Mostro di Firenze: intervista al nipote di Mario Vanni, uno dei compagni di merende
Fabio Cammillacci
Nuovo capitolo legato alla lunga storia del Mostro di Firenze, il serial killer “lust murder” che uccise 16 persone in Toscana tra il 1968 e il 1985: assassinò 8 coppie di innamorati. Il consulente di parte, documentarista e scrittore Paolo Cochi, ci ha concesso il contenuto di una sua intervista a Paolo Vanni, nipote di Mario Vanni, uno dei cosiddetti “compagni di merende”.
L’antefatto. Il nipote di Mario Vanni avrebbe incaricato due legali per la richiesta di revisione del processo riguardante la posizione dello zio morto nel 2009. Una revisione peraltro più volte annunciata e sbandierata sui maggiori quotidiani italiani da oltre due anni dai suoi avvocati. Paolo Vanni ha dato mandato ai legali nel luglio del 2022. Di seguito le sue parole.
Signor Paolo Vanni, lei ha dato mandato due anni fa ai suoi legali di chiedere una revisione per suo zio Mario, su quali elementi si basa e cosa è stato fatto fino a oggi?
“Esatto, l’avvocato Mazzei e l’altro di cui non ricordo il nome. Non ho saputo più niente dall’epoca e non ho contatti con loro, quindi non so dirle i motivi della richiesta. Posso dire che mio zio era una brava persona e non fu complice dei delitti del mostro. Magari certe frequentazioni l’hanno penalizzato, lui era una persona mite. Riguardo la revisione, non so cosa sia stato fatto dai legali, non ho avuto altri contatti con loro”
Non vi siete mai sentiti?
“No. Non ci siamo risentiti e non so cosa è stato fatto e su quali basi. La richiesta di revisione a che serve poi?”
Non pensa che si dovrebbe trovare il vero colpevole e poi procedere con una eventuale revisione?
“Penso di si, ma non si troverà. Non penso”.
L’auspicio è che la nuova richiesta di riapertura delle indagini per approfondire la pista del “Rosso del Mugello” venga accolta dalla Procura di Firenze.