Mostro di Firenze, parla il nipote del “compagno di merende” Vanni: “Mio zio non fu complice dei delitti. La revisione del processo?
Si chiamavano Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili e sono trascorsi quasi 40 anni dal loro truce omicidio, l’ultimo della tragica sequela messa in atto dal Mostro di Firenze, l’assassino seriale che con i suoi otto duplici crimini (compiuti tra il 1968 e il 1985) calò un’ombra mortifera sulle campagne fiorentine. Le vittime com’è ben noto erano sempre e solo giovani coppie e i due turisti francesi, Nadine e Jean Michel, furono assaltati nella loro tenda da campeggio, piantonata nella piazzola di Scopeti. Proprio in queste ore viene fuori che un perito esperto di tessuti analizzerà lo squarcio fatto dal Mostro prima di trucidare le sue due ultime vittime. L’analisi è stata richiesta dagli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, legali di Paolo Vanni, il nipote di Mario Vanni.
La richiesta di revisione– Fu proprio suo zio Mario Vanni, il postino di San Casciano condannato all’ergastolo per quattro degli otto duplici omicidi a pronunciare per la prima volta la frase “compagni di merende” durante il processo contro Pietro Pacciani (in cui Vanni venne ascoltato come amico dell’imputato) da sempre indicato come il mostro di Firenze. Vanni fu accusato e condannato assieme a Giancarlo Lotti come complice di Pacciani (poi assolto e morto prima della condanna definitiva) per i delitti del Mostro, di cui molti ancora ad oggi irrisolti. I compagni di merende non furono condannati per tutti gli omicidi, lasciando molti e profondi dubbi aperti su questa storia oscura. Alla nostra redazione è pervenuta la registrazione di una conversazione telefonica tra Paolo Vanni e il documentarista, scrittore e consulente di parte del legale di un familiare delle vittime, Paolo Cochi. Mario Vanni è scomparso nel 2009 ma nel 2022 il nipote Paolo Vanni ha incaricato i due sopracitati legali Biscotti e Mazzeo per la richiesta di revisione del processo sulla posizione dello zio. La revisione è stata più volte annunciata a mezzo stampa da oltre due anni dai suoi avvocati ma dalla conversazione pervenuta a FQMagazine (e tramessa su Cusano tv durante la trasmissione ‘La storia oscura ” di fabio Camillacci) secondo il nipote di Vanni ci sarebbero alcune incongruenze rispetto a questa notizia rispetto alla quale le sue parole sono in totale difformità.
Le parole di Vanni – Dice Paolo Vanni: “Non ho mai più sentito gli avvocati e non so cosa sia stato fatto in questi due anni, e su quali basi. Posso dire che mio zio non fu complice dei delitti del mostro. Magari certe frequentazioni con persone strane e non troppo perbene lo hanno penalizzato, ma lui era una persona mite. Riguardo la revisione, non so cosa sia stato fatto dai legali, non ho avuto altri contatti con loro, non ci siamo mai risentiti. Non so su che basi annuncino questa richiesta di revisione e a che serve poi? Penso che prima si dovrebbe trovare il vero colpevole, e poi procedere con una eventuale revisione? Ma non si troverà. Non penso”.
Il delitto di Scopeti – Rientra nella richiesta di revisione un’altra analisi affidata dagli avvocati agli entomologi e fatta nella piazzola di Scopeti per stabilire la data esatta in cui sarebbe avvenuto l’ultimo omicidio del Mostro.
Si tratta in realtà di un esperimento già fatto in precedenza da Paolo Cochi nel 2015 con numerosi medici legali ed entomologi e che aveva portato ad una certezza scientifica sulla retrodatazione del delitto. Secondo l’esito delle relazioni del 2015, il delitto sarebbe avvenuto un giorno prima rispetto alla data considerata ufficiale ed è quindi da retrodatare. Questo renderebbe nulla la dichiarazione resa dal supertestimone Giancarlo Lotti che disse di aver visto Vanni e Pacciani sul luogo del delitto di Scopeti (il primo avrebbe squarciato la tenda e l’altro avrebbe esploso i colpi, disse Lotti). Lotti descrisse anche il taglio della tenda che verrà ulteriormente analizzato e comparato con i reperti per verificare la compatibilità con quanto avvenuto nella realtà dei fatti rispetto alla dinamica descritta dal testimone.