Mostro di Firenze, gli avvocati di Vanni a Genova per chiedere un nuovo processo: “Fu un unico serial killer mai indagato, il suo nome è nelle carte”

Gli avvocati Mazzeo e Biscotti: “Lotti mentì, ne abbiamo le prove”. Il sospetto del depistaggio per sviare l’attenzione dal vero ‘mostro’

Katia Bonchi

Genova. “Nessuna setta satanica, né mostri su commissione, né ‘compagni di merende’. Il mostro di Firenze è uno solo: un killer da manuale di criminologia e il sue nome è fra le carte del processo”.

Ne sono certi gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeolegali del nipote di Mario Vanni, che questa mattina sono venuti di persona a Genova a depositare la copia cartacea della loro richiesta di revisione del processo nei confronti dell’ex postino di San Casciano, morto in carcere nel 2009 mentre scontava l’ergastolo per 4 dei 16 omicidi del mostro di Firenze.

Una ‘copia di cortesia’, quella consegnata oggi alla Corte d’appello di Genova e al procuratore generale Mario Pinelli, delle 350 pagine che contengono secondo i legali le nuove prove che dimostrerebbero l’inattendibilità delle dichiarazioni di Giancarlo Lotti, che ammise i delitti indicando come complici Vanni e Pietro Pacciani.

Le nuove prove

Secondo le nuove prove , il racconto di Lotti non sarebbe attendibile per almeno gli ultimi due delitti. In un caso, quello degli Scopeti, a San Casciano avvenuto nel settembre del 1985, non corrisponde l’ora del decesso delle vittime, come dimostrerebbero i nuovi studi di due entomologi, Fabiola  Giusti di Firenze e Stefano Vanin dell’università di Genova.

Studiando le larve sui cadaveri i due, con due studi separati e completamente indipendenti, sono entrambi arrivati alla conclusione che i due giovani francesi che dormivano in tenda in località Scopeti (Jean-Michel Kraveichvili di 25 anni e Nadine Mauriot di 36) sarebbero stati uccisi due giorni prima rispetto a quanto stabilito nel processo.

Nel secondo caso, il duplice omicidio di Vicchio del 1984, Vanni, Pacciani e Lotti sarebbero stati altrove (“lontani 71 km dal luogo del delitto“, spiegano i legali) nel momento in cui furono sparati i colpi mortali. In questo caso ci sarebbero due testimoni, sentiti all’epoca dai carabinieri ma le cui sit non sono state ancora reperite dai legali, che avevano udito chiaramente i colpi in un orario non compatibile con la presenza degli imputati sul posto.

I legali della famiglia Vanni non indicano esplicitamente in questa fase perché non è il loro compito, piste alternative o altri sospettati nel loro dossier, ma si dicono convinti di due cose: i delitti sono opera di un’unica mano, una persona presente nelle carte e forse mai sospettata. Che potrebbe avere goduto di “aiuti e depistaggi” tra chi indagava negli anni Ottanta. Tutte ipotesi, al momento, da vagliare e verificare.

Tempi lunghi per una decisione

Sarà la Corte d’appello di Genova a decidere se le nuove prove potranno portare a un revisione del processo contro Mario Vanni, come chiede il nipote Paolo. I tempi tuttavia non saranno brevi. La Corte d’appello dopo aver letto le 350 pagine di richiesta dovrà, prima di fissare l’udienza, chiedere alla Corte d’appello di Firenze tutti i faldoni relativi all’inchiesta.

Essendo atti molto vecchi, solo una piccola parte è stata digitalizzata. Ci vorrà tempo quindi perché le copie arrivino a Genova. Gli atti dovranno essere esaminati anche dalla procura generale che dovrà dire la sua circa la richiesta degli avvocati. Per questo sarà fissata, ma ci vorranno diversi mesi, un’udienza a porte chiuse a cui seguirà la decisione dei giudici genovesi.

Il processo a Pacciani e ai compagni di merende

Pietro Pacciani fu condannato in primo grado a diversi ergastoli per 14 dei 16 omicidi attribuiti al mostro di Firenze, con esclusione del duplice delitto del 1968. Assolto in appello (con la richiesta di assoluzione anche della Procura generale), morì prima che la Cassazione nel 1996 ordinasse un processo bis.

Proprio in quel processo, grazie soprattutto alle dichiarazioni di Lotti, che si autoaccusò degli ultimi duplici delitti ( Montespertoli 1982, Giogoli 1983, Vicchio 1984, Scopeti 1985) dicendo di averli commessi con Pacciani e Vanni, Mario Vanni venne condannato all’ergastolo, Lotti a 26 anni.

Anche loro sono da tempo deceduti. Al di là di quanto sancito dalla sentenza definitiva del 1999, sulle numerose scene del crimine non sono mai state riscontrate prove fisiche quali dna e impronte digitali riconducibili ai compagni di merende, né sono state mai rintracciate l’arma da fuoco del serial killer (una presunta pistola Beretta con cui firmava i suoi delitti) così come le parti anatomiche asportate ad alcune delle sue vittime femminili. Negli anni sono state tentate nuove indagini, scoperte piste alternative come quella ‘esoterica’, ma nulla di tutto questo è mai stato provato.

https://www.genova24.it/2025/01/mostro-di-firenze-revisione-processo-genova-serial-killer-unico-possibile-depistaggio-413891/

 

24 Gennaio 2025 Stampa: Genova 24 – Mostro di Firenze, gli avvocati di Vanni a Genova per chiedere un nuovo processo: “Fu un unico serial killer mai indagato, il suo nome è nelle carte”
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