Nuove prove sul mostro di Firenze: il legale chiede riapertura del caso
Nuove prove presentate dagli avvocati del nipote di un testimone chiave potrebbero riaprire il caso del mostro di Firenze, suggerendo la possibilità di un unico serial killer e depistaggi nelle indagini.
Laura Rossi
La complessa vicenda legata ai delitti del mostro di Firenze continua a sollevare interrogativi e a far discutere. Recentemente, gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, che assistono il nipote di un personaggio chiave nella storia, hanno presentato nuovi elementi che potrebbero rivelare particolari inediti sul caso. Si suggerisce che l’autore degli omicidi possa essere un unico serial killer, il cui nome sarebbe già presente nei fascicoli delle indagini passate.
Le nuove evidenze presentate dagli avvocati
Stamattina, i legali hanno formalmente depositato i documenti che contengono nuove prove, con l’intenzione di chiedere la riapertura del caso che ha affascinato e terrorizzato l’Italia per decenni. Questo imponente lavoro investigativo si è avvalso del supporto di esperti come Francesco Cappelletti, il professor Stefano Vanini e la dottoressa Fabiola Giusti, i quali hanno collaborato per fornire una revisione dettagliata delle evidenze già esistenti. Biscotti e Mazzeo sostengono che durante le inchieste originali ci sono stati possibili depistaggi volti a deviare l’attenzione dalle reali dinamiche e dagli autori degli omicidi.
Il ruolo di Giancarlo Lotti e le sue incongruenze
Un aspetto cruciale delle nuove prove riguarda la figura di Giancarlo Lotti, ritenuto un testimone chiave nei processi precedenti. Tuttavia, il pool legale mette seriamente in dubbio l’affidabilità del suo racconto, in particolare per quanto riguarda gli ultimi due delitti attribuiti al mostro di Firenze. Le testimonianze che emergono dalle recenti indagini non sarebbero state considerate durante il processo iniziale e avrebbero il potenziale di smentire le affermazioni di Lotti, in particolare per quanto riguarda la sua presunta presenza sul luogo del delitto a Scopeti, dove furono trovati i corpi di Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili.
Le scoperte scientifiche sulle larve e sulla tempistica degli omicidi
In aggiunta alle testimonianze, un’analisi scientifica approfondita sulle larve rinvenute sui cadaveri ha suggerito che la tempistica degli omicidi dovrebbe essere rivista. Gli avvocati affermano che l’analisi impone di anticipare di quarantott’ore la data dell’omicidio a Scopeti, originariamente fissata per l’8 settembre 1985. Secondo Mazzeo, la teoria dell’effetto serra causato dalla tenda non sarebbe valida; la temperatura aumentata solo di un grado non sarebbe stata sufficiente ad alterare il processo di decomposizione del cadavere di Nadine.
La prossima mossa della corte d’appello
Nei prossimi giorni, la corte d’appello si attiverà per richiedere tutti gli atti ai colleghi toscani, con l’intenzione di valutare la richiesta di riapertura del caso. È prevista un’udienza a porte chiuse per determinare se le nuove prove e l’interpretazione dei fatti giustifichino una rivalutazione del procedimento. Se l’organo giudiziario decidesse di accogliere la richiesta, ci sarà un’ulteriore udienza per esaminare i dettagli della questione.
In questo contesto, gli avvocati concludono che, pur non potendo avanzare ipotesi su chi possa essere il reale autore degli omicidi, esiste un nome che risulta essere presente nei documenti delle indagini e che potrebbe essere stato avvantaggiato da manovre di depistaggio negli anni ’80. La complessità del caso del mostro di Firenze continua a riservare sorprese, mantenendo vivo l’interesse del pubblico e degli esperti di criminologia.
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