Mostro di Firenze, chiesta la riapertura del caso: “Pacciani e Vanni innocenti. Il colpevole è un altro”
L’avvocato Alessio Tranfa ha presentato una serie di memorie alla procura: “Doveroso siano accolte se si vuol cercare la verità”
Francesco Bertolucci
Una memoria difensiva per riaprire il caso del Mostro di Firenze. È quella che l’avvocato Alessio Tranfa, su incarico di un parente di una delle vittime, ha presentato alla procura di Firenze. Una memoria nella quale fornisce elementi utili alla riapertura del caso, ponendo sotto la lente un nuovo potenziale responsabile, della zona e con procedenti. Sospettato fino ad ora, “per quanto ne sappiamo mai formalmente iscritto tra gli indagati” come tiene a precisare lo stesso Tranfa.
“Abbiamo presentato delle memorie con richiesta di riapertura delle indagini – spiega Paolo Cochi, consulente dell’avvocato – Non riguarda la revisione, per la quale non è d’accordo neanche il nipote di Vanni. Cerchiamo il colpevole“. “Questa pista – gli fa eco Tranfa – fu proposta in maniera seria non da un sensitivo o una lettera anonima come per Pacciani, ma dall’Arma dei carabinieri che fece un dossier molto preciso e circostanziato. Ci sono riferimenti precisi e inquietanti”.
Il dossier in questione sarebbe il rapporto del 16 ottobre del 1984, redatto dalla compagnia dei carabinieri di Borgo San Lorenzo dopo il penultimo delitto. In questo si indicava una persona nata nel 1938 “Nel Mugello” e che “ha lavorato alla Usl di zona di Borgo San Lorenzo e fatto anche un altro lavoro pubblico” come sottolinea Tranfa, come probabile detentrice di una pistola semiautomatica Beretta calibro 22 modello 75, del tipo utilizzato nell’omicidio e rubata nel 1965 nell’armeria Guidotti di Borgo San Lorenzo.
“Fatta la perquisizione – spiega Tranfa – furono trovati 10 bossoli calibro 22 esplosi e 2 cartucce integre. ‘Miracolosamente’ questo materiale è sparito dal tribunale di Firenze, quindi non fu possibile periziare questi bossoli esplosi. Chiaro che se fossero risultati uguali a quelli sparati dalla stessa pistola, quello probabilmente sarebbe il nome e cognome del Mostro di Firenze. Non diciamo che certamente è lui ma merita un approfondimento”.
Le richieste della memoria
Raffronti da fare anche tramite foto in possesso del dipartimento di amministrazione penitenziaria “a seguito delle sue detenzioni in carcere” e al ministero dell’interno dopo “i suoi arresti” oltre a quelle della “Usl di Scandicci dove lo stesso ha prestato servizio prima del pensionamento” come si legge nell’incartamento.
Oltre a questo, nelle memorie si chiede copia delle bobine telefoniche di minacce registrate, copia di fascicoli di indagine e di poter eseguire analisi insieme a un grafologo sulle tre lettere indirizzate a Vigna, Canessa e Fleury. “Crediamo sia doveroso che la procura di Firenze prenda in considerazione queste memorie – osserva Tranfa – e riapra il caso”.
‘Scagionati’ Pacciani, Vanni e Lotti
Secondo l’avvocato, il perseguire questa pista e riaprire il caso, potrebbe consentire anche a scagionare Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i “compagni di merende” condannati per la serie di omicidi.
“Contribuirebbe non poco a far sì che la condanna di Vanni possa essere revocata – precisa Tranfa – chi non conosce bene la storia, che seguo dal 1994, appena inizia a parlare del Mostro pensa che quello era Pacciani. E ogni volta a me viene da sorridere. Pacciani al massimo può aver visto qualcosa nel caso si sia appostato a guardare le coppiette che amoreggiavano. Chi ancora crede che Pacciani, Vanni e Lotti erano i mostri di Firenze, è come dire che si crede a Babbo Natale”.
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