Mostro di Firenze, revisione del processo?// Fra i dubbi su Pacciani e il nuovo studio entomologo
Chi era il mostro di Firenze? I dubbi sulla figura di Pacciani ma anche su quella di Mario Vanni e il nuovo studio che potrebbe rimescolare le carte in gioc
Davide Giancristofaro Alberti
Quarto Grado ha dedicato ieri un servizio al giallo del mostro di Firenze, domandandosi se Pietro Pacciani sia stato veramente uno dei killer più efferati di quegli anni. Sono passati 57 anni dal primo delitto, e forse siamo vicini ad una svolta. Pietro Pacciani si è sempre dichiarato innocente, con tanto di lacrime in aula, definendosi un contadino che lavora la terra. Fra il 1968 e il 1985 vennero uccise otto coppiette mentre erano appartate attorno alle campagne di Firenze, chi è stato ad ucciderle? Pietro Pacciani ha sempre negato le sue responsabilità, dicendo di aver “amato le donne”. Pochi anni fa è morto, da innocente ricorda Quarto Grado, ma il suo passato fa dubitare: le figlie lo avevano denunciato per stupro e a 26 anni era stato condannato per l’omicidio di un rivale in amore: che sia stato veramente lui? La “pistola fumante”, secondo chi indaga, è un proiettile ritrovato nell’orto di Pietro Pacciani, ma solo un depistaggio per lo stesso “killer” e i suoi avvocati difensori. Ma che ruolo ha avuto quindi? Per 4 dei duplici omicidi sono stati condannati Mario Vanni e Giancarlo Lotti, quest’ultimo reo-confesso, nonchè colui che punta il dito contro i “compagni di merenda”.
A 57 anni dal primo delitto del mostro di Firenze c’è un nuovo studio, la consulenza firmata da Fabiola Giusti e Stefano Vanini sulle larve di una coppia assassinata nel 1985, ultime vittime del mostro. Per Antonio Mazzeo, avvocato del nipote di Vanni: “Gli entomologi ritengono che l’omicidio sia avvenuto la notte del venerdì sera perchè la colonizzazione delle larve è iniziata la mattina del sabato”. Il riferimento è all’omicidio di due ragazzi francesi, che sarebbe avvenuto tre giorni prima quanto ufficializzato, il 6 settembre del 1985 e non il 9 settembre, e che potrebbe quindi far vacillare la posizione di Vanni, nel frattempo anche lui deceduto. Paolo Vanni, il nipote di Mario, vorrebbe che il processo venisse revisionato: “Mio zio era un docile – dice – un tenero, non avrebbe fatto male ad una mosca”. Secondo Valter Biscotti, altro avvocato di Vanni: “Quella sentenza è ingiusta, deve essere rivista, non dà giustizia alle vittime”.
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