consulente di parte per un parente di una delle vittime di questo assassino seriale. Una delle 6 vittime che non hanno avuto alcun giudicato processuale. Una persona che per ora vuole restare nell’anonimato e assistita dall’avvocato Alessio Tranfa, un penalista di Roma che conosce bene la vicenda, avendo lavorato al caso già in passato. Ricordiamo che la persona in questione, il “Rosso del Mugello”, è morta un po’ di anni fa.

“È assolutamente legittimo che un parente di una vittima chieda accertamenti e offra spunti di indagine, come è altrettanto doverosa una verifica di determinate situazioni che riteniamo significative”, così Paolo Cochi, il quale poi entra nello specifico: “Oltre ad aver fornito alla Procura una nuova documentazione utile per approfondire la nuova pista, abbiamo chiesto di effettuare ulteriori accertamenti e riscontri mirati. Alla base di tutto c’è l’incarico di un parente di una delle persone uccise in uno dei duplici delitti del mostro e per il quale non esiste alcun giudicato di colpevolezza”.

Cosa è emerso in merito alla pista del “Rosso del Mugello”? In tal senso Paolo Cochi è rimasto abbottonato spiegando: “Almeno per il momento non possiamo rivelare quali sono gli elementi indiziari già in nostro possesso e il contenuto degli accertamenti richiesti alla Procura. Una cosa, però, posso dirla. C’è un elemento nuovo, se volete suggestivo, ma che potrebbe diventare molto significativo se tutta una serie di altri indizi dovessero essere confermati. Il sospettato del Mugello in gioventù frequentava una chiesa del suo paese dove c’era e c’è ancora oggi un affresco che per chi conosce bene i delitti del mostro può risultare inquietante”.

Di cosa si tratta? “Si tratta del martirio di Sant’Agata che per il Cristianesimo è la protettrice delle donne operate al seno poiché per la sua fede le furono asportate entrambe le mammelle. Ebbene, la moglie del sospettato morì proprio di tumore al seno sinistro; e ricordo che il seno sinistro fu proprio quello asportato alle ultime due vittime femminili del mostro: Pia Rontini nel 1984 e la francese Nadine Mauriot nel 1985”.

Una storia che riporta in auge uno dei motivi che travolsero Pacciani. Il consulente di parte infatti sottolinea: “Al processo Pacciani secondo la Procura il motivo scatenante dell’amputazione del seno sinistro praticata dal mostro, era dovuta al fatto che nel 1951, Pacciani sorprese la sua fidanzata dell’epoca, Miranda Bugli, in atteggiamenti intimi con un certo Bonini che durante le effusioni amorose estrasse il seno sinistro della ragazza. Nacque così una colluttazione tra Bonini e Pacciani con quest’ultimo che uccise il rivale con un coltellino che aveva in tasca. Subito dopo, accanto al suo cadavere, Pacciani ebbe un rapporto sessuale con la fidanzata fedifraga. Entrambi furono successivamente processati per omicidio”.

Il delitto della Tassinaia e la personalità sessuale di Pietro Pacciani. Paolo Cochi aggiunge: “Questo fatto di sangue, conosciuto come il delitto della Tassinaia, denota una personalità sessuale di Pacciani assolutamente opposta a quella del mostro. Ma questa sinistra assonanza del seno sinistro tra il delitto del 1951 e gli ultimi due delitti del mostro, fu uno degli elementi in base ai quali la Procura chiese e ottenne l’ergastolo per Pacciani.
Ecco, nel nostro caso, l’assonanza tra il seno sinistro amputato alle due ultime vittime femminili e il martirio di Sant’Agata, protettrice delle donne malate di cancro al seno, è alquanto inquietante e ci riporta al profilo psicologico del mostro delineato dal compianto professor Francesco Bruno”.

Lo vogliamo ricordare il profilo del Mostro di Firenze fatto dal professor Bruno? “Certo, secondo l’illustre professor Bruno, il mostro era un moralizzatore, un giustiziere mosso da una pulsione maniacale a sfondo religioso”. E qui aggiungiamo che anche la tomba del famigerato “Rosso del Mugello” che ha la lapide rovesciata ed è priva di foto fa pensare: “Concordo assolutamente -sottolinea Cochi- ma tutto ciò non è stato inserito nel quadro indiziario proposto alla Procura di Firenze. Per il momento preferiamo rimanere ancorati ai dati oggettivi che, ove confermati, sarebbero corroborati anche da questo elemento”.

Le differenze tra Pacciani e il vero Mostro di Firenze. Il documentarista, scrittore e consulente di parte trova enormi differenze: “Pacciani aveva sì una personalità mostruosa ma di tipo ipersessuale: dal delitto della Tassinaia alle violenze sulle figlie e sulla moglie, dai giornali pornografici al quadro di Olivares che Pacciani aveva solo colorato, dai vibromassaggiatori alle frequentazioni di prostitute. Tutto questo, però, è quanto di più lontano, antitetico e in distonia rispetto alla personalità del vero mostro che era, al contrario, un iposessuale e un impotente che nemmeno toccava le sue vittime se non per praticare il macabro rito degli scempi post mortem, tristemente noti a tutti e che in quattro casi vide l’asportazione della vagina e in due casi del seno sinistro, dopo averle spogliate con la punta del suo coltello quindi senza toccarle”.

Quali sono gli altri punti contro il “Rosso del Mugello”? Li elenchiamo: l’uomo in questione, cacciatore per hobby e appassionato di armi, nel 1965 a Borgo San Lorenzo (Firenze) portò a termine un furto d’armi. Tutte le armi furono recuperate tranne una Beretta Calibro 22, come la pistola usata dal mostro per gli 8 duplici omicidi. I familiari poi hanno confermato che il “Rosso” era molto amico di Piero Luigi Vigna, all’epoca Procuratore Capo a Firenze, e che lavorava in tribunale. Inoltre, ci sono diverse testimonianze, un identikit e la possibile connessione con le lettere minatorie scritte dal mostro.

Qui entra in scena la macchina da scrivere appartenuta al “Rosso del Mugello”. Paolo Cochi acquistò questa macchina da scrivere dal figlio del “Rosso” rispondendo a un annuncio social. Chiedendo aiuto alla grafologa Clarissa Matrella, è arrivato alla conclusione che lo stesso uomo potrebbe essere l’autore delle lettere minatorie anonime indirizzate ai magistrati che seguivano il caso. “Ora -spiega Cochi- sulla macchina da scrivere stiamo facendo l’esame del DNA che si può comparare con il DNA del vero mostro”.

Le conclusioni. Paolo Cochi è convinto e ribadisce: “Potrebbe essere lui, il Mostro di Firenze. Questa pista è molto più solida di quella che portava a Pietro Pacciani. Voglio aggiungere che questa persona ha vissuto per molto tempo a Firenze Ovest, dove il mostro ha colpito più volte. Era un uomo alto e di corporatura robusta, con i capelli rossicci, appunto. Un uomo dagli stessi tratti somatici di quello raffigurato nell’identikit fornito da alcuni testimoni degli ultimi due duplici omicidi, perchè sorpreso a seguire le vittime prima che fossero uccise. Voglio chiudere ribadendo che il nostro operato è molto diverso da quello dell’epoca. Non solo manteniamo riservato il nome della persona da noi assistita, ma nemmeno sbattiamo il nome di nessuno in prima pagina”. A breve, il prossimo capitolo di questa lunghissima storia dell’orrore.

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18 Novembre 2024 Stampa: Art News – Mostro di Firenze: chiesta la riapertura delle indagini sul serial killer
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