Mostro di Firenze, scontro sull’accesso agli atti: “Negato ai familiari, concesso per una serie TV”

Paolo Cochi: “Un diritto costituzionale calpestato”. Il legale di Winnie Rontini: “Produzione di cattivo gusto”

Le indagini sul Mostro di Firenze continuano a essere avvolte nel mistero, ma ciò che emerge con forza è il malcontento delle famiglie delle vittime e dei loro consulenti legali. Paolo Cochi, consulente di parte e portavoce di un parente delle vittime, denuncia la disparità di trattamento: “La Procura nega l’accesso agli atti ai familiari e nel contempo consente a una produzione cinematografica di fotocopiare gli stessi per farci un film o una serie TV“. Un paradosso che, secondo Cochi, mina il diritto dei parenti a conoscere la verità sui delitti che hanno segnato la storia nera d’Italia.

Sulla questione della serie TV in produzione, vi sono commenti e dichiarazioni anche da parte dei legali delle famiglie delle vittime. L’avvocato Pellegrini, legale di Winnie Rontini, madre di una delle vittime, è netto: “La serie TV è inutile e di cattivo gusto“. Più possibilista l’avvocato Colao, che rappresenta la famiglia Mainardi, vittima del 1982: “Se rispetta la verità… può anche andare bene”, ma non risparmia critiche alla richiesta di revisione del caso avanzata da alcuni legali: “Secondo me è una sorta di mania di protagonismo da parte dei due avvocati Mazzeo e Biscotti  occorre dare valore alle cose serie…”. 

Dello stesso tenore il commento di Tiziana Bonini, cugina della vittima del 1974, che definisce “scandaloso” il trattamento riservato ai familiari: “Le indagini sono state chiuse… serve soltanto per lucrare sulla storia di questi ragazzi… è inaccettabile che non forniscano i documenti agli avvocati di parte mentre permettono alle produzioni televisive di accedervi“.

Sul fronte investigativo, Cochi, sottolinea come siano state presentate nuove memorie contenenti elementi ancora da chiarire e che la richiesta di riapertura delle indagini si basi su motivazioni aggiuntive. “Sembrerebbe che siano aperti due procedimenti, di cui non si conosce il contenuto. Io spero vivamente che stavolta facciano un minimo di accertamento dopo tutta quella serie di indizi proposti“, afferma Cochi, ribadendo che il diritto dei familiari di accedere agli atti viene costantemente ignorato dalla Procura. “Se continueranno a calpestarlo, andremo avanti con tutti gli strumenti che la legge ci mette a disposizione“, avverte.

La frustrazione per l’impossibilità di accedere agli archivi è palpabile: “Sono anni che tentiamo di ottenere documenti fondamentali per il caso. Non si può accettare questo atteggiamento. Lo Stato deve garantire la legalità per qualsiasi cittadino“. Cochi non risparmia critiche nemmeno agli avvocati che, secondo lui, non hanno saputo far valere il diritto costituzionalmente garantito all’accesso agli atti.

Un caso ancora aperto, dunque, non solo sul fronte giudiziario, ma anche su quello dell’opinione pubblica, con le famiglie delle vittime che continuano a chiedere trasparenza e rispetto per una vicenda che non ha ancora trovato piena giustizia.

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31 Gennaio 2025 Stampa: Ok Mugello – Mostro di Firenze, scontro sull’accesso agli atti: “Negato ai familiari, concesso per una serie TV”
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