“Il mostro è pure Zodiac”. Giornalista condannato
Era accusato di diffamazione nei confronti dell’ex direttore del cimitero Usa dei Falciani, additato come doppio serial killer. Depositate anche altre querele.
Stefano Brogioni
Accostò, in un’inchiesta giornalistica pubblicata sulla rivista Tempi e ripresa da alcune testate e blog, i delitti di due serial killer: l’americano “Zodiac“ e il mostro di Firenze.
Ma non solo: individuò anche un ex militare che avrebbe prima ammazzato negli Usa e poi, quando si trasferì in Italia, e più precisamente in Val di Pesa, avrebbe proseguito il suo “lavoro“ sulle coppiette che amoreggiavano nelle nostre colline.
Avvicinato dal giornalista autore dell’inchiesta, l’uomo, ormai anziano, gli avrebbe perfino confessato tutte le sue malefatte, anche se, alla richiesta di una registrazione, il reporter ammise di non averla.
Ricostruzione cinematografica e suggestiva, quella di Francesco Amicone, figlio di Luigi, il direttore fondatore di “Tempi“ scomparso nel 2021, impegnato in politica con Forza Italia.
Ma, per il tribunale di Firenze, anche diffamatoria: il giudice Serafina Cannatà ha condannato Amicone alla pena pecuniaria di 5mila euro (sospesa per la condizionale), alle spese legali, e ad una provvisionale di duemila euro (con danno da quantificare in sede civile) per ognuna delle parti civili che si erano costituite con l’avvocato Elena Benucci: due figlie e l’ex moglie di Joseph Bevilacqua, ex direttore del cimitero Usa dei Falciani e pure testimone dell’accusa al processo contro Pacciani. In aula, introdotto dal pm Paolo Canessa, Bevilacqua riferì di aver visto un uomo simile al ’Vampa’ aggirarsi nei pressi della piazzola di Scopeti teatro del delitto del 1985. Anni fa, Bevilacqua venne avvicinato da Amicone, il quale lo denunciò ai carabinieri ma l’indagine nei suoi confronti venne archiviata rapidamente. Invece è andata avanti la querela dei Bevilacqua
Fra novanta giorni le motivazioni. “Spero che questa sentenza consenta di far cancellare dal web le altre diffamazioni proliferate assieme a questa teoria”, dichiara l’avvocato Benucci. Che ha presentato altre querele, compreso quella a un noto personaggio che, alla “tesi Amicone“, ha dedicato un podcast.
“Ha pesato che non si sia potuta sentire la persona offesa, deceduta prima dell’avvio del processo – dichiara l’avvocato Jacopo Pepi, difensore del giornalista -. Si tratta comunque di una pena mite”.
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